Domenica, 06 Ottobre 2024

Backstage: Götterdämmerung a Monaco di Baviera – di Francesco Brigo

Aggiunto il 21 Dicembre, 2015

Il Crepuscolo degli Dei andato in scena gli scorsi giorni al Teatro dell´Opera di Monaco è in primo luogo l´ulteriore dimostrazione della strepitosa caratura tecnica ed interpretativa di Kirill Petrenko. Si resta meravigliati di fronte al controllo assoluto del suono, dalla spazializzazione quasi tridimensionale dei piani sonori e delle dinamiche, all´articolazione dei ritmi, alla trasparenza cristallina del tessuto orchestrale, al vero e proprio caleidoscopio timbrico. La sua concertazione estremamente analitica fa emergere dettagli mai uditi prima, e questo senza peraltro che la narrazione si frammenti o si disperda neppure per un attimo. Questo è, in definitiva, ciò che più stupisce del Wagner di Petrenko: la massima adesione ed esaltazione dei dettagli dell´orchestrazione wagneriana che quasi miracolosamente diventa, per un´alchimia che è un misto di capacità tecnica sbalorditiva e di intuito, narrazione di grandissimo impatto teatrale. È un Wagner, quello di Petrenko, che ha delle affinità fortissime con il teatro di prosa: ogni singolo suono viene isolato ed esaltato emergendo come fosse parola. E, proprio come avviene nella parola, è il significante a farsi significato. La narrazione nasce dal suono, quasi come sua inevitabile conseguenza, non viene apposta dall´esterno. Tutto deriva da un lavoro impressionante condotto prima di tutto sulla qualità fisica del suono. Suono che, in quanto inserito in un contesto, in una relazione temporale fatta di “prima” e “dopo”, diventa portatore di significato, elemento essenziale di un discorso, di una narrazione. Quando dirige Petrenko ascolti una musica ma hai, fortissima, la percezione di vedere una storia.
In un´intervista, Petrenko ha detto che, il giorno dopo aver diretto un´opera di Wagner, ogni muscolo fa male. Un´affermazione che si comprende bene avendo visto il modo in cui dirige: sebbene il suo sia un gesto estremamente sobrio, è impressionante (e a tratti persino irritante) vedere come dia gli

attacchi a chiunque (persino, probabilmente, quando non sarebbe necessario!), dimostrando un controllo tecnico supremo. La conseguenza, quasi inevitabile, è che, diretti da Petrenko, cantanti ed orchestrali si sentano a loro agio, sicuri e liberi di concentrarsi sull´interpretazione e la cura del suono.
Il cast di questo Crepuscolo è stato nel complesso ottimo. Lance Ryan si dimostra quasi inossidabile: la tenuta è impressionante, l´interpretazione del personaggio è ben curata e personale, gli acuti ci sono tutti. Ancora oggi, dopo anni passati ad aver cantato la parte di Siegfried un po´ ovunque, Ryan si conferma il Siegfried dei nostri giorni, quello sulla base del quale valutare tutti gli altri. Decisamente più in difficoltà, sebbene sostenuta dal vero e proprio tappeto sonoro stesole da Petrenko e dalla sua orchestra, la Brünnhilde di Petra Lang: acuti tirati, interpretazione risaputa, presenza scenica francamente imbarazzante. Nel ruolo di Waltraute, Michaela Schuster ha gestito con intelligenza una voce sempre più problematica nel controllo e nell´estensione delineando un personaggio dai tratti quasi espressionisti nell´asprezza dell´emissione e nella scansione del testo. Eccellenti il Gunther di Markus Eiche, un giovane baritono brillante aduso al repertorio mozartiano e l´Alberich del britannico Cristopher Purves. Sorprendentemente piuttosto incolore l´Hagen di Hans-Peter König, mentre molto brava Anna Gabler nel ruolo di Gutrune e della terza Norna. Davvero eccellente il trio delle Norne e delle Figlie del Reno (Angela Brower, Eri Nakamura, Okka von der Damerau, Helena Zubanovich, oltre alla già citata Gabler). Coro ammirabile per compattezza ed orchestra in autentico stato di grazia.
La regia di Andreas Kriegenburg non brilla certo di originalità nel presentare la vicenda in uno scenario post-atomico dominato dal potere corrosivo ed immorale del denaro. Lo spettacolo è comunque funzionale e, sebbene alcune trovate siano discutibili (non si

capisce bene perché Gunther debba essere un capitalista erotomane e la reggia dei Gibichunghi un luogo di depravazione né perché Gutrune ami trastullarsi su un cavallino a dondolo a forma di Euro), non privo di qualche buona idea. In particolare, è efficace la scelta di presentare (come già peraltro evidenziato nella sua regia di Walküre) una società che, corrotta dal denaro e dalla brama di potere, ha perso ogni contatto con la autenticità della natura, che viene degradata ad oggetto plastificato, decorazione, suppellettile. La stessa potenza del mito (l´armatura) viene esorcizzata e messa in vetrina, quasi si trattasse di un oggetto di lusso da ammirare ed ignorare. La natura viene reificata, il cavallo (Grane?) messo sotto formalina, come fosse un´opera di David Hirst. Si è persa ogni autenticità nei rapporti tra gli uomini, enormi finestre permettono a chiunque di vedere quanto accade senza peraltro consentire di comprenderne il senso. Si vede senza capire. Tutto accade sotto gli occhi di tutti. Ognuno è pronto a registrare ogni evento filmandolo con il proprio telefono cellulare (dal contrasto tra Brünnhilde e Siegfrid del secondo atto all´uccisione e alla marcia funebre di Siegfried al terzo). Tutto è dominato dall´immagine (le televisioni che trasmettono notiziari catastrofici durante il prologo). Ma la visione è vuota, non è strumento di conoscenza. In scena i personaggi sono come le Norne, vedono senza comprendere. Solo Brünnhilde, alla fine, vede e comprende: "Alles, alles, alles weiß ich, alles ward mir nun frei!" Si immola sulla pira, lasciando in scena la sola Gutrune, distrutta dal dolore, incapace di comprendere, di trovare un senso a quanto accaduto. Ma il sacrificio di Brünnhilde dà origine ad un´umanità nuova, uomini e donne vestiti di tuniche bianche (la comunità della “compassione” che avevamo visto nel primo atto della Walküre di Kriegenburg) che nella luce emergono dal fondo della scena avanzando verso il proscenio, e circondando il dolore diGutrune in un abbraccio di redenzione.

Francesco Brigo (Dottor Malatesta)

Categoria: Backstage

 

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