Venerdì, 22 Novembre 2024

Editoriale: The times they are a-changin - di Pietro Bagnoli

Aggiunto il 10 Marzo, 2013

Cari amici,
è un po’ che il nostro sito langue, e in gran parte per colpa degli Amministratori che, per vari motivi, hanno un po’ perso la spinta propulsiva iniziale.
Da molto tempo stiamo discutendo fra di noi se chiudere o lasciare aperto il nostro sito.
Ci sarebbero tante considerazioni da fare.
Innanzitutto la formula. Un sito come il nostro che ha sempre preferito i contenuti statici – sintetizzati al loro meglio dal concetto di database che abbiamo attivato sin dall’inizio – si trova a combattere una battaglia di retroguardia in un periodo in cui invece blog e social forum viaggiano a mille sui contenuti dinamici. È probabile che la nostra sia una scelta perdente, ma è qualcosa a cui non intendiamo rinunciare, anche se sappiamo che non è la strada maestra per avere un’udienza più ampia.
Secondo: i partecipanti alla discussione. Il nostro forum è stato satrapizzato sin dall’inizio dal suo vero Signore e Padrone, Matteo Marazzi, che vi ha infuso tutta la sua immensa competenza, l’amore profondo per il teatro d’opera, le idee innovative e spesso dissacranti che lo contraddistinguono. Ne è derivata una realtà felicemente importuna nel mondo di anime morte che caratterizza la discussione soprattutto italiana sul teatro d’opera in musica e che, sin dall’inizio, ha profondamente caratterizzato il nostro sito, al punto che chi vi si avventurava poteva provare solo due reazioni possibili: o lo amava profondamente, o lo detestava. Bene: è giusto che sappiate che – per tutta una serie di ragioni che egli stesso vi spiegherà appena vorrà – Matteo non scriverà mai più sul nostro sito. Nessun litigio fra di noi: Matteo è sempre un amico meraviglioso e una delle persone cui voglio più bene al mondo. Si tratta semplicemente una sua scelta di vita che rispetto profondamente. Parimenti, l’amico Maugham ha (quanto meno al momento) esaurito le motivazioni completamente diverse che lo spingevano a discutere di opera sul nostro sito. Spero cheprima o poi le ritrovi.

Ora, mancando questi due titani, per quale motivo dovremmo continuare a tenere aperto il sito? Questa era la domanda che ci siamo posti e che, almeno inizialmente, mi induceva a chiudere.
Però poi hanno prevalso altre argomentazioni.
La prima è conservativa: io, che sono un impulsivo nel creare, divento molto restio quando si tratta di distruggere, specie se si tratta di cose mie.
Dobbiamo continuare nel progetto che ci siamo dati all’inizio, di ripercorrere la storia dell’interpretazione partendo dagli unici dati oggettivi che abbiamo: i dischi e, in tempi più recenti, i video. Questa è la nostra idea. Rinneghiamo profondamente e anzi aborriamo tutto ciò che idolatria aprioristica del passato: il passato è Storia e, come tale, è magister vitae, ma noi non viviamo nel passato e abbiamo bisogno di capire perché siamo arrivati a quello che abbiamo oggi, nel bene come nel male. Rinneghiamo profondamente anche il vilipendio sistematico di tutto ciò che ci circonda: il bello e il brutto – ammesso che questi valori abbiano qualche connotazione – esistevano sessant’anni fa come oggi. Non c’è un decadimento dei valori, c’è solo una loro evoluzione. È il solito concetto mille volte espresso con la metafora del pittore: nessuno oggi dipingerebbe più come Tiepolo o Michelangelo, ma questo non vuol dire che l’Arte sia morta.
Dobbiamo continuare a smontare l’idea ingannevole che il canto “giusto” sia uno solo, e che tutto ciò che esula da questa idea sia necessariamente da demolire. Oggi sappiamo che esistono numerose scuole di canto, ognuna delle quali ha – o ha avuto – verità da raccontare in rapporto all’epoca in cui si è manifestata. E le scuole di canto – esattamente come per ogni altra manifestazione artistica – esistono quale manifestazione di un particolare momento socio-culturale in una determinata area geografica. Non occorre spiegare per quale motivo Tolstoj e Verga, pur essendo entrambi scrittori, nonscrivono esattamente nello stesso modo… e perché nessuno dei due sia da considerare superiore all’altro in quanto depositario di un’ipotetica “tecnica corretta e unica” di scrittura…
Dobbiamo dare continuità a quello che Matteo ci ha insegnato sul modo corretto e moderno di interpretare il teatro d’opera: in tal senso sono molto, molto restio a spegnere il sito cancellando così tutto ciò che di rivoluzionario egli ha scritto.
Infine, piccolo particolare da non sottovalutare: questo sito dà fastidio. Non dimenticherò mai l’aggressione verbale volgare – una fra le tante, per il vero – di cui siamo stati oggetto un po’ di tempo fa, allorquando un fascistello moderatamente noto negli ambienti di appassionati, presentatosi con uno dei tanti pseudonimi che adotta nella sua attività di blogger, ci ha notificato di “essere contro la democrazia” e di auspicare che il nostro sito fosse chiuso per le idee oscene che pubblicava. Oggi, quel ragazzino arrogante e violento è diventato uno dei maitres à penser di un blog che spesso viene contrapposto a noi. La chiusura del nostro sito darebbe una soddisfazione immensa a lui e a tutti quelli che la pensano come lui: è anche per questo motivo che, personalmente, ho deciso di resistere.

Adesso sta a voi, amici.
Io continuerò a parlare di opera, raccontando i dischi che ci accompagnano in questo fil rouge e cercando, nei limiti del possibile, di tener vive le tematiche – elaborate soprattutto da Matteo – che hanno dato lustro al nostro sito. È probabile che inizierò anche ad allargare un po’ gli orizzonti scrivendo, se possibile, anche qualcosa in inglese: continuo a pensare che sia necessario uscire dalla logica squisitamente italiana, perché da molto tempo l’opera non è più un articolo solamente italiano.
Non pretendo che mi seguiate su questo percorso; ma mi farebbe piacere.
Operadisc esiste ancora per voi, per la vostra voglia di esserci e di continuare un percorso che abbiamoiniziato insieme, anche se perdiamo il nostro riferimento culturale, quello che ha fatto di noi ciò che siamo adesso. Se avrete ancora voglia di collaborare, di scrivere, di portare il vostro contributo come hanno fatto in tempi recenti Luca Di Girolamo e Francesco Zicari, queste pagine saranno sempre a vostra disposizione.
E non occorre precisare che il giorno che Matteo avrà voglia di ritornare a raccontarci il suo amore per l’opera, noi saremo qui, sempre desiderosi di imparare e di farci prendere per mano dal meraviglioso affabulatore cui vogliamo tutti un bene immenso
Pietro Bagnoli

Categoria: Editoriale

 

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