Allegro io son di Lawrence Brownlee
Aggiunto il 29 Novembre, 2016
Dopo un precedente disco, sempre inciso per la casa discografica DELOS, dedicato ad alcuni brani virtuosistici di Rossini e nominato per un Grammy Award, in questo recital il tenore americano Lawrence Brownlee interpreta alcune tra le arie più famose tratte da opere di Donizetti e Bellini. Il risultato finale è sicuramente gradevole, ancorché non particolarmente significativo. La scelta dei brani, innanzitutto, non brilla per originalità e anzi sembra smaccatamente rifarsi al recital donizettian-belliniano proposto da Juan Diego Florez qualche anno fa ed intitolato “Una furtiva lagrima”. Un peccato, anche perché questo disco poteva rappresentare l’occasione per proporre alcuni brani meno conosciuti dei due compositori.
Il timbro di Brownlee è piacevole e personale nelle sue inaspettate risonanze brunite, la voce è omogenea (tranne negli estremi acuti dove si avverte un certo stridore), la pronuncia – italiana e francese – è eccellente, ma l’interprete resta piuttosto generico. Trovo comunque che il giovane tenore statunitense sia decisamente a più agio nei ruoli da mezzo carattere (Tonio, Nemorino, Beppe) che in quelli da eroe romantico (Dom Sébastien, Arturo). Ascoltando questo disco ho come l’impressione che – soprattutto dopo tanti anni nei quali molti di questi ruoli sono stati vampirizzati dal vocalismo di Florez – il problema principale di questo repertorio sia diventato quello di riuscire a superare una certa prevedibilità nell’accento e nei colori, e che in molti casi chi lo affronta si limiti ad emettere delle belle note con una bella voce. Mi domando davvero cosa sia rimasto della scuola pirotecnica, colorista, sfolgorante e un po' folle made in USA, quella che – pur nelle peculiarità di ciascuno – impregnava di sé il canto di Blake, Merritt, Kunde, Ford. Una stagione del canto che sembra sempre più una straordinaria parentesi nella storia della vocalità operistica. Una stagione che, almeno per ora, sembra davvero non avere lasciato eredi. Neppure tra gli americani. Il canto di Brownlee - sorta di Florez statunitense, nel suo canto delicato e signorile, omogeneo nei registri, e leggero nella linea - sembra davvero lontano anni luce dalle asprezze e dall’estroversione dei grandi coloristi che lo hanno preceduto.
La Lithuania’s Kaunas City Symphony Orchestra e il Kaunas State Choir sono diretti con efficacia da Constantine Orbelian in un disco interessante soprattutto nel suo essere emblematico dell’imponente e diffusa ripresa del vocalismo come principale (se non unico) stile con cui, oggi, viene affrontato questo repertorio.
Francesco Brigo (Dottor Malatesta)