Martedì, 26 Novembre 2024

Editoriale: Il progetto OperaDisc

Aggiunto il 03 Giugno, 2006

Questo sito si propone l’ambizioso e difficile compito di catalogare le registrazioni operistiche ufficiali integrali disponibili sul mercato, di studio o dal vivo, cercando di analizzarle e di fornirne un giudizio critico utile ad una comprensione non sempre agevole.

La proposta – come idea in senso lato – non è nuova: solo in Italia esistono almeno due gloriosi volumi, “Il teatro d’opera in disco” di Rodolfo Celletti e “L’opera in CD e video” di Elvio Giudici, che hanno segnato la storia di questo particolare settore, oggi considerato – almeno in Italia – un po’ di nicchia.

Preziosissimi entrambi per il valore documentario, per l’approfondimento storiografico e per la personalità vulcanica degli Autori, questi volumi però mancano di un aggiornamento che tenga conto di tutto ciò che è uscito negli ultimi anni, a dimostrazione di un rinnovato interesse per l’opera almeno all’estero; e soffrono entrambi, a mio modesto modo di vedere, di un simpatico campanilismo che porta a privilegiare una certa scuola di canto – quella gloriosa italiana – che oggi ha però perso un po’ di mordente almeno a stare a guardare alle tendenze esecutive predominanti nei più famosi Teatri del resto del mondo.

La riprova è la disamina dei cast proposti dalle incisione contemporanee che privilegiano cantanti che nelle nostre lande godono misteriosamente di ben poco favore. Spesso i cast discografici sono popolati di giovani artisti, che si ritagliano fette di gloria in alcuni settori che, sino ad un po’ di tempo fa, apparivano negletti, e oggi spopolano: è il caso del boom del barocco, che appassiona gli spettatori, grazie ad una schiera di artisti per lo più molto giovani che vi si dedicano con passione, rigore e competenza, trasferendo nei dischi tutto il lavoro maturato in teatro.

Lungi da me l’idea di proporre criteri guida, sia ben chiaro. Nelle mie|rAnDomTexT|vesti di umile appassionato, e non di addetto ai lavori, sono mosso solo dall’insaziabile curiosità per la Storia dell’interpretazione, che è l’unica vera strada per capire il presente. Sono quindi lontano le mille miglia dal voler riproporre modelli estetici che appaiono ormai superati dall’evoluzione dei tempi e dei gusti del pubblico, in nome del recupero di un’Arte dei bei tempi andati che suonerebbe terribilmente anacronistica.

Ritengo invece assai più gratificante capire quale sia stata l’evoluzione del canto e, su questa traccia, cercare di intuire le tendenze attuali, per trovare nuovi stimoli ed entusiasmi per amare l’Arte dalla quale ho scelto di farmi coinvolgere.

Lo strumento più prezioso per capire questo percorso storico è, inevitabilmente, il disco. Questo è un dato di fatto assolutamente incontrovertibile, che dovrebbe far riflettere profondamente tutti coloro che si ostinano pervicacemente ed antistoricamente a sostenere che l’opera debba essere vista solo a teatro. Non è così: questa è un’Comprendo le loro ragioni, dettate dal sentimento più che dalla ragione, ma so altrettanto bene che se non esistesse il disco: ci negheremmo la gioia di ascoltare la maggior parte dei grandi dei nostri tempi, visto che comunque non riusciremmo a vederli nei templi ove si celebrano i loro fastosi riti, con particolare riferimento a quelli esistenti all’estero: il lavoro, il tempo e – non ultimo – il denaro per impegnativi trasferimenti ci sono per lo più ampiamente preclusi non saremmo parimenti riusciti ad avere un’idea di tutto quello che hanno fatto i grandi cantanti dei nostri tempi, dei quali – magari – siamo riusciti a cogliere qualche spettacolo le volte che sono venuti vicino a casa nostra non avremmo mai potuto sentire cantanti attivi all’inizio del XX secolo o, se per quello, anche negli Anni Cinquanta non|rAnDomTexT|avremmo potuto conservare memoria tangibile di tutti gli eventi cui abbiamo assistito A tutte queste esigenze, fortunatamente, risponde il disco, che sin dai primi del Novecento ci ha permesso di conservare testimonianza di cantanti mitici, che hanno creato la Storia del canto lirico e che hanno fatto innamorare ed accapigliare critici e gente comune. Gente come noi. La Storia del disco non è alternativa a quella del teatro, ma complementare e – direi – per certi versi persino più importante, se consideriamo che gli spettacoli vanno e vengono, ma i dischi fortunatamente restano.

Dopo tanti anni passati su siti e forum anche importanti il cui compito altamente meritorio è stato quello di risvegliare anche nella comunità della Rete l’interesse per l’opera, il mio desiderio da molto tempo a questa parte era di portare un modesto contributo alla catalogazione di tutto questo materiale, con il supporto di un parere, quello dell’ascoltatore comune, dell’appassionato che si infervora e che vuole consigliare ad un amico l’ascolto di un disco. Questo non era più conciliabile con le esigenze dei siti con cui collaboravo, che puntavano decisamente in direzione della sola testimonianza degli eventi teatrali, in una prospettiva che – date le premesse – non poteva essere quindi più lontana dalla mia ottica. La separazione è stata quindi una conseguenza assolutamente inevitabile, ma io avevo comunque il desiderio di continuare nel mio lavoro di catalogazione della memoria discografica della storia del canto lirico. Ecco la ragione per cui nasce questo sito.

L’intento finale – come dicevo – non è quello di proporre quale stile esecutivo possa essere migliore, o quale cantante possa essere di riferimento assoluto, bensì per quale motivo in quel determinato periodo quello stile o quel cantante possa aver dettato legge in materia, nella logica di un universalismo esecutivo (mi si perdoni il termine forse|rAnDomTexT|un po’ troppo ambizioso) che mi sembra essere l’unico fil rouge che collega fra loro tutti i cantanti storici, da De Lucia a Florez, dalla Tetrazzini alla Dessay. È solo in quest’ottica che ci si può spiegare perché alcuni cantanti “vanno forte” in determinate realtà culturali, ma sono completamente negletti in altre zone; e perché altri cantanti sono diventati fatti culturali che hanno cambiato la Storia (i nomi Caruso e Callas sono i primi che vengono in mente a chiunque).

Per tale motivo, oltre che alla lenta – ma, mi auguro, tempo permettendo, progressiva e costante – disamina dei titoli operistici disponibili in commercio, è mia intenzione proporre un excursus sui cantanti storici, dei quali si stanno sempre più riproponendo in commercio le testimonianze discografiche, spesso splendidamente restaurate.

Cercherò di essere globalmente obbiettivo, ma è inevitabile, parlando d’opera, un argomento che scatena passioni, essere preda di entusiasmi o di sentimenti improntati alla furia distruttrice: mi sento comunque di garantire aprioristicamente sulla sincerità di un giudizio programmaticamente non guidato da interessi o pregiudizi.

È mia intenzione, invece, scartare aprioristicamente il mare magnum di tutte le incisioni live provenienti da collezioni private, molte delle quali disponibili anche in Rete, sia per la reale impossibilità di stare dietro a questo immenso sottobosco, sia per tutte le problematiche legali connesse con i diritti.

Il progetto è solo all’inizio e impegnerà molto del poco tempo che la famiglia e il lavoro quotidiano mi lasciano a disposizione; e potrò contare su un vero e proprio comitato di redazione, un gruppo di amici entusiasti che condividono questo modo di vedere la storia dell’interpretazione dell’opera lirica e che hanno generosamente offerto la loro collaborazione in questo progetto.

Categoria: Editoriale

 

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