Editoriale: A proposito di un evento previsto - di Pietro Bagnoli
Aggiunto il 01 Giugno, 2013
La singolare protervia che ha caratterizzato la decisione di Jonas Kaufmann d annullare il previsto concerto al Teatro alla Scala, è qualcosa su cui riflettere.
Il tenore tedesco non è nuovo a decisioni di questo genere, visto che le adotta con totale nonchalance e disprezzo per il pubblico nei teatri in cui viene scritturato; pur tuttavia, nonostante l’abitudine e la prevedibilità, non si può fare a meno di far rilevare la grave scorrettezza di comportamento che, per di più, non appare giustificato né dalla presunta indisposizione, né da altro motivo che non sia tutta probabilità, la scarsa voglia del cantante di fare il compito per cui viene profumatamente pagato.
Il fatto che su questo sito si concentrino alcuni dei più agguerriti fan del tenore tedesco, non ci esime dal far rilevare la particolare scorrettezza di cui il cantante si è macchiato, peraltro non per la prima volta in vita sua, visto che questo comportamento è stato reiterato più volte in tutti teatri del mondo. Eppure, il fatto di attuare questa prassi odiosa proprio nel Teatro alla Scala, assume un significato particolare laddove si consideri che il teatro, proprio in questo periodo, è sotto l’osservazione di tutti per la misera tristezza, direi quasi lo squallore, della stagione programmata per l’anno venturo.
Né d’altra parte si pensi a una ritrosia del tenore a presentarsi in un teatro in cui, mischiati alle centinaia di appassionati, probabilmente ci saranno anche 4 o 5 contestatori che faranno come al solito del loro meglio per fischiare, buare e quant’altro. Ormai questi provocatori sono definitivamente isolati, e d’altra parte sarebbe un errore considerarli arbitri del destino di una recita.
No, l’unica verità è la totale mancanza di professionalità di colui che passa per essere il più importante cantante del mondo. L’ha sempre fatto, lo sarà ancora indipendentemente dal posto dove si trova. Ne parlavamo scherzando qualche giorno fa a Ferrara con Matteo: “Ma no,
figurati, è un recital, non è una rappresentazione d’opera, nemmeno lui farebbe una porcata del genere…”; e invece, scherzando, abbiamo colto nel segno…
Purtroppo, una volta di più, dobbiamo constatare che a doti non comuni corrispondono purtroppo anche arroganza, mancanza di sensibilità, incapacità di mantenere un comportamento anche solo lontanamente professionale.
Ormai il modo di fare del tenore tedesco è assolutamente indecoroso e indifendibile: nemmeno il fan più appassionato andrebbe più a sentirlo in un debutto, anche prestigioso, perché correrebbe il rischio di trovarsi di fronte un illustre sconosciuto chiamato a tamburo battente a sostituire il divo capriccioso.
Certo, si sopporta tutto questo perché si ha comunque la consapevolezza di trovarsi di fronte a un autentico fenomeno. Le prove recenti del Lohengrin dell’inaugurazione proprio al Teatro alla Scala, oppure del disco di arie wagneriane, dimostrano che ci troviamo pur sempre di fronte a uno di quei cantanti in grado di cambiare drasticamente le sorti dell’arte che tanto amiamo in virtù delle loro doti naturali, oppure di particolari alchimie che riescono a infondere nella loro arte. Ma, detto questo, è comunque intollerabile un atteggiamento del genere, che depone a favore di una totale mancanza di professionalità. In altre parole: non basta essere molto bravi, o avere una voce particolare, o essere artisti sopraffini, se tali doti non sono abbinate al senso di responsabilità e alla serietà professionale, che sono sempre state peculiari di ogni artista degno di tal nome.
A ciò si aggiunga la consapevolezza che sì, lui queste cagate le fa un po’ dappertutto, è vero, ma è pur sempre vero che a Milano ce le si aspetta un po’ di più. E questo non è colpa dei soliti habitués del loggione (tanto per essere chiaro, non mi sto riferendo ai nostri amici bloggari: come ho già detto in altra occasione, i contestatori aprioristici esistono da sempre, quindi molto primadell’era Internet), mestamente abbarbicati a modelli esecutivi giurassici putrefatti; no, come abbiamo già detto in altro recente articolo, la colpa è proprio di una gestione molle, incapace di farsi rispettare, che stimola questo tipo di comportamenti guidati per di più della consapevolezza che il Teatro alla Scala non è più un punto di approdo per un cantante, ma una tappa qualunque dalla quale si può prescindere.
Mancanza totale di professionalità da parte dei cantanti e gestione – a essere generosi – allegra da parte del teatro sono un cocktail semplicemente micidiale già nelle premesse. Il risultato era quindi assolutamente prevedibile ; ma noi, utenti medi appassionati dell’opera, profondamente delusi e arrabbiati per questi comportamenti inaccettabili, protestiamo egualmente.
Sarà difficile, d’ora in avanti, pensare a Kaufmann con il rispetto dovuto al grande artista; manca il professionista, purtroppo, e questo per noi è essenziale
Pietro Bagnoli