Backstage: Con la mia voce ho cantato la patria... - ultima puntata
Aggiunto il 17 Novembre, 2017
Solo questi 5 o 6 hanno cantato bene la patria e Chenier? Probabilmente sì, o almeno in modo più completo degli altri. Possiamo se volete ricordare Bergonzi – da molti apprezzato ma per me lontanissimo anni luce dal personaggio – oppure Vickers e Di Stefano ma con frequentazioni troppo saltuarie del ruolo. Ai giorni d’oggi o quasi Cura, Alvarez e Armiliato hanno interpretato spesso Chenier – con risultati alterni – e Kaufmann ne ha dato una buona interpretazione ma senza emergere con prepotenza. Anche Kunde. Forse Alagna, che vocalmente sta attraversando una seconda giovinezza, potrebbe cimentarsi nel ruolo con risultati sorprendenti. Quanto a Eyvazov, non ho sentito il suo debutto a Praga quindi mi riservo di giudicarlo dopo le recite scaligere. Spiace poi notare, in discografia, la presenza di un vero intruso, che con il ruolo non ha nulla a che vedere e la cui realizzazione tocca uno dei punti più bassi della storia dell’opera per una povertà di voce, stile e linea imbarazzanti. Lascio a voi immaginare a chi mi stia riferendo.
Resta il rebus Pavarotti che di Chenier avrebbe avuto sicuramente alcune carte vincenti da giocare ma che sia nella registrazione discografica sia in quella video sbaglia il bersaglio. Non mancano i momenti elettrizzanti (non si è Pavarotti senza una ragione!) ma complessivamente la sua interpretazione non lascia il segno anche e soprattutto perché guarda verso modelli sbagliati, cioè i tenori eroici e non quelli più elegiaci verso i quali la voce di big Luciano si sarebbe dovuta naturalmente orientare.
Perché un’opera così complessa – ricca di momenti stupendi, ma anche di pesanti cadute di gusto – venga eseguita con successo anche Gerard e Maddalena hanno un peso importante. Curiosamente, se con il protagonista abbiamo avuto scelte tutto sommato ampie, con soprano e baritono i nomi che hanno lasciato il segno si riducono davvero sensibilmente.
Di Carlo Gerard possiamo ricordare pochi nomi –
nella mia personale lista in realtà uno e uno solo! Trovo invecchiatissimo il tanto celebrato Bechi e quindi voglio ricordare solo Leonard Warren, Gerard per antonomasia oltreoceano, Aldo Protti – la cui arte andrebbe rivalutata attentamente – Piero Cappuccilli (forse l’ultimo grande Gerard in ordine cronologico) e soprattutto Ettore Bastianini sicuramente il più grande Gerard di sempre – strepitoso con qualunque tenore e con qualunque soprano – ricco di voce ma anche di partecipazione emotiva davvero rara. Non c’è momento dell’opera nel quale il baritono senese non sia perfettamente a fuoco: da “son sessant’anni” a “nemico della patria” non c’è nota che non venga eseguita con il giusto accento, con la giusta voce. Davvero un ruolo perfettamente centrato.
Ascoltiamolo qui e soffermiamoci su due o tre particolari: “gigante mi credea” , “io della redentrice figlia” e la luce che si percepisce nella voce al “com’era irradiato di gloria…”.
https://www.youtube.com/watch?v=N6v8JyuIURo
Per il ruolo di Maddalena è ancora più facile, perché si può procedere in senso contrario, per esclusione. Eliminiamo subito la Caniglia, nelle registrazioni probabilmente troppo rovinata a livello vocale. Così come con estrema facilità eliminiamo la Caballè, discreta nel 1966 a Philadelphia ma pessima nella registrazione Decca con Pavarotti, senza alcun dubbio il peggior disco della catalana (insieme alla Gioconda). Milanov, Casapietra, Marton, Dimitrova, Tomowa si autoeliminano per poca frequentazione del ruolo. Altre si autoeliminano per risultati scarsi. Restano la Callas e la Scotto che per ragioni diverse non possono essere considerate due grandi Maddalena. La Callas è evidente che crede pochissimo al ruolo che sta interpretando e nel live scaligero deve “contenere” la furia Del Monaco. La stessa aria del terzo atto, divenuta celeberrima cinematograficamente, è eseguita quasi come un pezzo chiuso di bravura totalmente slegato dall’intero ruolo. E’
chiaro che i momenti elettrizzanti non mancano, signori parliamo comunque sempre della Callas! Ma Maddalena non è certo il suo ruolo di riferimento. Al contrario, la Scotto crede talmente tanto al ruolo che lo cesella ad ogni nota, lo scompone, lo minia, lo parcellizza con il risultato purtroppo di renderci una Maddalena talmente di maniera da risultare credibile solo nel primo atto. Un vero peccato.
Rimangono quindi soltanto due voci. Antonietta Stella, ottima sia in studio con Corelli sia in alcuni live dalla voce preziosa anche se leggermente algida ma soprattutto rimane Renata Tebaldi, probabilmente assoluta “proprietaria” del ruolo che indossa come un guanto perfetto. Curiosamente la Tebaldi ha cantato Maddalena con tutti e cinque i nostri protagonisti: ebbene sì, anche con Gigli nel 1951 e con Domingo alla fine della carriera, diventando partner praticamente fissa di Del Monaco, Tucker e Corelli durante gli anni ’50 e ’60. Più che i momenti topici e famosissimi dell’opera, mi piace ricordare del soprano pesarese il secondo atto: “ecco l’altare… ancor nessuno… ho paura” sono momenti di pura magia vocale ma anche interpretativa. Straordinario poi il successivo “proteggermi vorrete…” con il successivo attaccato estatico e rinforzato di “Ora soave”. Ascoltiamola insieme a Josè Soler, concentrandoci solo su di lei e capiremo perfettamente come il ruolo di Maddalena sembri scritto pensando alle caratteristiche vocali della voce d’angelo.
https://www.youtube.com/watch?v=EV_UHnx0wic
Per guardare ai nostri giorni, l’indimenticabile Daniela Dessì ottima Maddalena sulla scia della Tebaldi e la Harteros (finalmente grande anche in ruolo italiano). Sulla Netrebko naturalmente aspettiamo dicembre.
Tra le curiosità delle parti “secondarie” notiamo che il ruolo della Contessa e quello di Madelon diventano un po’ – passatemi l’espressione detta davvero con grande affetto – un cimitero degli elefanti. Se pensiamoche la Höngen, la Barbieri, la Amparan, la Plowright e la Ludwig per citarne solo alcune hanno ricoperto questi ruoli a carriera decisamente inoltrata capiamo il motivo della mia frase.
Tra i direttori d’orchestra dobbiamo ricordare De Sabata, Chailly, Gavazzeni, Votto, Levine e tanti altri ma uno soprattutto grazie al quale abbiamo la più bella registrazione dell’opera. Lovro von Matacic che a Vienna dal vivo con Corelli, Tebaldi e Bastianini firma un’interpretazione strepitosa, nonostante la debolezza e la poca idiomaticità dei comprimari: passo narrativo travolgente, attenzione ai particolari, rubati raffinatissimi, controllo del suono e slanci melodici grandiosi, uniti a una splendida prova dei Wiener fanno della prova di Matacic e dei tre cantanti il perfetto mix per la registrazione di Chenier da portarsi sulla sempre più affollata isola deserta.
docFlipperino