Lunedì, 25 Novembre 2024

Traviata

Aggiunto il 21 Ottobre, 2007


G. Verdi
LA TRAVIATA

Personaggi e interpreti:
• Violetta Valery ANNA NATREBKO
• Flora Bervoix HELENE SCHNEIDERMAN
• Annina DIANE PILCHER
• Alfredo Germont ROLANDO VILLAZON
• Giorgio Germont THOMAS HAMPSON
• Gastone SALVATORE CORDELLA
• Barone Douphol PAUL GAY
• Marchese d’Obigny HERMAN WALLEN
• Dottor Grenvil LUIGI RONI
• Giuseppe DRITAN LUCA
• Un domestico di Flora WOLFRAM IGOR DERNTL
• Un commissionario FRIEDRICH SPRINGER

Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor
Chorus Master: Rupert Huber

Wiener Philharmoniker
CARLO RIZZI

Luogo e data di registrazione: Salzburg, Grosses Festspielhaus, Settembre 2005
Registrazione dal vivo (?)

Edizione discografica: DGG, 2 CD a prezzo pieno

Note tecniche sulla registrazione: perfetta, registrazione in studio
Pro: una coppia di grandissimi protagonisti
Contro: praticamente non ce ne sono
Valutazione finale: images/giudizi/eccezionale.png

Ci si potrebbe chiedere che interesse ci sia nell’acquistare questo disco in alternativa al ben più importante DVD che documenta lo straordinario spettacolo di Willy Decker, uno di quelli che segnano le epoche in cui compaiono.
Crediamo che le ragioni potrebbero essere le seguenti: innanzitutto la possibilità di ascoltare ovunque – per esempio in automobile (tanto per stare sul personale…) – una performance che si pone nelle vette altissime di una discografia sterminata; in secondo luogo, ascoltare una versione alternativa, visto che ci sembra che, rispetto a quella del DVD, questa registrata per il CD sia abbastanza diversa in qualche dettaglio non di poco conto. A questo proposito, al di là di tutti i rimaneggiamenti che si possono fare in “cabina di regia” anche delle registrazioni dal vivo, viene il dubbio che la versione approntata per il CD sia una vera e propria registrazione di studio, anche perché Villazon conclude la cabaletta del secondo atto con un raggiante acuto che nello spettacolo non c’è.
Ma queste in realtà sono bazzecole, specie a fronte di un risultato finale che è un capolavoro.
È vero, verissimo che quest’edizione nasce in funzione dello spettacolo di Salisburgo: ne parleremo maggiormente commentando l’edizione video, un autentico capolavoro del moderno teatro d’opera, uno di quegli spettacoli che dovrebbero mettere definitivamente a tacere i curiali sostenitori del fatto che la regia è un supporto al canto, che dovrebbe essere tolto il potere ai registi e via scemeggiando. No, signori: questo spettacolo di Decker, inquietante, talmente ricco di spunti da esserne persino esorbitante, addirittura epocale in certe scelte, dimostra definitivamente che l’opera – nell’accezione odierna – è ora più che mai uno spettacolo a trecentosessanta gradi, in cui tutte le componenti concorrono in egual misura alla riuscita complessiva.
È quindi anche vero che questa “Traviata” è un’edizione di cantanti, due dei quali sono fra i più emozionanti mai messi insieme per questo capolavoro, coinvolti in un gioco di rimandi che – secondo noi – ha ben pochi paragoni nella storia della rappresentazione.
Anna Netrebko è forse un filo fragile (si astiene dal mi bemolle finale del primo atto, e secondo noi è un bene), è forse –per sua stessa ammissione – ancora un po’ prematura per il ruolo (e questo, invece, secondo noi è discutibile) ma bisogna veramente andare a scomodare paragoni illustri per trovare una Violetta così rifinita: dalla presenza orgogliosa – che in disco si apprezza solo parzialmente,ma in video è quasi scioccante – sino ad una definizione di ogni singola frase musicale che denota prima di tutto una professionalità da prima della classe, e in secondo luogo una forza soggiogante che tutto trascina e tutto brucia. È vero, l’avvio è un po’ in sordina, ma più per soggezione di fronte al ruolo che per inadeguatezza, tant’è vero che la terribile aria conclusiva viene dominata senza alcun patema. Ma dal secondo atto in avanti, Anna prende le redini dello spettacolo e non le molla più. Paradigmatico, da questo punto di vista, ci sembra essere il duetto con papà Germont, pure penalizzato da un Hampson molto lontano da una forma ottimale, ma letteralmente trasfigurato dalla violenza di vivere che questa Violetta mette in campo per cercare di resistere alla prevaricazione della società rappresentata da un signore di buona famiglia.
In questa visione ci sta tutta la differenza fra la pletora di brave vocaliste (spesso di scuola italiana, ci duole dirlo) che mettono tutti i loro ghirigori per dimostrare di portare a casa un “Sempre libera” all’altezza dei fasti dell’ancien regime, e la vera artista di rango, quella che capisce la portata di un ruolo e cerca di esserne interprete storica. Poi è chiaro che non tutte hanno la fortuna di trovarsi al centro di uno spettacolo come questo; ma non ci si finisce per caso, no?...
Al fianco di Anna, colui che, sinora, è apparso essere il suo partner migliore: Rolando Villazon, che ripropone il clichet dell’Alfredo volitivo e sanguigno, in stile Di Stefano, e lo fa molto bene, con bella voce, con ottimo impeto, con acuti svettanti al limite un po’ minati da qualche sanglot di troppo, ma con una forza e una verità di espressione anch’essa senza poi troppi paragoni.
La triade protagonista viene completata da un Thomas Hampson che, solitamente, ci piace molto come interprete verdiano ma che qui, vuoi per problemi vocali, vuoi per impostazione registica che maltratta il personaggio trasformandolo in una sorta di burocrate isterico, finisce per mancare il colpo. Lo fa in modo da non rovinare più che tanto la riuscita complessiva di uno spettacolo che – lo ripetiamo, a scanso di equivoci – fa parte del ristretto numero dei capolavori interpretativi assoluti di ogni epoca, ma insomma non finisce per porsi allo stesso livello dei due protagonisti.
La scelta dell’onesto burocrate Carlo Rizzi per cotanto capolavoro è abbastanza misteriosa: non fa disastri, ovviamente, ed accompagna il canto con buon senso, ma manca di quella fantasia che avrebbe portato questa interpretazione a vette veramente irraggiungibili, motivo per cui non ce ne spieghiamo la presenza. Il lavoro è quello di un buon professionista, non di un mago; c’è però da dire che di stelle in campo qui ce ne sono veramente tante, per cui “limare” – ci si passi il termine – sul fronte del direttore può portare ad un miglioramento dell’equilibrio globale. Ciò che invece non perdoniamo a Rizzi è la solita scelta esiziale, veramente insopportabile, di tagliare la partitura: in questo caso, togliendo la splendida seconda strofa dell’aria di Violetta del primo atto, come costumava una volta e adesso, forse, solo in certe province, specie avendo a disposizione una protagonista come questa!
Complessivamente discreta la corte dei comprimari che però, come i protagonisti, richiedono di essere visti per poterne apprezzare in pieno la portata; e ci riferiamo in particolare al bravissimo Luigi Roni, la cui presenza costante nello spettacolo accanto alla Netrebko in un ruolo chiave – pur se per lo più muto – non può chiaramente essere colta al solo ascolto discografico

Categoria: Dischi

 

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