Editoriale: Adieu, notre petite table - di Pietro Bagnoli
Aggiunto il 18 Febbraio, 2019
Cari tutti,
con il prossimo mese di maggio, Operadisc chiuderà definitivamente i battenti.
Nessun rimpianto: il sito esiste dal 2006, abbiamo fatto alcune splendide chiacchierate, abbiamo cercato di dare qualche idea, talvolta ci siamo anche un po’ accapigliati.
Abbiamo condiviso gli inizi con alcuni splendidi amici, che sentiamo ancora e che sono vicini al nostro modo di intendere la materia.
Ma adesso è proprio finita.
Ormai, piattaforme come la nostra hanno fatto il loro tempo: è bene rendersene conto.
C’è solo un sito storico che continua a resistere con merito, grazie anche al numero elevato di persone che vi scrivono e che, in vario modo, sono amici fra di loro e continuano a mantenere vivo un forum storico. Ma gli altri, complessivamente, hanno esaurito la loro funzione.
I motivi, fondamentalmente, sono due.
Il primo: tutto ciò che c’era da dire, è stato detto.
L’arte della scrittura dell’opera lirica – si sa – è materia ormai piuttosto statica, a eccezione degli americani che continuano a scriverne di nuove ogni anno.
L’arte dell’interpretazione è ferma al palo: è un periodo di vacche magre, singolarmente privo di interpreti carismatici (con alcune ovvie eccezioni); è già stato detto tutto e il contrario di tutto.
C’è bisogno di ribadire concetti già detti e ripetuti sino alla nausea? Secondo me, no.
Ci sarà sempre chi, come noi, è convinto che il linguaggio debba seguire i tempi; e chi, invece, è parimenti persuaso del fatto che sia necessario riprendere in mano il manuale del Garcia e cantare come faceva De Lucia 100 anni fa. Tutte le opinioni sono valide, se supportate da adeguata onestà intellettuale.
Ma, a essere sinceri, delle opinioni dei siti internet italiani dedicati all’opera, ormai non importa più nulla a nessuno, tanto meno in Italia, ma anche all’estero. A reiterare le nostre istanze, corriamo il rischio di essere patetici.
C’è statoun tempo in cui queste opinioni avevano un peso, variabile me pur sempre un peso; adesso sono solo bizze che non fanno nemmeno sorridere. Tutti noi dei siti d’opera italiani siamo invecchiati malamente, prima di tutto perché non siamo stati abbastanza bravi a “socializzarci”, ma in secondo luogo perché siamo diventati prevedibili come un discorso di fine anno del Presidente della Repubblica.
Personalmente, preferisco staccare la corrente invece che prolungare l’agonia.
Gli altri, facciano ciò che ritengono meglio, ivi compreso continuare a incazzarsi perché ormai non se li fila più nessuno.
La prevedibilità è ciò che uccide non solo l’Arte, ma anche qualunque rapporto umano
Il secondo motivo per cui i siti italiani hanno esaurito la loro funzione è strettamente correlato ai social, che hanno mangiato tutto lo spazio che una volta era riempito dai nostri cari, vecchi forum e blog.
Resiste – come dicevo – solo un vecchio e glorioso forum, e speriamo che sia così ancora per molti anni perché lì sopra ci siamo conosciuti, cresciuti e divertiti tutti. È come il vecchio oratorio della parrocchia del quartiere, ed è bello sapere che c’è. Onore al merito!
Ma, per il resto, i social hanno eroso tutto il margine. Perché? Perché sono più semplici, più comodi, più rapidi e immediati, più dinamici. Ignorarne la portata, sarebbe assurdo.
Il mondo evolve.
Probabilmente, fra un po’ di anni ci sarà ancora lo spazio per riparlare di opera lirica senza mai dimenticare ciò che ci siamo lasciati alle spalle, ciò che costituisce la nostra storia, la Storia dell’Arte che tanto amiamo.
Ma, a questo punto, ci salutiamo: Operadisc finisce qui.
Un abbraccio a tutti
Pietro Bagnoli