Venerdì, 22 Novembre 2024

Turandot

Aggiunto il 14 Agosto, 2015


GIACOMO PUCCINI
TURANDOT

• Turandot JENNIFER WILSON
• Calaf ANDREA BOCELLI
• Liù JESSICA NUCCIO
• Timur ALEXANDER TSYMBALYUK
• Altoum JAVIER AGULLÓ
• Ping GERMAN OLVERA
• Pang VALENTINO BUZZA
• Pong PABLO GARCIA LOPEZ
• Il Mandarino VENTSESLAV ANASTASOV


Cor de la Generalitat Valenciana
Escolania de la Mare de Deu dels Desemparats
Chorus Master: non indicato

Orquestra de la Comunitat Valenciana
ZUBIN MEHTA

Luogo e data di registrazione:
Ed. discografica: Sugar, 2 CD (distribuiti da Universal e Warner)

Note tecniche sulla registrazione: ottima (e impietosa) qualità

Pregi: nessuno che giustifichi la registrazione

Difetti: tutto ma in particolare Bocelli

Valutazione finale: images/giudizi/mediocre.png


"Gravi enormi ed impotenti" cita il sito della DG nella presentazione delle tracce di questo cd. Un errore paradossale ma che anticipa il nostro stato d'animo dopo l'ascolto: impotenti!
Partiamo da una premessa: come dobbiamo considerare Bocelli? Un simpatico crooner che canticchia arie d'opera? Un cantante pop che si avvicina alla lirica con atteggiamenti "pop"? Può essere anche questo e probabilmente ce ne occuperemo in altra sede. Qui però dobbiamo considerarlo come un tenore a tutti gli effetti, inserito all'interno di un'opera completa, distribuita da una grande etichetta e con un cast di professionisti.
E allora dobbiamo dirlo senza mezze parole: Bocelli non è, non sarà e non sarà mai Calaf - almeno in questa vita.
Non è questione di acuti, che ci sono, non belli ma ci sono.
Non è questione di timbro, gradevole.
Non è nemmeno questione di dizione, abbastanza scandita e precisa.
Semplicemente Bocelli non può essere Calaf perché non ne regge la tessitura dall'inizio alla fine. L'intonazione è sempre periclitante, ogni frase mostra cali di intensità vistosi. L'immagine è quella di un uomo chiamato a reggere un enorme masso che lo sta per schiacciare.
Oltretutto è evidentissimo come in questa registrazione appaiano due Bocelli: uno è il cantante, l'altro è l'ingegnere del suono che continua inesorabilmente a "pompare" artificialmente il suono per renderlo uniforme al resto del cast. Ma lo fa con risultati imbarazzanti perché quello che sentiamo è un vero mix di suoni sempre forti con la voce di Bocelli che riesce ad essere contemporaneamente in primo piano e nello stesso momento "indietro". Direi un vero miracolo.
L'ingresso di Calaf "padre mio padre" è sforzatissimo, "non piangere Liù" è privo di qualunque affetto. Il finale primo raggiunge vette di involontaria comicità: l'acuto finale sull' ultimo "Turandot" è talmente lungo è artificialmente "tirato" da superare i tre gong ed arrivare quasi all'inizio del secondo atto! Inascoltabile ed inaccettabile anche e soprattutto da parte del responsabile ultimo, di cui parlerò dopo.
La scena degli enigmi è piatta, il contrasto con la Principessa inesistente. Bocelli sceglie la variante acuta su "ardente" e il suono in se non è nemmeno malvagio ma la scena ha ormai perso ogni interesse.
Il "Vincerò" - lo chiamo così perché "Nessun dorma" è un'altra cosa - è cantato come un'aria da concertone all'aperto. Super gonfiata e spesso calante.
Accanto a Bocelli due onesti professionisti. La Wilson è una discreta Principessa, dalla voce piccola, dagli acuti microscopici. Una di quelle voci da festival estivo di provincia. Forse si è sentito di peggio, forse. Sicuramente si è sentito di meglio, Sicuramente!
La Nuccio è una gradevole Liù formato peso piuma ma la voce è di bella qualità.
La scelta di due donne così leggere comunque è abbastanza obbligata con un "tenore" di questo tipo.
Tanto è vero che Timur, l'unico dei personaggi che vocalmente interagisce poco con Calaf, ha invece la voce vera e splendida di Tsymbaliuk.
Tre maschere imbarazzanti - sarà per questo che Mehta li priva orribilmente di una lunga scena.
Orchestra non molto precisa, coro disomogeneo, coro dei bambini stonatissimo.
Responsabile unico e finale di questa registrazione rimane comunque Zubin Mehta che firma una direzione anonima, non precisa, priva di qualunque interesse. Oserei dire svogliata. Conosce l'opera probabilmente come nessun altro al mondo ma.... se cercate qualche guizzo o qualche magia delle sue precedenti Turandot avete sbagliato indirizzo.
Forse la continua ricerca di precari equilibri sonori ha reso il tutto molto più difficile, anche perché l'orchestra è sempre indietro per non coprire il protagonista.
Resta il fatto che in fondo a questo cd compare il suo nome. Ed è davvero una cosa che fa male.....

Chiudo con un sorriso. Una splendida battuta di un amico tenore: "i cantanti hanno cantato a Valencia. L'orchestra, per non coprirli, ha suonato a Siviglia".
Ecco in questa frase c'è il sunto di un disco inutile, fastidioso, irritante.
Nessuno di noi di OD ama discutere e pontificare sulla famigerata TUC ma un limite bisogna pur metterlo. Perché della Tecnica Unica del Canto, in questa Turandot non è rimasta né la tecnica nè il canto.
Flipperino

Categoria: Dischi

 

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