Mercoledì, 03 Luglio 2024

Parsifal

Aggiunto il 24 Luglio, 2016


Richard Wagner
PARSIFAL

• Amfortas EVGENY NIKITIN
• Titurel DIMITRY IVASHCHENKO
• Gurnemanz FRANZ-JOSEF SELIG
• Parsifal CHRISTIAN ELSNER
• Klingsor EIKE WILM SCHULTE
• Kundry MICHELLE DeYOUNG
• 1° Gralsritter CLEMENS BIEBER
• 2° Gralsritter TUOMAS PURSIO
• 1° Knappe OLIVIA VERMEULEN
• 2° Knappe ULRIKE SCHNEIDER
• 3° Knappe MICHAEL SMALLWOOD
• 4° Knappe TIMOTHY FALLON
• Zaubermädchen JULIA BOCHERT, MARTINA RÜPING, LANI POULSON, SOPHIA KLÜßMANN, OLIVIA VERMEULEN, ULRIKE SCHNEIDER
• Altstimme MICHELLE DeYOUNG

Rundfunkchor Berlin
Chorus Master: Simon Halsey

Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin
MAREK JANOWSKI

Luogo e data di registrazione: Berlin Philarmonie, 8 Aprile 2011
Ed. discografica: Pentatone, 4 CD

Note tecniche: ottima registrazione in SACD

Pregi: nessuno in particolare

Difetti: direzione noiosa, cantanti poco interessanti, orchestra poco eloquente, coro poco ispirato

Giudizio complessivo: images/giudizi/mediocre.png

Nessun elemento di vero interesse per questa incisione dell’inutile ciclo wagneriano realizzato da Janowski per la Pentatone.
Delle inspiegabili scelte editoriali che stanno alla base di queste incisioni dal vivo, in forma di concerto, senza realizzazione teatrale, abbiamo già parlato in altre recensioni; qui siamo veramente dalle parti basse della già di per se stessa triste e inutile sequenza di registrazioni, e non poteva essere altrimenti date le enormi difficoltà di Parsifal, l’opera più ambigua e sfuggente fra quelle del Canone.
Per Parsifal non basta il professionista mediamente bravo, quale Janowski è sempre stato, per di più se ci troviamo in un contesto totalmente privo dell’indispensabile tensione teatrale. Se si rinuncia programmaticamente a questo aspetto, occorre il fuoriclasse in buca, oppure il cantante outstanding; quegli elementi cioè che giustificavano, ai tempi, la maggior parte delle incisioni discografiche con cui siamo cresciuti.
Qui però non abbiamo né il direttore che ci apra nuovi mondi di comprensione, né i cantanti che sbancano.
Terza incisione a essere commercializzata, ma seconda prodotta, è assolutamente in linea con il resto delle registrazioni di questo inutile ciclo: suono pulito e chiaro, passo spedito e discretamente narrativo. Ma la narrazione in Parsifal è difficile, più ancora che nelle altre opere del Canone (persino più che in Tristan) , ed ecco che infatti la tensione narrativa crolla nella noia mortale del terzo atto più pestifero che io abbia mai sentito in vita mia, quello dove invece le illusioni e le allusioni si dovrebbero fondere in un continuum narrativo senza fine come riuscì per esempio a Karajan.
Non c’è un’idea degna di nota; niente che vada al di là del suono pulito e che la compagine orchestrale restituisce in modo complessivamente gradevole e ordinato, ma non illuminante, senza la liquidità degli “altri” Berliner o l’idiomaticità della compagine che si riunisce ogni anno d’estate a Bayreuth.
Come già detto recensendo altre registrazioni di questo gruppo, questa è una recita da bassa provincia tedesca. Il teatro – quel teatro che gli artefici di questo ciclo di registrazioni non hanno voluto, con l’idea che distraesse gli ascoltatori dall’alta qualità della musica – potrebbe essere l’unico giustificativo per la documentazione di una registrazione come questa che, viceversa, non avrebbe un motivo al mondo per una memoria.
Tralasciando ovviamente i vertici inarrivabili di Knappertsbusch, Solti e Karajan, persino il tanto vituperato Barenboim (in disco e video), criticato in quanto esponente di un mondo wagneriano invecchiato, è superiore per certe intuizioni e per la complessiva resa di una compagnia di canto nettamente superiore in tutte le sue componenti, singolarmente e come collettivo

Già. I cantanti.
Elsner, discreto liederista ultraquarantenne all’epoca della registrazione, ha una voce matura e ben poco adolescenziale, poco poetica e poco coinvolta. L’interprete oscilla fra il finto stupore da bietolone e i tentativi di ricollocare Parsifal in un ambito heldentenor che a regola strettamente non gli apparterrebbe. Uno dei Parsifal meno interessanti e più noiosi che abbia mai sentito in vita mia
Michelle DeYoung è teoricamente un mezzosoprano, ma in realtà suona maggiormente come un falcon; niente di male, per carità, ma è giusto per mettere i puntini sulle “i”, visti i presupposti dell’operazione che ci dovrebbe far concentrare solo sui meri dati musicali. Canta con bella e ben timbrata voce il suo personaggio, ma non emerge niente della doppiezza e dei conflitti di Kundry. Tralasciando mostri sacri come Martha Mödl o Waltraud Meier, persino la Vejzovic di Karajan, con voce molto più scardinata e infinitamente più brutta e arida, appare superiore nel far percepire la corruzione e l’ansia da prestazione, la seduzione malata e il desiderio angosciato di una redenzione impossibile. Il “Lächte!” suona bello, pieno e sano: è da lì che paradossalmente si capisce il complessivo fallimento dell’operazione.
Il più interessante del gruppo è teoricamente Nikitin, che vanta ormai una certa specializzazione nei ruoli wagneriani in genere, e in Amfortas in particolare, acquisizione più recente dopo essersi misurato con il teoricamente più congeniale Klingsor. La voce è interessante come impasto timbrico, sia pure con urli davvero poco gradevoli e di intonazione quanto meno discutibile, mentre l’interprete si ferma alla superficie del suo complesso personaggio, dal quale viene letteralmente sovrastato.
Selig non è male, canta bene e con buon gusto, ma anche per lui valgono le considerazioni già fatte a proposito di Janowski: in assenza di cose interessanti da dire, e in assenza di una performance teatrale, non c’è un’evidente ragione per conservare memoria di una performance uguale a tante altre che abbiamo già ascoltato.
Il Titurel di Ivashchenko fa di tutto per non farsi notare e ci riesce benissimo.
Disastroso Schulte, cantante che avevo apprezzato in altri contesti, che fa la voce secca e appuntita da vecchietto dei film western, come se invece del negromante che si è auto-castrato per raggiungere una purezza che non avrà mai, fosse il fratello scemo di Samiel del Freischütz, un babbau per spaventare aspiranti eroi.
Comprimari di livello discreto e coro al di sotto delle aspettative.

Direi complessivamente da evitare.

Pietro Bagnoli


Categoria: Dischi

 

Chi siamo

Questo sito si propone l'ambizioso e difficile compito di catalogare le registrazioni operistiche ufficiali integrali disponibili sul mercato, di studio o dal vivo, cercando di analizzarle e di fornirne un giudizio critico utile ad una comprensione non sempre agevole.