Backstage: Mozart e il suo Requiem -Seconda parte - di Francesco Zicari
Aggiunto il 19 Aprile, 2012
“Poniamo la nostra fiducia in Dio e confortiamoci con il pensiero che tutto va bene se va secondo la volontà dell'Onnipotente, perché Egli sa più di tutti noi quel che è giusto e vantaggioso sia per la nostra felicità e la nostra salute terrena sia per quella eterna [...] Dio farà tutto per bene. Ho qualcosa in mente per cui prego Dio ogni giorno. Se lo vorrà la sua volontà divina, allora accadrà, altrimenti sarò felice lo stesso: almeno ho fatto quel che potevo.” (W.A.Mozart al padre Leopold, 1778)
"Prepara bello pulito il tuo caro bellissimo nido: il mio ragazzaccio se lo merita in verità, si è comportato benissimo e non desidera altro che possedere la tua bellissima.......Immaginati il birbantello, adesso mentre scrivo sguscia sul tavolo e si mostra a me con fare interlocutorio, ma io non esito a dargli un vigoroso pizzicotto sul naso – adesso il birboncello brucia ancora di più e non si lascia quasi tenere a freno." (W.A.Mozart alla moglie Costanze, 1789)
Per anni i biografi hanno cercato di afferrare quale contraddizione portasse un uomo della levatura di Mozart (sicuramente colto, di musica e letteratura, in grado di parlare 4 lingue, e con un bagaglio enorme derivato dai suoi numerosi viaggi e contatti), immerso per di più in un contesto culturale marcatamente illuminista, ad abbracciare da un lato la fede cattolica in maniera apparentemente bigotta, o diremmo comunque assai tradizionale e acritica, e dall'altro una condotta di vita libertina che definire "goliardica" sarebbe un'eufemismo. Come può uno stesso uomo scrivere una sublime messa votiva di ringraziamento (la Grande Messa in do), un'operetta a sfondo magico-massonico-occultista (il Flauto Magico) e un canone dal titolo “Leccami il culo e puliscilo per benino” (il K.323)?
E' il '700 un secolo strano e affascinante. Il secolo della liberazione, ideologica, etica, politica, sociale. Se Kant aveva incatenato l'uomo alla morale, unica stella polare tra glispecchi della fenomenologia in cui lo imprigionava la sua natura, la filosofia immediatamente successiva riuscirà, ristabilendo la centralità dell'uomo, ad appagare la sua ansia di eterno, rendendo il transcendente "più immanente", e ridando valore al singolo, visto come elemento di una coralità in grado di modificare le sorti del mondo. Il progresso attraverso l'interiorità dei singoli crea una spinta in cui ognuno diventa protagonista ed è giudicato per il suo pensiero, nè per quel che ha nè per quel che fà. Un concetto molto "massonico" eppure molto "spiritualista", che mette in evidenza un limbo tra razionale e irrazionale probabilmente indicato come via d'accesso alla conoscenza, alla verità. Verità che in definitiva si trova all'incrocio fra tutto ciò che è terreno (rappresentato in musica dal ventaglio dei toni maggiori), l'abisso interiore (il sol minore), le spinte affettivo-amorose (il do minore) e l'ebrezza spaventevole del cielo (il re minore). E del resto lo stesso Mozart, come già s'era accennato, non ci ha mai probabilmente visto alcuna contraddizione, giacchè in una lettera al conservatorissimo e cattolicissimo Padre Martini il compositore, allora giovane, scrive candidamente: "Viviamo in questo mondo per imparare sempre industriosamente e per mezzo dei ragionamenti illuminarsi l'un l'altro e d'affatigarsi di portar via sempre avanti le scienze e le belle arti". A ben vedere la ragione come strumento di discernimento fondamentale della realtà, assieme alla stretta osservanza ai precetti della religione e al culto della spiritualità, furono concetti simultaneamente introdotti al piccolo Wolfgang già da suo padre Leopold. Un empirismo elementare potremmo definirlo, ma assolutamente efficace, che inculcava nel giovane Mozart l'idea che quante più esperienze, percezioni e dati esterni si riusciva ad accumulare, tanto più aumentava la capacità di riflessione e di giudizio. E tanto più ci si avvicinava ad un'ideale di immanente perfezione cosmica (ovveroequilibrio e saggezza). Il Dio cui fa continuamente riferimento Wolfgang nel suo epistolario non deve però essere confuso nè col dio cristiano-cattolico-romano in senso stretto ma neanche col dio panteista di Spinoza ("dio in ogni cosa").
Mozart scrive ancora al padre: “Papà può vivere tranquillo, io ho sempre Iddio dinanzi agli occhi. Riconosco la sua Onnipotenza, temo la sua ira, ma riconosco pure il suo Amore, la sua Compassione e la sua Misericordia in relazione alle sue creature; egli non abbandonerà mai i suoi servi. Tutto ciò che va secondo la sua volontà, questo piace anche a me, di conseguenza nulla può mancarmi, ed io sono felice e contento. [...] Ho scritto che la sua ultima lettera m'ha fatto molto piacere; è vero! Solo una cosa mi ha fatto assai dispiacere; la domanda se avessi forse dimenticato di confessarmi. Qui non ho nulla da aggiungere. Solo mi permetto di pregarla d'una cosa: non pensi proprio così male di me. Ho molto piacere d'essere allegro, ma stia certo che nonostante tutto, so essere anche molto serio." Si ha la sensazione che il dio a cui si riferisce Mozart sia quello dalla filosofia razionalistico-teologica del "deismo". Il deismo si basa su un concetto semplice: Dio esiste, è elemento esterno all'universo ma ne è creatore, e ne decreta l'ordine e l'armonia per il bene dell'uomo ("egli sa quel che è giusto per la nostra felicità"). Si può dire che questo sia l'unico "dogma" per i deisti, giacchè per essi la religione è fondata proprio sulla ragione e sulla capacità di discernimento, giammai su qualsiasi tipo di testo sacro. Ancora più esplicativa è la nota sulla "confessione". Contrariamente alla religione rivelata, che vede dio come una sorta di "supervisore etico" della condotta morale dell'uomo ("Dio ti
guarda!"), il dio deista non promana alcuna norma cui attenersi, e di conseguenza non punisce sulla base di infrazioni comportamentali. La sfera dell'etica è quindi estranea a quella della fede, la confessione nonha quindi senso di esistere. La leggerezza goliardica di Mozart non è perciò distonica rispetto ai suoi sentimenti profondi perchè, semplicemente, è consapevolmente "pulita": dio sa che se egli "ha piacere d'essere allegro" sa altresì essere (in senso idealistico-spirituale) "molto serio". Il deismo nell'illuminismo prese piede proprio perchè rappresentava l'unica via per "accomunare tutti gli esseri umani" (vedi collegamento con le dottrine massoniche) attraverso il superamento da un lato dei vari monoteismi dall'altro di un razionalismo materialista estremo insufficiente a soddisfare "l'ansia di eterno" che appartiene all'uomo. E forse proprio nella conferma di genuinità della frase "riconosco la sua Onnipotenza, temo la sua ira, ma riconosco pure il suo Amore, la sua Compassione e la sua Misericordia" riferita a dio c'è il riassunto e assieme la didascalica spiegazione di tutto ciò che è il Requiem mozartiano, una visione personale talmente sincera da spingere uno dei più grandi teologi, Karl Barth, a dichiarare: "Forse gli angeli, quando sono intenti a rendere lode a Dio, suonano musica di Bach, ma non ne sono del tutto sicuro; sono certo, invece, che quando si trovano fra loro suonano Mozart ed allora anche il Signore trova particolare diletto ad ascoltarli"
Francesco Zicari (Triboulet)