Andrea Chenier
Aggiunto il 04 Febbraio, 2007
Quest’edizione viennese dell’opera di Giordano è giustamente famosa per tanti motivi: dalla presenza di un così eletto trio di protagonisti (sostanzialmente il meglio che l’epoca potesse fornire per quest’opera così impegnativa), alla concomitante “assistenza” di uno stuolo di grandi protagonisti dell’opera tedesca in qualità comprimari davvero di lusso. A Vienna si celebrò quello che oggi definiremmo l’ “italian style”, ma – come risulta evidente ad un ascolto anche superficiale – la Vecchia Madelon della Konetzni (gloriosa interprete wagneriana degli anni immediatamente precedenti) è sostanzialmente l’unica di tutta la discografia di questo capolavoro che valga la pena di ascoltare. Per cui ì, certo, viva il glorioso canto italiano, ma viva anche quello di area tedesca, uno a uno e palla al centro!
A parte gli scherzi, splendida registrazione di una serata evento, con tutti gli interpreti in autentica serata di grazia.
Per conto nostro, la palma del migliore in campo la diamo più che volentieri a Lady Renata, una Maddalena splendida, affettuosa, commossa, partecipe, di canto elegiaco, straniato e dolcissimo: un’interpretazione virtualmente perfetta, nettamente superiore a quella lasciata su disco ufficiale (Decca, con Gavazzeni, Del Monaco e Bastianini) non fosse altro che per la maggior partecipazione emotiva che trasforma la purissima emissione arricchendola di una nota trascendente di purissima esaltazione. Per quanto la discografia allinei nomi anche famosissimi, nessuno ha mai fatto sentire nulla di meglio in questo ruolo. Sappiamo che molti sono affezionati alla registrazione de “La mamma morta” lasciata dalla Callas (resa famosa anche dal fil “Philadelphia”); a tutti costoro ci permettiamo spassionatamente di suggerire a tutti di ascoltare l’immensità della cavata della Tebaldi, e di come questa colonna purissima di suono viene illuminata dall’esaltazione del sacrificio imminente: è qualcosa che entra nel cuore e non ne esce più.
Un gradino al di sotto la prestazione del pur straordinario Corelli che, però, lasciandosi evidentemente trascinare dall’atmosfera mitteleuropea e quindi dalla necessità di partecipare il calore italiano nel modo più nostrano possibile, si abbandona con particolare entusiasmo a tutti quegli attacchi col singhiozzo che l’hanno reso famoso non meno che la favolosa colonna di fiato che sosteneva il suo canto. A parte questa menda (non banale, va detto), il suo Chénier è il personaggio che ormai conosciamo molto bene, ma che può essere goduto meglio in altre registrazioni ove appare complessivamente più sobrio. Detto questo, i momenti topici del personaggio ci sono tutti e al loro meglio: da un “Improvviso” vibrante di sdegno mal represso, a un “Credo ad una possanza arcana” che pulsa di un’ansia, di un’urgenza espressiva che toglie il fiato; a quell’attacco di “Ora soave, sublime ora d’amore” su un la bemolle scoperto che è una tromba; a un “Sì fui soldato” in cui si ammira forse più il tono malinconico di chi vede imminente la propria condanna che non la difesa appassionata del tribuno; sino a un “Come un bel dì di maggio” esemplare per la purezza della linea e, per concludere, uno straordinario duetto finale con la Renata.
Ettore Bastianini canta, come al solito, splendidamente, anche se la sua grande aria del Terzo Atto manca un po’ di quell’abbandono che sarebbe necessario per dare maggior credibilità ad un momento psicologicamente così poco congruente. Ma la voce è talmente bella che si perdona qualunque cosa.
Fra le parti di fianco, solo l’Incredibile del grande Renato Ercolani è italiano; per il resto abbiamo una pleiade di grandi cantanti di stanza da quelle parti, il cui impiego apparirebbe persino uno spreco se non fosse che ogni tanto si arriva a risultati esaltanti, come quello della Konetzni di cui parlavamo poc’anzi. Ma, con tutto ciò, fa un certo effetto trovare la gloriosa Elisabeth Höngen nella particina di mamma Coigny; o il solitamente trucibaldo Paskalis nei panni di Flèville; o il cupo Pernestorfer, famoso interprete di Alberich, come cialtronesco Mathieu.