Forza del destino
Aggiunto il 22 Marzo, 2007
Indiscutibilmente ancora un buon prodotto molto orecchiabile e gradevole, che si inquadra perfettamente nell’epoca in cui fu registrato e di cui è espressione e specchio fedele. Tutti, dai protagonisti ai comprimari, sono all’incirca il meglio che la scuderia della Decca potesse all’epoca assemblare per registrare questo capolavoro verdiano: e in ciò si trova il pregio e il limite di questa registrazione.
Il pregio sta nell’allineare dette voci, colte ancora in (quasi) pieno benessere e rigoglio, dando loro carta bianca nella libera interpretazione dei segni di espressione. Il che – com’è intuibile – paga dividendi ottimi nel caso di Bastianini, un don Carlo tuttora esemplare per quel sapiente mix di arroganza e nobiltà vera che è la quintessenza dei migliori interpreti di questo ruolo, ma con un plusvalore che è proprio di questo grandissimo e mai dimenticato protagonista; ancora molto buoni nel caso della Tebaldi, che stiracchia qualche acuto, che mantiene un’ampleur forse un po’ inappropriata dato il personaggio, ma che fa il tutto con la solita splendida emissione, talvolta supportata anche da estasiate messe di voce o smorzature che ben rendono ragione della meravigliosa civiltà di questa cantante nei ruoli verdiani maturi, di cui è tuttora da considerarsi una delle massime interpreti; ma decisamente scarsi nel caso del tenore. E qui è necessario intendersi.
Mario Del Monaco è sempre stato considerato eccelso interprete di questi ruoli, che ha sempre affrontato con brada incisività e violenza espressiva. Ma una visione di questo genere, ammesso che paghi e che appaghi (sono due concetti ben distinti), soddisfa sostanzialmente i momenti più violenti, giacché l’enfasi declamatoria (e relativo affondo) mal si addice al momento confidenziale di “Solenne in quest’ora” o alla tormentata riflessione di “La vita è inferno all’infelice”, momenti che persino il più antico Galliano Masini – sicuramente non un fine dicitore – sapeva rendere più vari e sfumati. Il problema del grandissimo tenore sta proprio lì: un’emissione perennemente incentrata su un affondo terrificante che forse sarebbe più appropriata per la prima versione dell’opera, quella in cui Alvaro si butta giù dalla rupe dopo la morte di Leonora lanciando maledizioni a tutti, costernati spettatori compresi.
Prova non risolta, quindi; ma specchio fedele dell’epoca, che vedeva trionfare il grande Mario in questo e in altri ruoli verdiani, tutti assemblati come se fosse Otello; e non un Otello qualunque, ma l’Otello di Del Monaco!
Certo, può piacere, e in effetti qualche fremito riesce ancora a suscitarlo; ma dobbiamo onestamente riconoscere che molta acqua è passata sotto ai ponti. Ed è il minimo che se ne possa dire.
Ciò detto, il resto del cast è interessante e ben assemblato.
Preziosilla è una Giulietta Simionato ancora nel pieno delle proprie risorse: gli acuti hanno un nitore persino insolente, così come la coloratura; il personaggio, poi, è sbalzato in modo prepotente e si staglia con arroganza, grazie alla notevole personalità di un’interprete che è sempre stata autorevole non meno che varia e fantasiosa. Una prova ancora oggi di assoluto riferimento.
Del pari di riferimento è il Padre Guardiano di Cesare Siepi, affabile, paterno, comprensivo, ieratico, solenne e tutto ciò che si può dire di un personaggio così ingombrante.
E, diciamocelo, del pari di riferimento è il buon vecchio Fernandone Corena, che fa un Melitone magari non finissimo (ma d’altra parte è forse Melitone un personaggio forbito e raffinato?…), ma comunque affidabile ed anche giustamente corrucciato.
La materia viene diretta come al solito con buon senso, praticità e pochi voli pindarici da Francesco Molinari-Pradelli, uno che conosceva molto bene il repertorio, le esigenze dei cantanti e questi cantanti in particolare e che dominava la materia come pochi altri. La lettura non sarà magari incandescente ed innovativa come accadrà un po’ di anni dopo nelle mani di Sinopoli, ma il percorso è affidabile e sicuro e il lavoro ha una sua dignità che ben ci spiega il mondo esecutivo italiano degli anni del boom economico