Sabato, 23 Novembre 2024

Backstage: A Hand of Bridge e Trouble in Tahiti a Bolzano – di Francesco Brigo

Aggiunto il 06 Dicembre, 2015

Venerdì 4 e sabato 5 dicembre sono andati in scena, al Teatro Comunale di Bolzano, due opere contemporanee accomunate dall´essere una riflessione sull´american way of life degli anni ´50 del secolo scorso e la sue ripercussioni sulle relazioni familiari: A Hand of Bridge di Samuel Barber e Trouble in Tahiti di Leonard Bernstein.
A Hand of Bridge dura all´incirca una decina di minuti, ed è quindi probabilmente l´opera più breve mai composta. La vicenda (su libretto di Gian Carlo Menotti) è assolutamente elementare: durante una partita a bridge, due coppie esprimono le proprie frustrazioni e i propri desideri. Trouble in Tahiti narra invece di Sam e Dinah, marito e moglie che vivono con difficoltà la loro relazione matrimoniale in una tranquilla cittadina statunitense. Lui è un uomo in carriera, ambizioso, vanesio ed arrogante. Lei una casalinga frustrata. Ognuno dei due sogna una vita migliore, cercando di superare la barriera di incomunicabilità che li divide. Ma il confronto con l´altro è difficile.
Entrambe le vicende si svolgono nell´America consumistica degli anni Cinquanta, un periodo nel quale le promesse di benessere sociale ed economico si contrapponevano ad un isolamento crescente e ad una sempre maggior difficoltà ad instaurare relazioni interpersonali autentiche e profonde.
Bene ha quindi fatto il regista, il talentuoso Patrick Bialdyga, a sottolineare le affinità delle due vicende, unendo le due opere all´interno dello stesso spettacolo (un´ora e mezzo di durata, senza intervallo), e quindi presentando la partita a carte dell´opera di Barber come fosse una delle tante serate trascorse da Sam e Dinah in compagnia di una coppia di amici. Il regista ha poi scelto di intervallare i brani musicali con una serie di videointerviste in cui coppie di ogni età ed estrazione sociale raccontano la loro relazione, soffermandosi ad illustrare la loro concezione dell´amore, le difficoltà nel dialogo, le cause di litigio, le speranze per il

futuro. Come a dire: Sam e Dinah sono una coppia come tante, i loro problemi sono i nostri.
Perfettamente funzionale lo spazio scenico: una scenografia che sullo sfondo riproduce alcune pubblicità americane degli anni Cinquanta poste accanto ad una gigantesca radio. Scelta chiara ed appropriata: la musica di Berstein e di Barber si rifà in maniera esplicita a motivi di ispirazione jazz e a jingle pubblicitari, rappresentando una sorta di colonna sonora della società consumistica statunitense. La vicenda poi si svolge in mezzo agli spettatori, che circondano da tre lati la scena, una superficie che ruotando sottolinea lo scorrere del tempo, ed evocao con pochi elementi scenografici le diverse ambientazioni della storia. Particolarmente insistito è il tema del “doppio”: sia Sam che Dinah ad un certo punto si trovano a fantasticare una vita alternativa, in un luogo tranquillo (A Quiet Place è il titolo dell´opera che costituisce il seguito della vicenda e che Bernstein presentò nel 1984, inserendo Trouble in Tahiti nel secondo atto, presentando così la relazione tra i due personaggi in flashback). Entrambi sognano una nuova vita con qualcuno di diverso (la segretaria per Sam, l´uomo misterioso ascoltato in sogno per Dinah), che tuttavia continua ad avere le stesse fattezze della moglie e del marito. Entrambi cercano di evadere altrove le difficoltà della loro realtà familiare (Sam nella competizione sportiva, Dinah nel cinema), restandovene tuttavia ancorati. La soluzione, sembra suggerirci il regista (in sintonia con il caustico, ma pur sempre idealista Bernstein), sta nell´accettare l´altro per quello che esso è, senza rinunciare mai al dialogo, e soprattutto senza rinunciare ad impegnarsi per rendere concreti i propri sogni. In fondo, è la stessa morale di Candide: bisogna coltivare il nostro giardino.
Le due opere, una coproduzione tra il Teatro d´Opera di Lipsia e la Fondazione Haydn di Trento e Bolzano, sono state rappresentate in una versioneritmica tedesca godibilissima e perfettamente rispettosa del significato del testo inglese, il che ha sicuramente permesso al pubblico di lingua tedesca una fruizione più immediata.
Ottimi tutti gli interpreti vocali, Jennifer Porto,Sandra Maxheimer, Toby Girling, Patrick Vogel, Felix-Tillman Groth, e precisa e vivace la direzione Anthony Bramall che giá si era apprezzato nel Faust di Gounod diretto a Bolzano ad inizio anno.
E a gennaio si continua con Lulu di Berg nella regia di David Pountney. Niente da dire: l´attuale stagione operistica di Trento e Bolzano si dimostra interessante, riuscita ed innovativa.

Francesco Brigo (Dottor Malatesta)

Categoria: Backstage

 

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