Dialogues des Carmelites
Aggiunto il 09 Dicembre, 2009
Per questa recita era inizialmente prevista la presenza di Irmgard Seefried nel ruolo della protagonista. Mi sono ignoti i motivi della sua mancata partecipazione al progetto, o della sua assenza in questa recita: fatto sta che il ruolo di Blanche è di pertinenza di un’onesta professionista come Emmy Loose, che fa il suo onesto lavoretto ma assolutamente senza nessun volo né afflato. Ed è oggettivamente un peccato perché, benché in lingua tedesca, questa è un’edizione che, con altre due interpreti di rango, sarebbe potuta essere potenzialmente interessante, restituita da un suono più che buono nel primo atto, diretta con piglio gagliardo da quel bel professionista di Klobucar, con uno stuolo di suore di buon canto (nei ruoli minori) e – aspetto più interessante – due autentiche fuoriclasse in altrettanti ruoli chiave. E qui arriviamo al vero elemento di interesse, perché quest’edizione è veramente nobilitata dalla presenza di Elisabeth Höngen e Christel Goltz, rispettivamente M.me de Croissy e Mère Marie, ruoli per cui si pongono come riferimenti assoluti.
La Vecchia Priora della Höngen è una meraviglia: il timbro relativamente chiaro e giovanile non fa di lei la solita orchessa che spaventa la giovane novizia, ma una donna ricca di comprensione umana e quasi materna, per di più piena di nobiltà non artefatta ma quasi connaturata alla bellezza del mezzo vocale. Il dominio virtuosistico del declamato di cui è intessuta la sua parte le permette una Scena della Morte assolutamente da brivido, di quelle che non si dimenticano: l’afflato quasi mistico si sposa all’umano rifiuto della morte e alla preoccupazione per la sorte di Blanche.
Al suo fianco – e in modo che non esiterei a definire complementare – la Mère Marie di Christel Goltz è probabilmente la migliore di tutta la discografia, e c’è solo da dolersi del fatto che il documento audio le riservi un trattamento ben misero in tutto il secondo atto e in buona parte del terzo. Dura, scabra, di voce tagliente come un diamante, in lei la Verità della Fede viene continuamente messa alla prova da suggestioni quasi ultraterrene che ne screziano continuamente il fraseggio. Non c’è una frase, un inciso, una sola vocale che venga tirata via in un’identificazione quasi paradigmatica con il personaggio. Eccezionale.
Il resto del cast non è allo stesso livello, purtroppo: il che abbassa drasticamente il voto complessivo dato alla realizzazione.
Continuo a pensare che quello di M.me Lidoine – la Nuova Priora – sia un ruolo di eccezionale difficoltà; anzi, probabilmente uno dei più difficili di tutto il repertorio. È difficile da un punto di vista vocale per i terribili scarti in registro acuto (nessuna di quelle che ho visto o sentito dal vivo è stata interprete attendibile da questo punto di vista). È difficile da un punto di vista interpretativo perché questa Signora che viene dalla campagna, dotata di intensa fede e di notevole spirito pratico, richiede un’interprete dai modi spicci e franchi che bandisca ogni sussiego da nobile decaduta e prossima al decadimento. Niente di tutto ciò, purtroppo, si percepisce nel canto di Hilde Zadek, terribilmente in difficoltà con il registro acuto (al limite della rottura) e quanto mai generica nell’accento.
Molto meglio Anneliese Rothenberger, ma manca un po’ nel suo canto l’abbandono ingenuo e gioioso di Constance.
Della Loose abbiamo già parzialmente detto: è interprete di voce spesso censurabile – da comprimariato di lusso – e di intenzioni improntate alla sola generica mestizia. Le mancano tutte le implicazioni psicologiche, quasi psicotiche, che giustificano l’evoluzione di Blanche, dalla paura del mondo all’estasi del martirio. Ruolo difficile, è vero, ma purtroppo nemmeno sfiorato dalla cantante.
Murray Dickie fa il suo compitino segnalandosi per una generica, discreta concitazione nel duetto del secondo atto con Blanche.
Le suore cantano bene insieme, e si sente soprattutto nella scena del martirio che, peraltro, si sarebbe potuta curare un po’ di più nella pronuncia (“Salve ReGHIna… dulZEdo…” e via discorrendo).
La materia è diretta molto, molto bene da Berislav Klobucar, onesto routinier di quegli anni, non privo dei tratti di una personalità autonoma e concertatore molto interessante oltre che – particolare da non disprezzare – eccellente accompagnatore