Domenica, 01 Settembre 2024

Backstage: L´Incoronazione di Poppea a Salisburgo – di Francesco Brigo

Aggiunto il 31 Luglio, 2017

Direzione: John Eliot Gardiner; regia: Elsa Rooke, John Eliot Gardiner. Cast: Hana Blažíková, Poppea / Fortuna; Kangmin Justin Kim, Nerone; Marianna Pizzolato, Ottavia; Gianluca Buratto, Seneca; Carlo Vistoli, Ottone; Anna Dennis, Drusilla / Virtù / Pallade; Lucile Richardot, Arnalta / Venere; Silvia Frigato, Amore / Valletto; Gareth Treseder, Soldato I; Zachary Wilder, Lucano / Liberto; Francesca Boncompagni, Damigella; John Taylor Ward, Mercurio / Littore; Michał Czerniawski, Nutrice; Robert Burt, Soldato II. Orchestra e coro: The English Baroque Soloists; Monteverdi Choir.
Rappresentazione del 30 luglio 2017. Salisburgo, Felsenreitschule.

Prosegue il tour itinerante organizzato da John Eliot Gardiner per celebrare i 450 anni della nascita di Claudio Monteverdi. Dopo Aix-en-Provence, Barcellona, Bristol, Venezia, Cremona, e Saint Denis, il direttore britannico ha presentato la trilogia monteverdiana anche nella prestigiosa cornice del Festival Estivo di Salisburgo. E qui ho avuto modo di assistere, sabato sera, alla rappresentazione in forma semiscenica de “L´incoronazione di Poppea”. Come è noto, l´attribuzione di quest´opera al compositore di Cremona resta tuttora al centro di accesi dibattiti musicologici. I motivi per dubitare della paternità di Monteverdi sono stati discussi con esemplare chiarezza in un recente articolo scritto per Operadisc dall´amico Giuseppe Culcasi. Gli argomenti presentati in quell´articolo, ben documentati e convincenti, sembrano definitivamente escludere che l´autore dell´Incoronazione sia Claudio Monteverdi. Alle motivazioni addotte da Giuseppe vorrei aggiungere una piccola considerazione storica che forse permette di supportare ulteriormente l´ipotesi di una paternità alternativa a quella di Monteverdi. Come si sa, nelle intenzioni del librettista, Giovanni Francesco Busenello, l´Incoronazione di Poppea doveva essere un´opera con un chiaro intento di natura politica. L´obiettivo era quello di presentare ladecadenza di una Roma fatta di violenza, tradimenti e intrighi. La vicenda, sebbene ambientata nella Roma imperiale, mirava infatti ad evidenziare i vizi della Roma seicentesca, colpendo così la credibilità e il prestigio della curia papale romana. Si tenga presente che, negli anni in cui venne composta e rappresentata l´Incoronazione di Poppea (i primi anni quaranta del Seicento), la rivalità tra lo Stato della Chiesa e la libera Repubblica Veneziana era fortissimo. Ancora vivo e bruciante era, nel cuore dei cittadini veneziani, il ricordo della vicenda (nota come “guerra dell´interdetto”) con la quale papa Paolo V aveva di fatto scomunicato l´intera città di Venezia, impedendo l´amministrazione dei sacramenti ai veneziani per quasi un anno intero (1606). Grazie alla mediazione delle potenze internazionali e dell´autorità di Paolo Sarpi, l´anno successivo si era arrivati ad un compromesso, senza che però questo mitigasse in alcun modo la violenta rivalità tra Venezia e Roma. L´Incoronazione di Poppea venne composta e rappresentata a meno di quarant´anni da quella vicenda (1642), ed è quindi ragionevole pensare che quest´opera avesse, per i cittadini veneziani, una valenza politica ben chiara. Anche per questo motivo – in aggiunta a quelli elencati da Giuseppe Culcasi – ritengo sia decisamente improbabile che Claudio Monteverdi, maestro di cappella presso la Basilica di San Marco a Venezia dal 1613 e ordinato sacerdote nel 1632, abbia potuto accettare l´incarico di comporre la musica per un´opera così scopertamente antiromana e antipapale mettendo così a repentaglio la propria posizione lavorativa ed ecclesiastica.
Ad ogni modo, tralasciando le complesse questioni relative alla paternità di quest´opera, una cosa è certa: l´Incoronazione di Poppea è uno dei massimi capolavori del teatro musicale di ogni tempo. E sabato sera Sir John Eliot Gardiner, alla guida del Monteverdi Choir e dei English Baroque Soloists, ne ha dato una lettura assolutamente magistrale.L’edizione adottata è quella del manoscritto napoletano, ma con alcune modifiche e varianti apportate dello stesso Gardiner. Una fra tutte, lo strano taglio al termine della scena quarta dell´ultimo atto (lo scambio di battute tra Ottavio e Drusilla che vanno da “Signor, non san punito” fino a “una costante fede”), di cui davvero non mi so dare spiegazione. Invece, come già fece nella sua incisione discografica del 1996, anche in questo caso Gardiner ha scelto di sostituire la sinfonia introduttiva e l´incoronazione (due brani certamente apocrifi, essendo la prima opera di Francesco Cavalli e la seconda di Francesco Sacrati) con due brani di Monteverdi. La concertazione di Gardiner è stata sobria ed al contempo sensuale, caratterizzata da suoni di grande rotondità e morbidezza, sfumati e raccolti, in grado quindi di dar vita ad una teatralità non immediata ed accesa, ma comunque fresca e spontanea. Dal punto di vista vocale, il cast è stato assolutamente strepitoso, con cantanti ciascuno dei quali di impareggiabile bravura anche dal punto di vista scenico (anche se l´opera è stata data in forma semiscenica si è apprezzata la gestualità precisa e sobria suggerita dallo stesso Gardiner e da Elsa Rooke alla regia). Tra tutti, vorrei segnalare gli eccellenti controtenori Kangmin Justin Kim come Nerone e Carlo Vistoli come Ottone, la Vitellia suadente del soprano cèco Hana Blažíková, e l´Arnalta di Lucile Richardot (il suo “Oblivion soave”, malinconicamente sussurrato, è stato un momento di pura commozione). Descrivere il ventaglio di colori, i prodigi di dinamica e l´assoluto controllo ritmico del Monteverdi Choir e degli English Baroque Soloists è impresa impossibile. Non resta che sperare che, quale ulteriore tappa del tour Monteverdi 450, sia prevista anche la sala di incisione.

Francesco Brigo (Dottor Malatesta)

Categoria: Backstage

 

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