Domenica, 06 Ottobre 2024

Backstage: Così fan tutte a Trento - di Francesco Brigo

Aggiunto il 17 Novembre, 2015

Così fan tutte è l'opera di Mozart che più necessita di una riscoperta e riconsiderazione, dopo essere stata bistrattata per un paio (abbondante) di secoli. Per tutto l´Ottocento la si considerò un'opera frivola, cinica e licenziosa. Una farsa con musica d´Autore. In Oper und Drama, Wagner – con la consueta perfidia - aveva scritto: “Quanto profondamente son grato a Mozart, perché non gli fu possibile inventare per Tito una musica come quella di Don Giovanni, per Così fan tutte una musica come quella di Figaro!”. Una considerazione, questa, condivisa anche in sede critica fino a non molto tempo fa.
Negli ultimi anni si è cominciato a guardare a quest'opera con occhi nuovi, lontani dalle semplificazioni e dalle caricature sorte in epoca romantica. Fondamentali, per la (ri)scoperta di Così fan tutte sono stati alcune produzioni: quella di Gardiner a Ferrara e Parigi e, soprattutto, quella di Chéreau ad Aix en Provence. Ma importante anche il contributo dato dall'italiana Lidia Bramani nel suo celebre libro “Mozart rivoluzionario e massone”, in cui si sottolineava il retroterra culturale, letterario, sociale e filosofico di un autore considerato ancora da molti come un compositore apollineo, tutto grazia e raffinatezza, immerso nell'iperuranio della bellezza assoluta. Così fan tutte è invece opera del suo tempo. Opera che cartesianamene affronta una materia magmatica, ambigua e sfuggente come nessun´altra: quella dell´amore. Un amore reale, fatto “di ossa e di carne” e non di ideali. Un amore che si mette alla prova anche a costo di svanire nel nulla. Un amore che è dinamismo, complessità, crescita, maturità.
Elisabetta Courir, la regista (nonché costumista e scenografa) del Così fan tutte andato in scena al Teatro Sociale di Trento venerdì scorso con replica domenica, ha saputo esaltare questi aspetti in uno spettacolo di grande semplicità ed intelligenza, e di grande immediatezza teatrale. Molti gli aspetti meta-teatrali dell´opera sottolineatinella sua regia. La vicenda si svolge su un palco rialzato circondato da sedie su cui prendono posto alcuni personaggi di contorno, che osservano quanto accade come assistessero ad una rappresentazione teatrale. I costumi dei personaggi principali hanno una chiara simbologia: la commistione di elementi di colore rosso e bianco sottolinea la duplicità, l´ambiguità insita in ogni coscienza e in ogni cosa (le sedie stesse sono rosse e bianche), mentre il grigio nella sua neutralità rappresenta il travestimento, l´assenza di identità reale. La barca con la quale Guglielmo e Ferrando prendono congedo dalle loro fidanzate non è altro che un telo bianco che cala dall'alto, a sottolinearne la natura fittizia, di mero espediente teatrale. Veli che coprono, veli che nascondono dagli altri ma non da se stessi (“Per pietà, ben mio, perdona”), maschere che ingannano e confondono, porte che – una volta oltrepassate – permettono l´ingresso in una dimensione dalla quale non è possibile il ritorno (finale primo atto)… tutto è teatro che parla di se stesso.
È però un vero peccato che in uno spettacolo dalle premesse così interessanti si siano proposte le solite, gratuite, insensate pacchianerie di una tradizione che si sperava morta e sepolta per sempre e che a quanto pare sembra così difficile da scrollarsi di dosso. A farne le spese è prevalentemente il personaggio di Despina, tradotto in lazzi e cachinni, con immancabile corollario di vocetta pigolante e squittente. È probabile che il riferimento più immediato fosse ai personaggi caricaturali e stereotipati della commedia dell'arte. Sarà. Ma probabilmente il Mozart di Così fan tutte andrebbe ricercato altrove.
Alla guida dell´orchestra e coro Haydn di Trento e Bolzano, Giovanni Di Stefano guidava una compagnia di canto costituita da giovani cantanti di buon livello (Anna Kraynikova come Fiordiligi, Marina De Liso come Dorabella, Francesco Marsiglia come Ferrando, Linda Campanella come Despina, Domenico Colaiannicome Don Alfonso), con una menzione particolare per l´ottimo Guglielmo di Giulio Mastrototaro.
All´uscita da teatro, ho appreso del massacro di Parigi. Non so davvero se la bellezza salverà il mondo. Ma questo mondo ha un disperato bisogno di bellezza.

Francesco Brigo – Dottor Malatesta

Categoria: Backstage

 

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