Giovedì, 04 Luglio 2024

Nabucco

Aggiunto il 04 Gennaio, 2014


Giuseppe VERDI
NABUCCO

• Nabucco ALDO PROTTI
• Abigaille MARCELLA DE OSMA
• Ismaele FRANCO TAGLIAVINI
• Zaccaria RAFFAELE ARIÉ
• Fenena GIOVANNA VIGHI

Altri personaggi ed interpreti non sono indicati


Orchestra di Oviedo (non indicata nel dettaglio)
Chorus Master: non indicato

Direttore
NICOLA RESCIGNO

Luogo e data di registrazione: Oviedo 1963
Ed. discografica: Bongiovanni, 2 CD

Note tecniche sulla registrazione: molto buona

Pregi: Protti, ma soprattutto la De Osma

Difetti: il comportamento alterno della direzione, il coro e certi modi interpretativi di Tagliavini

Valutazione finale: images/giudizi/discreto.png


Mancava all’appello proprio lui! Così si potrebbe iniziare questa recensione di un’opera che ha visto tutti i nomi del registro baritonale lasciare una propria traccia. A. Protti è un artista che non ha bisogno di particolari presentazioni e che in casa DECCA (ma non solo, esistono anche alcuni live audio e video, come l’Andrea Chenier con la Callas e Del Monaco, o Pagliacci con Del Monaco e la Tucci) possiede una discografia molto nutrita, ma finora non avevamo un Nabucco che da Bechi a Nucci, passando per Silveri, Mc Neil, Bastianini, Gobbi, Bruson, Manuguerra ecc. ha visto il cimento dei maggiori baritoni della storia (come non ricordare un Galeffi – di cui non abbiamo purtroppo edizione discografica integrale – interprete di quest’opera al primo Maggio Musicale Fiorentino nel 1933 diretta da Gui con Pasero, la Cigna, la Stignani e la Olivero?). La correttezza di Protti è nota come anche la dizione sempre curata ed un certo approfondimento interpretativo che ne hanno fatto un nome ricorrente. Il suo re assiro, riprodotto in questi CD, è tuttavia un po’ monocorde, orientato cioè a sottolineare gli aspetti più imperiosi e volitivi. Protti qui fa la voce grossa ma senza brutture, di conseguenza poco concede a momenti più sommessi e lirici (alcuni passi del delirio del II atto, l’implorazione ad Abigaille nel III e la stessa preghiera “Dio di Giuda” è piuttosto esteriore). La voce è bella e non ha difficoltà a salire con certa disinvoltura senza quei suoni imbarazzanti che, in casa DECCA, due anni dopo Gobbi ci ha fatto sentire (resta il rammarico: perché non è stato chiamato Protti ?). L’interprete poi è baldanzoso in quei momenti più incandescenti (la cabaletta “O prodi miei” è veramente valida e coronata da un bell’acuto). Il pubblico in questo profondersi del baritono cremonese recepisce e premia abbondantemente.
Il resto del cast – Abigaille a parte – si colloca un gradino sotto e mostra anche un livello di gusto abbastanza agée come del resto l’esecuzione è afflitta da tagli. Non poche volte gli interpreti o sbagliano le parole del libretto, oppure le omettono. Piacevole sorpresa è l’Abigaille di Marcella De Osma di cui avevo sentito molto parlare quale nome ricorrente in cast di diverse opere, ma che non conoscevo. Emerge un personaggio che ricorda, per certa compostezza vocale, quello della Cerquetti, più che l’impetuosità granitica della successiva Dimitrova (che debutterà proprio 2 anni dopo a Sofia con questo ruolo!!!). Magari poco elettrica e volitiva, la De Osma è dotata di voce ampia che assolve pienamente le notevoli esigenze di questo arduo ruolo. Insomma una figura vocale robusta, ma morbida (il “Su me morente…” è bello davvero) anche se priva di quell’efferatezza e spigolosità che quest’eroina, a tratti, richiede. Pensiamo solo alla complessità dello sviluppo della sortita “Prode guerrier…” nel I atto.
Arié non ha, in toto, la carica profetica di Zaccaria, ma è un buon ‘predicatore’ dotato qua e là anche di certa energia. La Vighi è una Fenena tutto sommato corretta e il suo assolo (“Ah dischiuso è il firmamento”) è commosso e partecipe. Resta l’Ismaele di Tagliavini la cui voce è fresca e ‘simpatica’, ma l’espressione – tanto è giovanilistica – lungi dalla regalità (è nipote di un re si legge nel libretto), fa pensare ad un liceale in vacanza che ricorda la nota canzone di Morandi “Fatti mandare dalla mamma…” che proprio in quegli anni furoreggiava.
La direzione di Rescigno non vanta approfondimenti (la Sinfonia lascia a desiderare), a tratti è un po’ lenta e pesante, in altri momenti un pò troppo sbrigativa, ma ci dà un quadro accettabile della vicenda. Il Coro invece canta maluccio, specie nel settore femminile: il “Va pensiero” è amatoriale… ma non solo quello.
Concludendo: è un’edizione non certo proponibile come pulizia e rispetto, ma vale come documento di storia della vocalità. Però la De Osma, nella galleria delle cantanti che hanno impersonato ‘l’umil schiava’ (poi fregata dalle sue stesse smanie), si lascia ricordare. Cantante interessante anche nel bonus che riproduce tre brani della Forza del Destino rappresentata a Fidenza nel 1961: davvero bella voce estesa, morbida e con buoni pianissimi (bello l’attacco di “Pace, pace mio Dio”) senza inflessioni veriste. Oggi le faremmo fare Turandot….
La veste editoriale è modesta e si limita all’elenco dei tracks. Anche per il cast ci dobbiamo accontentare dei nomi riprodotti.

Luca Di Girolamo




Categoria: Dischi

 

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