Tucidide ha scritto:Mi rifacevo solo alla nota attaccata in piano, che effettivamente era assai poco indicativa, perché anche la spagnola riusciva più ortodossa negli acuti in piano o pianissimo che in quelli a piena voce.
Magari approfondiremo la cosa: io infatti non la penso come te.
L'elemento tecnico più inconfondibile della Gencer erano proprio i filati ad alta quota. Non era solo la perfezione tecnica di quelle note a colpire, quanto lo stranissimo "appoggio". Era come se la Gencer, per far risaltare meglio quelle note, caricasse all'estremo il rapidissimo portamento precedente, quasi con l'effetto di uno scoppio che poi - in una frazione di secondo - si annullava nel pianissimo. Per contrasto, il filato diventava ancora più sbalorditivo.
Era con questa tecnica che la Gencer strappava REGOLARMENTE l'applauso con "Enzo Adorato", sia in America, sia in Italia.
Qui senti benissimo l'effetto non solo nell'acrobatico si bemolle filato, ma soprattutto nella prima frase.
E' talmente strana e originale questa formula che è difficile confonderla con qualsiasi altra cantante, in particolare - almeno mi sembra - con la De los Angeles.
Costei era in grossissime difficoltà a sfumare gli acuti.
Non so cosa tu intenda per pianissimi "ortodossi" (parola che - come sai - non piace a chi non crede alle pretese "ortodossie" ), ma a me risulta invece che la De los Anglese (maestra di incredibili finezze dinamiche al centro) in acuto fosse costretta a barcamenarsi, tanto che persino il la finale di "Senza Mamma" è privo di vibrazioni, duro come il legno.
L'immensa Victoria scontava sugli acuti la scelta coraggiosa di aprire i suoni, per renderli più umani e trasparenti.
In questo fu la sua grandezza, la sua modernità, la sua eloquenza, ma gli acuti ...bisogna ahimé lasciarli stare!
Comunque, come hai giustamente notato, anche la Gencer qui apre qualche suono al centro (basta sentire la prima frase: "uniti noi vivrEm", con quella E talmente aperta da sembrare una A). In questo senso può apparire sensibile alla lezione della Victoria, più che a quella della Tebaldi.
Avete ragione, intendiamoci, a osservare che il cattivo gusto dei portamenti tebaldiani intacca un poco anche la giovane Gencer (che della Tebaldi era una grande ammiratrice). Solo che ... a mio umilissimo parare, qui c'è un disegno espressivo, una logica psicologica che in genere nella Tebaldi mancava.
La Tebaldi indulgeva di solito in questi effetti con retorica "edonistica", un po' fine a se stessa; la Gencer invece, come diceva Frabrizio, comunica una nostalgia abbandonata, disarmata, quasi "presaga" anche quando sogna un futuro idealizzato e radioso. E anche le sottolineature espressive (il "mai" di cui parlavi) rientrano in un bisogno - tipico della Gencer - di convincere sè stessa, il proprio personaggio, prima ancora del pubblico; di dire e negare nello stesso tempo...
Le famose maschere...
Salutoni e ...preparatevi al nuovo quiz!
Mat
PS: lasciatemi giubilare! In qualsiasi altro forum ci sarebbero voluti mesi per riconoscere un brano di Weimberger cantato da Jerusalem e la Popp! Per giunta prima in traduzione tedesca, poi in traduzione italiana. Siamo su un altro livello!