Venerdì, 22 Novembre 2024

War Requiem

Aggiunto il 09 Novembre, 2014


BENJAMIN BRITTEN
WAR REQUIEM

• Soprano ANNA NETREBKO
• Tenore IAN BOSTRIDGE
• Baritono THOMAS HAMPSON

Coro e Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (Roma)
Chorus Master: Ciro Visco

Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (Roma)
Sir ANTONIO PAPPANO

Luogo e data di registrazione: 25-26 e 28-29 Giugno 2013, Sala Santa Cecilia, Auditorium Parco della Musica, Roma. In concerto
Edizione discografica: Warner, 1 CD

Note tecniche: resa perfetta

Pregi: splendido lavoro d’insieme

Difetti: non ce ne sono di sostanziali

Giudizio complessivo: images/giudizi/ottimo-eccezionale.png

Il 14-15 novembre del 1940 Coventry, città delle Midlands occidentali inglesi, fu rasa al suolo dai bombardamenti dei nazisti.
Britten non si trovava in patria: era già in America dall’anno precedente (tornerà in patria nel 1942 con il compagno Peter Pears), ma l’evento lo segnò egualmente in modo molto profondo, facendolo diventare nel suo cuore una specie di paradigma di tutto l’orrore della guerra.
Poco dopo il successo di Peter Grimes (1945), Britten iniziò a pensare a un grande oratorio. L’argomento fu inizialmente il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, poi la vita di Gandhi, poi la vita di San Pietro.
Questi progetti furono abbandonati, forse per scarsa convinzione o per lasciar spazio alla preparazione di cinque opere; ma l’idea dell’oratorio sacro avrebbe trovato spazio una decina d’anni più tardi, in concomitanza con l’approssimarsi della fine dei lavori di ricostruzione della Cattedrale di Coventry. In tale occasione, il Comitato per il Festival della Cattedrale fece richiesta ufficiale a Britten di comporre un’opera di estensione e soggetto di sua completa scelta per la cerimonia di consacrazione prevista nel 1962.
Dopo alcuni problemi di natura prosaicamente finanziaria – il Comitato si aspettava che il compositore fornisse la propria opera a titolo gratuito! – Britten ci lavorò intensamente nel 1961 e completò il lavoro nel Gennaio 1962. La base era quella tradizionale di una Messa pro Defunctis in latino, cui si decise di aggiungere alcuni testi in inglese di un poeta semi-sconosciuto di nome Wilfried Owen, di cui aveva già messo in musica nel 1958 “The Kind Ghosts” nell’ambito del suo ciclo “Nocturne”.
Owen, nato nel 1893, nel 1918 (Prima Guerra Mondiale) era comandante di una compagnia di fucilieri quando fu ucciso durante un’azione in Francia, una settimana prima dell’armistizio. Benché sconosciuto come poeta al momento della sua morte, divenne successivamente uno dei più noti autori di testi contro la guerra, probabilmente grazie anche alla musica di Britten.
Il musicista inglese dedicò il lavoro a Roger Burney, Piers Dunkerley, David Gill, e Michael Halliday. Burney e Halliday, morti durante la guerra, erano stati amici rispettivamente di Pears e di Britten; Dunkerley aveva preso parte allo sbarco in Normandia, ma si era ucciso nel 1959, due mesi prima del matrimonio.

La struttura del lavoro è ripartita in sei movimenti come segue:
• Requiem aeternam (10 minuti)
• Requiem aeternam (coro e voci bianche)
• "What passing bells" (tenore) – Owen's "Anthem for Doomed Youth"
• Dies irae (25 minuti circa)
• Dies irae (coro)
• "Bugles sang" (baritono) – Owen's "But I was Looking at the Permanent Stars"
• Liber scriptus (soprano solo e metà coro)
• "Out there, we walked quite friendly up to death" (tenore e baritono) – Owen's "The Next War"
• Recordare (coro femminile)
• Confutatis (coro maschile)
• "Be slowly lifted up" (baritono) – Owen's "Sonnet On Seeing a Piece of our Heavy Artillery Brought into Action"
• Ripresa del Dies irae (coro)
• Lacrimosa (soprano e coro) intercalate con "Move him, move him" (tenore) Owen's "Futility"
• Offertorium (10 minuti)
• Domine Jesu Christe (voci bianche)
• Sed signifer sanctus (coro)
• Quam olim Abrahae (coro)
• Isaac and Abram (tenore e baritono) – Owen's "The Parable of the Old Man and the Young"
• Hostias et preces tibi (voci bianche)
• Reprise of Quam olim Abrahae (coro)
• Sanctus (10 minuti)
• Sanctus and Benedictus (soprano e coro)
• "After the blast of lightning" (baritono) – Owen's "The End"
• Agnus Dei (4 minuti)
• Agnus Dei (coro) intercalate con "One ever hangs" (coro e tenore) – Owen's "At a Calvary near the Ancre"
• Libera me (23 minuti)
• Libera me (soprano e coro)
• Strange Meeting ("It seemed that out of battle I escaped") (tenore e baritono) – Owen's "Strange Meeting"
• In paradisum (tutti)
• Conclusione – Requiem Aeternam and Requiescant in Pace (Organo, voci bianche e coro misto)

Per la performance d’inaugurazione, era prevista la partecipazione di un soprano russo (Galina Vishnevskaya), un tenore inglese (ovviamente Peter Pears) e un baritono tedesco (Dietrich Fischer-Dieskau), allo scopo di dimostrare uno spirito di unità e di pacificazione universale. Ma, a smentire Britten, l’allora URSS non diede alla cantante moglie di Slava Rostropovich il permesso di andare a Coventry (mentre, curiosamente, non le avrebbe negato quello di andare a Londra a registrare il lavoro per la Decca. Per questa ragione, e con soli dieci giorni di preavviso, fu reclutata Heather Harper. La rappresentazione sarebbe dovuta essere diretta da Britten, che però – a causa di un dolore alla spalla esito di un intervento chirurgico – divise la fatica con Meredith Davies.
La divisione della direzione (Davies orchestra principale, soprano e coro; Britten gli altri due solisti e l’orchestra da camera) fu una conseguenza della scoperta fatta dal compositore che l’acustica della ricostruita cattedrale era “demenziale”.
Per esplicita richiesta di Britten, non ci furono applausi alla fine della rappresentazione, ma l’esecuzione fu lo stesso un trionfo senza precedenti, di fatto il più importante della carriera del compositore. La registrazione Decca del 1963 vendette 250000 copie il primo anno di pubblicazione, un risultato impensabile per un disco di musica classica contemporanea.
Il “War requiem” era – di fatto, agli occhi di tutti i contemporanei – il capolavoro di un grandissimo musicista giunto al proprio apice creativo.

Col passare degli anni l’entusiasmo del pubblico si affievolì. Molti videro più di una somiglianza con il Requiem di Verdi; e Britten, seccato, oltre che indebolito dal peso degli anni e da una salute non florida, non negò del tutto tale aspetto.
Aggiungo due circostanze fatte notare dal fascicolo (ottimo) allegato al CD.
Potrebbero essere coincidenze il fatto che Dies Irae e Lacrimosa siano rispettivamente in sol minore e in si bemolle maggiore come in Verdi, ma è quanto meno sospetto il fatto che il Libera me sia – esattamente come nel Requiem di Verdi – affidato a soprano e coro, e che entrambi i brani condividano la stessa struttura ritmica.
Ed è singolare notare che i richiami verdiani siano presenti unicamente nel testo della Messa da Requiem, e non nei componimenti di Owen.
Ma – aggiungiamo – non è una novità che Britten fosse appassionato di tematiche verdiane: si pensi al topic della contrapposizione dei diversi, degli emarginati contro il senso comune e la condanna della moltitudine, che già era emerso sin dai tempi di “Peter Grimes”.
Detto questo, il lavoro conserva un fascino inesprimibile, forse dovuto proprio anche alla sua fragilità e all’espressione di quella debolezza ammessa dall’Autore sul finire della sua vita.

Nella non sterminata discografia di questo lavoro così importante, dominata come sappiamo dall’incisione di Britten (ma anche dal live del Maggio 1962, di splendido suono), quest’incisione di Pappano – realizzata nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita dell’Autore – si segnala per particolare coesione.
Vi concorrono, in misura paritetica:
- Gli splendidi complessi dell’Accademia di Santa Cecilia, con cui Sir Pappano ha sempre avuto un feeling particolare, con particolare riferimento al coro, di un virtuosismo talmente trascendentale da richiamare complessi come l’Arnold Schoenberg
- I tre solisti vocali, fra cui soprattutto lo stratosferico Hampson, vocalmente disfatto ma totalmente padrone di un senso della parola che ha pochissimi paragoni fra i cantanti attuali e ancora meno fra quelli passati
- La resa unitaria del lavoro, pur in presenza di un occhio di riguardo verso i singoli momenti. Fra questi segnalerei, per particolare bellezza, il duetto finale fra tenore e baritono, portato allo spasmo anche dalla capacità di entrambi di dominare la parola cantata (sia Bostridge che Hampson sono due liederisti di comprovata fama)
- Last but not least, la bravura di Pappano che dona al lavoro di Britten una scansione bruciante, quasi da allucinata colonna sonora di uno di quei film in bianco e nero da cui abbiamo conosciuto le immagini della Guerra e degli orrori ad essa correlati, come i Campi di Sterminio nazisti. E il coro di queste splendide voci bianche, quasi incoscienti, fanno ricordare l’immagine celeberrima del bambino ebreo di Varsavia, quello con le braccia alzate, simbolo di tutte le atrocità di tutte le guerre di ogni tempo

Incisione di splendida qualità tecnica, godibilissima
Pietro Bagnoli

Categoria: Musica Sacra

 

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