Editoriale: Due milioni: fatevene una ragione - di Pietro Bagnoli
Aggiunto il 09 Novembre, 2013
Come i nostri lettori sapranno, nei giorni scorsi abbiamo toccato i due milioni di accessi. È un grosso successo di cui dobbiamo essere tutti orgogliosi.
Un sito come il nostro non è un one man show: i contenuti nascono dalla collaborazione di tutti, e questo concetto non è mai stato vero come in questi ultimi mesi in cui, per tutta una serie di ragioni, siamo stati un po’ costretti a rivoluzionare il nostro assetto.
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo ambizioso traguardo.
Non vorrei sembrare retorico, ma ovviamente devo partire da Matteo, che ha inizialmente condiviso il progetto di Operadisc, che ha fortemente voluto il forum e che ha insistito per mantenere in vita il sito tutte le volte che io volevo spegnerlo perché scoraggiato dalla scarsità di accessi.
Il problema ovviamente era rendere accettabile al pubblico un sito italiano dedicato all’opera all’insegna che si proponesse di spostare l’asse del discorso dalle eterne, fruste, ormai insopportabili diatribe sulla tecnica di canto Unica e Immarcescibile, all’idea di un’evoluzione esecutiva ben testimoniata dai dischi prima, e dai video poi.
Il problema era spostare l’asse del discorso dal solo canto – che tutti amiamo e abbiamo sempre ben presente – all’idea che l’opera sia, prima di ogni altra cosa, un genere teatrale, e che fosse indispensabile cominciare a guardare a una produzione nel suo insieme, riflettendo molto seriamente e in modo paritetico sulla corretta attribuzione dei ruoli e sulla regia.
La prima considerazione ci ha portati a considerare con estrema attenzione la tipologia vocale per cui è stato scritto un determinato ruolo. E se questo discorso può sembrare abbastanza scontato allorché si discute di ruoli Pasta, o Ronzi de’ Begnis, diventa ovviamente problematico allorché si riflette, per esempio, su un ruolo Senesino. Nel primo caso, magari con un po’ di difficoltà, possiamo trovare cantanti cheesaltino le differenze fra partiture e psicologie diversissime; nel secondo, invece, oggi siamo costretti a pensare in modo totalmente differente da come aveva riflettuto l’Autore, per la banale considerazione che i castrati è una tipologia vocale che non esiste più.
La prima conseguenza di una riflessione di questo genere è il rifiuto aprioristico, assoluto e non negoziabile della Tecnica Unica di Canto: l’evidenza storica, che non può essere ignorata, è che tempi e luoghi diversi hanno portato a impostazioni completamente differenti, che hanno diversamente influenzato gli Autori.
La seconda conseguenza è la scarsa accettazione – su queste pagine – dell’idea che basti “cantare sul fiato” (che vuol dire, poi? Tutti cantano “sul” e “col” fiato) per diventare automaticamente attendibili in qualunque repertorio. È il motivo per cui a noi sembrano globalmente non accettabili cantanti che sopravvivono nei ruoli Pasta e che, per tale motivo, vengono acclamate come Dive in ruoli Ronzi o Ungher.
La seconda considerazione ci ha portati invece a riflettere – credo per primi, in Italia – sulle regie del teatro d’opera. Siamo stati i primi a riconoscere alla regia una statura pari a qualunque altro criterio esecutivo, e il diritto del regista a esprimersi nel modo che gli è più congeniale, a condizione ovviamente che rispetti la coerenza della drammaturgia e che sappia raccontare una storia.
In entrambi questi percorsi è stato fondamentale l’accompagnamento di Matteo, che ci ha presi per mano e aiutati nell’elaborazione di un pensiero originale. Talmente originale da indispettire molti che non hanno saputo o voluto capire dove stavamo andando a parare, né perché.
Questi due milioni di accessi sono principalmente un omaggio al suo genio e al suo talento. Mi manca sempre tantissimo, ma le strade del suo lavoro – cui auguro tutta la fortuna che merita – lo hanno portato lontano da Operadisc. Quando vorrà tornare, lui sa che quici sarà sempre il posto che ha lasciato libero.
L’altra persona che desidero ringraziare è – ovviamente – colui che si cela dietro lo pseudonimo di WS Maugham: un folletto dal sorriso buono, ricco di intuizioni geniali e dalla loquela sapidissima, appassionato di musica e di teatro, di cinema e di letteratura. La sua conoscenza mi ha arricchito immensamente. I suoi consigli sono sempre di stimolo per crescere e migliorare. La sua amicizia è un tesoro inestimabile.
Ma devo ringraziare anche Enrico – che si è assunto il difficile incarico di sostituire Matteo come moderatore nel forum in un momento criticissimo – e che ci ha arricchiti con aperture su mondi di cui nemmeno sospettavamo l’esistenza.
E Francesco Brigo, che gli è subentrato nello stesso ruolo, con passione e dedizione.
E poi devo ringraziare tutti coloro che quotidianamente ci inviano i loro contributi: Luca Di Girolamo – recensore attentissimo, storicamente inappuntabile, autore della gigantesca discografia di Lohengrin; Francesco Zicari, autore di un lavoro incredibile sul Requiem di Mozart; l’amico di sempre Vittorio Viganò, sulfureo e passionale; l’amico Teo M., che è l’indispensabile voce del dissenso e che mi ha fatto conoscere alcune meravigliose edizioni discografiche; Beckmesser, il filologo inappuntabile; Milady, con le sue storie meravigliose; Alberto Zama, sempre preciso e appassionatissimo di Renée Fleming.
E devo ringraziare ovviamente Alberto Mattioli, che ci gratifica con la sua amicizia, e che ci racconta con il proprio inimitabile stile le storie dei suoi viaggi e delle sue passioni.
E ringrazio infine tutti quelli che, in vario modo, hanno contribuito e contribuiscono tuttora: ricordarne i nomi potrebbe essere troppo lungo, ma sono tutti nel mio cuore, sempre.
Dove sta andando, Operadisc?
Se ne è parlato molto sul Forum, nei giorni scorsi.
Ci hanno detto che stavamo morendo. Mi spiace, ma non è così. Siamosopravvissuti a tante aggressioni – per lo più ingiustificate – e a tante tempeste, ma siamo ancora qui, felicemente importuni.
Ci hanno anche citati su una rivista importante a diffusione nazionale, ma questo non ci esalta; ci invoglia solo a proseguire nella direzione che ci siamo dati.
Per cui, sapete cosa faremo?
Proseguiremo a raccontare dischi e video, antichi e moderni: quelli moderni ci dicono dove siamo; quelli antichi sono la nostra memoria storica, e ci raccontano perché siamo arrivati qui, e come. Non è possibile scegliere aprioristicamente gli uni facendo finta che gli altri non siano esistiti; non è possibile scegliere i secondi, pensando che i primi siano la feccia contro cui rivolgere i nostri strali.
Proseguiremo a raccontare gli spettacoli cui partecipiamo, con un occhio attento a quello che succede all’estero, poiché purtroppo entro i patri confini è raro trovare produzioni interessanti: mancanza di soldi, di teste pensanti, di interpreti adeguati e di buona volontà. Spesso, purtroppo, anche arretratezza culturale. L’idea che il repertorio italiano sia solo degli italiani, gli unici in grado di renderne l’afflato e lo stile, è pregiudizio del tutto ingiustificato e duro a morire.
Proseguiremo a discutere con chi abbia voglia di farlo: perché la discussione è il sale della vita.
Proseguiremo con chi c’è e con chi ci sarà, con un pensiero sempre riconoscente a chi c’è stato e ha permesso che tutto succedesse.
Proseguiremo.
Fatevene tutti una ragione.
Pietro Bagnoli