Lucia di Lammermoor (Donizetti)

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Re: live from the met

Messaggioda Riccardo » mer 04 mag 2011, 19:25

MatMarazzi ha scritto:
Riccardo ha scritto:Però Pietro dovrai convenire che non si può applicare il marazzian concetto della novità a tutti i costi sempre e comunque...

Il "marazzian concetto"...
Ok, ok... era una battuta!
Però, anche se scherzosamente, bisogna stare attenti a queste battute! :)

Il fatto è che la battuta era rivolta a Pietro...
Ti leggo e stimo da molto tempo per non avere ancora capito nulla del tuo sistema di pensiero estetico (che comunque naturalmente e per fortuna preserva molte aree intriganti ed imprevendibili!).

Ok, avrei dovuto usare un termine esagerativo per indicare una sorta di visione caricaturale del tuo modo di ragionare che a volte mi sembra di cogliere in alcune opinioni (non tue ovviamente).
E' normalissimo che chi sostiene teorie altrui tenda ad esagerarne alcuni aspetti.
L'avversione verso Alvarez, dal momento che veniva giustificata come il rifiuto di un modo di cantare strasentito, vicino a vecchi cliche etc..., mi sembrava rientrare in questa ipotesi.

Per quanto riguarda la Devia, non so che dirti.
Mi pare che i casi siano molto diversi.
Alvarez è un cantante non originale ma che percorre dignitosamente e con ragionevole successo internazionale strade interpretative già battute da altri.
La Devia è in un certo senso cantante più originale, ma nella misura in cui affronta da anni un repertorio per il quale sono indispensabili caratteristiche che in lei non solo sono sempre state flebili, ma direi del tutto assenti! E il successo internazionale, guarda caso, ne ha risentito...

Alla fine della fiera, mi sembra abbastanza innegabile che nonostante tutto funzionino o abbiano funzionato di più il Cavaradossi o il Duca di Mantova di Alvarez (dieci anni fa ovviamente) che non tutte le eroine donizettiane della Devia.

Almeno...io personalmente preferisco chi percorre dignitosamente strade ritrite che non chi tenta rivoluzioni insensate senza averne i mezzi essenziali (che nel caso delle eroine del belcanto non sono solo, e non tanto, due o tre note scintillanti nel registro sovracuto).

Poi sulla carta posso essere d'accordo che a priori la Devia possa essere cantante più interessante e "nuova" rispetto ad Alvarez: ma per quello che avrebbe potuto e potrebbe fare, non in quel che fa e ha fatto.
Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen.
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Re: Lucia di Lammermoor (Donizetti)

Messaggioda FloriaTosca » ven 10 feb 2012, 2:02

Ho letto che avete discusso (entusiasticamente) della Lucia di Jessica Pratt in questro thread...
Ebbene, domani anch'io avrò l'onore di ascoltarla dal vivo.
Canterà domani sera la prima della Lucia al San Carlo di Napoli e poi quasi tutte le recite successive.
Peraltro già ho avuto modo di incontrarla in un evento organizzato e sembra una tipa che sa il fatto suo, molto umile e preparata.
Mi auguro davvero che non smentisca le aspettative! Se vi va posso tornare a recensirvi la serata (il direttore sarà Nello Santi e il tenore Gianluca Terranova).
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Re: Lucia di Lammermoor (Donizetti)

Messaggioda pbagnoli » ven 10 feb 2012, 6:40

Certo che ci farà piacere sentire le tue opinioni sul tema! Piuttosto, una mia curiosità: non pensavo che Nello Santi fosse ancora in attività!...
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Lucia di Lammermoor (Donizetti)

Messaggioda vivelaboheme » ven 10 feb 2012, 17:01

Lo è, lo è: Nello Santi è veneratissimo a Zurigo, non molto amato in patria (strana costante, sta avvenendo lo stesso a Daniele Gatti: osannato a Zurigo in Verdi e Wagner, guardato con un certo sussiego nel teatro di Milano, sua città d'origine. Noi italiani siamo gente molto strana...).
Personalmente non stravedo per il "tipo storico" di direttore "alla Nello Santi" cui peraltro riconosco grande charme. Mentre stravedo per il "tipo storico" di direttore "alla Daniele Gatti". Argomento sul quale, al di là dei due singoli nomi succitati, che servono solo da esempio, si potrebbe aprire una discussione, che introdurrei così: personalmente, trovo INDISPENSABILE e meraviglioso che, nel teatro d'opera, siano apparsi ad un certo punto un direttore di nome Arturo Toscanini e un altro di nome Herbert von Karajan. Senza i quali, saremmo ancora agli "accompagnatori" di cantanti dalla metrica e nozione musicale spesso incerta.... attendo riscontri, saluti a tutti.

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Re: Lucia di Lammermoor (Donizetti)

Messaggioda VGobbi » ven 10 feb 2012, 21:23

pbagnoli ha scritto:Certo che ci farà piacere sentire le tue opinioni sul tema! Piuttosto, una mia curiosità: non pensavo che Nello Santi fosse ancora in attività!...

Anch'io!!!
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Lucia di Lammermoor (Donizetti)

Messaggioda FloriaTosca » sab 11 feb 2012, 3:22

Che dire: da qualche ora si è conclusa la Lucia di Lammermoor napoletana, tanto celebrata come una specie di ritorno in patria da quel lontano 1835. Penso che Donizetti sarebbe stato fiero di una rappresentazione del genere: l'obiettivo era rendere una lettura filologica e composta, quindi via ogni eccesso ed ogni trovata audace. Bellissime le scene che riproducevano l'ambiente gotico scozzese: tombe, cancelli medievali, mura alte, corazze, storicamente curati almeno quanto i vestiti. A contraltare questa scelta di sobrietà una direzione, come l'avete definita voi, "storica": Nello Santi non permette eccessi orchestrali, la musica è sempre un sottofondo pacato che non sovrasta i cantanti (e aggiungerei anche LENTO!). Questo stile generale ha permesso di esaltare le voci dei protagonisti: malvagiamente scuro (anche troppo) il caricaturale Claudio Sgura nel ruolo di Enrico, migliore e più autorevole la prestazione di Giacomo Prestia come l'educatore di Lucia. Terranova oltre le mie aspettative: ha una voce di squillo degna di grandi tenori verdiani, molto commovente e trasportato nella finale "Tu che a Dio spiegasti l'ali", ha meritato una standing ovation per la sua interpretazione (si è emancipato da quell'etichetta di "cantante che gioca a fare l'attore", dopo la notizia della fiction su Caruso.
E infine c'è lei. Jessica.
Che dire, sarà che al San Carlo non siamo abituati da anni alle fuoriclasse, ma qui la classe c'era tutta. La prestazione è degna di una promessa del belcanto e non lo dico solo perché ho avuto l'onore di ascoltarla: la coloratura è perfettamente curata, l'acuto si spiega tenace, il centro è espressivo anche se meno sonoro (ma questo è un difetto di quasi tutti i soprani). Tutto il canto di Lucia nasconde un intenso lavoro di caratterizzazione del personaggio che va aldilà della partitura. Un esempio: quando Santi ha rallentato sensibilmente "Verranno a te sull'aure" non solo non ha messo in difficoltà la parte di Lucia/Jessica, ma le ha anche permesso di esibire un pianissimo galleggiante, etereo, molto prolungato e assolutamente saldo che è degno soltanto delle cantanti che hanno studiato e l'hano fatto con intelligenza. C'è stato sicuramente molto lavoro tra Santi e la Pratt, avendola diretta anche a Zurigo, così da sapere cosa valorizzare nelle sue doti vocali. Molti pianissimi e pochi acuti di potenza, ma ben distribuiti per creare "l'effetto pazzia". Che badi, non è strillazzamento di qua e di là: in questo la versione napoletana di Lucia è molto carente. La pazzia è dimessa, è il dramma umano di una donna che in (discutibile) posizione inginocchiata alla "Vissi d'Arte" esprime con il canto ogni mobile sensazione. Ciò che il regista Gianni Amelio ha mancato sul piano della dinamica e dell'azione, lo ha compensato Jessica con le modulazioni della voce. Il risultato può piacere o meno (diffuse sono state le critiche negative dedicate a Santi e alla sua leggendaria lentezza, che ha avrebbe "rovinato" sia il duetto iniziale sia la cabaletta della pazzia) e la stasi della regia può deludere, ma il prodotto è davvero raffinato se presentato con questo cast. Non sarà un cast internazionale ma è quanto di meglio possiamo assistere entro i nostri confini, almeno a mio avviso!
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Lucia di Lammermoor Aslico, eccellente Beltrami

Messaggioda vivelaboheme » ven 19 ott 2012, 19:44

ASLICO 2012

Oggi son preso e non ho molto tempo per scrivere, ma, essendo lo spettacolo in corso in questi giorni, segnalo l'esito felice della Prima di Lucia di Lammermoor andata in scena a Como per il Circuito Lombardo. Successone, nonostante premesse da brivido con entrambi i protagonisti del primo cast indisponibili e la compagnia meno esperta costretta a subentrare, proprio alla prima, all'ultimo momento. I giovani protagonisti Romina Casucci (Lucia) e Alessandro Scotto di Luzio (Edgardo) e l'intera compagnia hanno trovato, dal podio, una guida che li ha condotti ad ottimo risultato. Per ora riassumo ma mi riservo un ritorno, dopo un secondo ascolto: lo merita, in particolare, proprio la splendida direzione di Matteo Beltrami, che non solo ha risolto la situazione difficile traendo il massimo possibile dal giovane cast, ma ha imposto una sua chiara visione musicale e drammaturgica dell'opera. Una Lucia fremente, drammaticissima e poetica, attenta al "cotè" cavalleresco ma anche a quello psicologico della vicenda e della protagonista: condotta, in un gioco di tempi mobilissimi, con raro senso del teatro in musica. Una Lucia che, per quanto attiene al podio, mi sembra confermi in Beltrami - dopo gli ottimi esiti colti, negli anni, in varie opere di tutto l'arco della produzione italiana (dal belcanto al verismo) - un direttore di spicco nella generazione degli attuali "trentenni", per conoscenza del repertorio e del linguaggio musicale della grande opera italiana, e per capacità di farsene interprete allo stesso tempo totalmente appropriato e "fresco", profondamente originale nelle intenzioni e nella realizzazione. Qui, ad esempio, in collaborazione con il regista Henning Brockhaus, ci ha dato una "lettura" della "pazzia" di Lucia (intesa come rifugio in una vita alternativa, quella precedente, vissuta come vera) tutt'altro che scontata. Lo ascolto già da qualche anno, Beltrami sta facendo una carriera giudiziosissima (tutt'altro che un giovane "alla moda" buttato allo sbaraglio: ne è, per fortuna, l'esatto contrario) e alcuni teatri di spicco (Semperoper di Dresda, Fenice) se ne sono giustamente avveduti.

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Re: Lucia di Lammermoor (Donizetti)

Messaggioda DottorMalatesta » mer 05 feb 2014, 19:04

Qualcuno ha visto la Lucia alla Scala e ha voglia di parlarcene?

Ciao!

DM

P.S.: mi sto organizzando per comprare un biglietto online sul sito della Scala (Les Troyens). Avrebbero fatto meglio a chiedere a degli australopitechi di progettare il sistema di acquisto online. Così com'è, più che vergognoso, è penoso... : Andry : : Andry : : Andry :
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Monaco 2015

Messaggioda reysfilip » mer 29 lug 2015, 0:00

Sabato sera appollaiato in un posto di terzo ordine del Nationaltheater di Monaco ho assistito all'ultima data della nuova (diciamo così anche se ha debuttato a febbraio) produzione di Lucia di Lammermoor di questa stagione. Il motivo principale di questa trasferta era la coppia di amanti formata da Diana Damrau e Pavol Breslik; mentre la prima è ormai rodata nel ruolo del titolo, il secondo ha debuttato Edgardo in questa produzione a febbraio. Le aspettative sono state ampiamente ripagate: entrambi si rivelano interpreti sfavillanti.
La Damrau aveva debuttato il ruolo nel 2008 a New York, lasciandolo nel cassetto per qualche anno. Da qualche anno l'ha tirato nuovamente fuori, meditandoci sopra e arrivando a una comprensione totale di esso. Alcuni, soprattutto tra i melomani italiani, sostengono che la Damrau non è adatta al belcanto, ma questa Lucia è stata proprio la dimostrazione del contrario. La voce è più bella che mai, i sovracuti sono sfolgoranti e la coloratura, anche se meno spericolata di un tempo, rimane uno dei punti di forza della cantante bavarese anche perché usata in modo estremamente espressivo dalla prima all'ultima nota; niente viene buttato via, neanche i recitativi più blandi. La scena della pazzia è ovviamente il culmine di tutte le potenzialità della Damrau: ogni nota è perfettamente calibrata con i gesti e la voce, perfettamente supportata dalla glassarmonica, si piega a mille sfumature, nonostante alcuni movimenti spericolati richiesti dalla regia. Quest'ultima era ovviamente cucita su di lei e ne faceva una sorta di Jacqueline Kennedy bionda, sempre più nevrotica e pazza mano a mano che si procede nell'opera fino al vaneggiamento finale e definitivo. Lo "spargi d'amaro pianto" è pura nevrosi con quel foglio strappato ad ogni inflessione malinconica della musica mentre la Damrau sciorina acuti e trilli perfettamente calibrati con una facilità quasi incredibile. Un'interpretazione maiuscola che fa guadagnare alla bionda un posto tra le grandi interpreti di questo ruolo.
L'Edgardo di Breslik non è da meno. Il cantante slovacco ha dalla sua un bel timbro chiaro e una chiara comprensione dei personaggi che si trova davanti. Le salite agli acuti possono sembrare monotone Il suo Edgardo riesce ad avere tutte le sfaccettature del caso. Conosce tutti i suoi limiti, motivo per cui riesce a dosare la voce, senza strafare e senza scadere nello stereotipo del tenorastro da leggione che si strappa i peli del petto per gettarli alle prime file. Spicca nei numeri solistici (esemplare il suo "Tu che a Dio spiegasti l'ali" che davvero anela al cielo con quella splendida messa in voce, ancor più stupefacente vista la posizione in cui la cantava), ma valorizza da bravo interprete anche i momenti meno cantabili come l'invocazione "Son tue cifre" alla fine del secondo atto.
Nella scena-duetto del primo atto i due protagonisti dimostrano un affiatamento incredibile e regalano un "Verranno a te sull'aure" da manuale, anche solo per quell'inizio in piano in acuto della Damrau.
Accanto a tale coppia, spiccava il Raimondo di Tsymbalyuk, che si è fatto ben valere nei suoi interventi e soprattutto nel duetto con Lucia del secondo atto.
Poco da dire su Dalibor Jenis. Accanto a un parterre di tali protagonisti, il suo Enrico appariva poco carismatico e niente più che corretto.
Bravi Emanuele D'Aguanno come Arturo e Rachael Wilson come Alisa, un po' meno il Normanno di Dean Power.
Dirigeva sulle orme di Petrenko la giovane Oksana Lyniv, che è infatti assistente del Generalmusikdirektor. Anche se non si è molto staccata da quello che fatto Petrenko al debutto della produzione, la direttrice ucraina è risultata comunque convincente, rapportandosi bene con le voci degli interpreti e dando teatralità alla scena. Ha delle buone possibilità.
La regia era di Barbara Wysocka, praticamente al suo debutto operistico. La regista polacca vede in Lucia una donna forte che lotta per la sua indipendenza, non una che si fa manipolare facilmente; dunque se diventa una vittima sacrificale immolata agli interessi di un ambiente maschilista, lo fa solo perché è un suo volere e per non fare un dispiacere al fratello, scelta che la porterà poi a far uscire la sua nevrosi nascosta fino alla fine tragica. Per fare ciò, la Wysocka ambienta il dramma nell'America borghese degli anni 50-60 perché, secondo lei, è l'ultimo momento della società occidentale in cui una donna può e deve sottostare al mondo prettamente maschilista che la circonda per non destare scandali o altro. Gli Ashton diventano dunque personaggi alto-borghesi, mentre Edgardo è un novello James Dean che scardina involontariamente i cardini di una tale società (cosa che tra l'altro il vero James Dean ha fatto attorialmente con il cinema classico della prima Hollywood basato sul codice Hays). La visione può apparire traditrice nei confronti della drammaturgia originale, e ciò lo dice anche la regista stessa in un'intervista, ma alla fine la regia funziona sia ideologicamente che teatralmente, pur con qualche pecca. Infatti ogni tanto gli interpreti fanno quello che si è visto in tutte le Lucie di Lammermoor dai tempi della Sutherland o cadono in una recitazione un po' stereotipata, mentre il coro sta spesso nella posizione a semicerchio tipica del "non so come gestirlo", e qualche volta alcuni interventi sono involontariamente comici. Tuttavia la regia si riscatta in alcuni momenti, soprattutto nella scena della pazzia in cui Lucia con la pistola in mano tiene sotto scacco tutti minacciandoli e alternando lucidità a follia, fino ad astraersi quasi totalmente durante "Ardon gli incensi" cantata davanti a un microfono vecchio stile come se fosse una ballad da una colonna sonora di certo film classico.
Recita galvanizzante a cui è seguito un trionfo di ben 20 minuti con punte di entusiasmo generale per la coppia protagonista, chiamati al proscenio numerose volte in cui hanno scherzato sempre di più col pubblico rimasto ad applaudirli calorosamente.

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Re: Lucia di Lammermoor (Donizetti)

Messaggioda Freniano » mer 29 lug 2015, 8:19

E Breslik la sera dopo cantava Lenskij in un notevole Onegin (c'ero)...
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Re: Lucia di Lammermoor (Donizetti)

Messaggioda reysfilip » mer 29 lug 2015, 8:44

Freniano ha scritto:E Breslik la sera dopo cantava Lenskij in un notevole Onegin (c'ero)...


C'ero pure io e a breve parlerò anche di quello.
Breslik va seriamente tenuto d'occhio perché sta svettando su molti suoi colleghi tenori. E questa maratona Edgardo-Lenskij senza un minimo di cedimento (anzi, forse nell'Onegin è stato anche più bravo) ne è la prova.
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Re: Lucia di Lammermoor (Donizetti)

Messaggioda mattioli » mer 29 lug 2015, 9:35

Appero, bel resoconto, bravo reysfilip 8)
Per un momento vesto io i panni del vecchio moderatore barbogio tipo Malatestino o Flipperino :mrgreen: per complimentare il giovin recensore. Giovani operadischini crescono (bene).
Ciao miao bao

AM

PS: en ruote per Martina Franca. Dirovvi.
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Re: Lucia di Lammermoor (Donizetti)

Messaggioda DottorMalatesta » mer 29 lug 2015, 14:37

Grande Filippo, GRAZIE!!!

8)

Guardando un po´ di immagini sul Web mi è venuto da pensare: una Lucia alla Quentin Tarantino e un Onegin che sa di Brobeck Mountain…
Secondo te questi riferimenti sono appropriati per descrivere le due regie? Che effetto ti ha fatto una Lucia ambientati ai nostri giorni, senza alcun riferimento al romanticismo di Scott?

DM


mattioli ha scritto:PS: en ruote per Martina Franca. Dirovvi.


Wow che invidia... :roll:
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Re: Lucia di Lammermoor (Donizetti)

Messaggioda reysfilip » mer 29 lug 2015, 17:51

Grazie a tutti per i comlimenti :D
Provo a rispondere a Francesco.

DottorMalatesta ha scritto:Guardando un po´ di immagini sul Web mi è venuto da pensare: una Lucia alla Quentin Tarantino e un Onegin che sa di Brobeck Mountain…
Secondo te questi riferimenti sono appropriati per descrivere le due regie? Che effetto ti ha fatto una Lucia ambientati ai nostri giorni, senza alcun riferimento al romanticismo di Scott?


Onegin-Brokeback Mountain direi che è un paragone appropriato e rientra nella poetica post-modernista di Warlikowski che spesso vede alla base delle sue regie film o riferimenti ai media contemporanei.
Sulla Lucia andrei più cauto. Il paragone con Tarantino è interessante ma questa regia non mi è sembrata così vicina a tale regista. Se penso a Tarantino mi immagino uno splatterone pieno di sparatorie con Lucia grondante di sangue, un po' come lo è nell'allestimento della Zimmermann pensato per il Met e ora rodato alla Scala. Qui c'è Raimondo bagnato di sangue (anche un po' gratuitamente) che entra sulle note della festa di matrimonio e Lucia invece è tutta pulitina ma con una pistola in mano che smentisce il suo stesso essere e si erge prima minacciosa, poi si adagia in questa condizione di minaccia finché non le strappano la pistola di mano. Tarantino è forse l'unico regista con cui poter fare un paragone ma non lo vedo così stringente.
Quanto ai romanticismi, penso che sia una delle poche regie che tenta di estrapolarla dal contesto romanticone che pervade il 90% degli allestimenti di Lucia, e questo mi è piaciuto. Sarei curioso di vedere le regie di Michieletto (in cui si esibirà la Damrau a Torino), Joosten e Carsen, per capire quanto quella della Wysocka può essere considerata una regia rivelatoria. Ormai lo abbiamo capito che Lucia è il drammone romanticone tratto da Scott. Se qualcuno trova altre vie e riesce a farle funzionare, tanto meglio. Qui funzionava a tratti alterni, ci sarebbe voluta un po' più di collegamenti stringenti con la musica, ma nel complesso era più che accettabile. Ma secondo me ci vuole un approccio più all'inglese e meno tedescoide, a meno che non si rispolveri il Guth di un tempo.
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Firenze 2015

Messaggioda reysfilip » mer 30 set 2015, 18:38

Vi è mai capitato di vedere una Lucia e che la cadenza della pazzia sia così ben cantata che viene bissata? E che nel bis l'interprete-cantante sia interpretativamente migliore che nella parte "standard"? Ecco, a me è successo alla Lucia fiorentina di ieri sera. Miss Ashton era Jessica Pratt per cui è stato rimontato il famoso spettacolo di Vick, nato proprio a Firenze vent'anni fa e di cui ormai sono rimaste solo le belle scenografie. Intendiamoci, la Pratt, dal punto di vista meramente canoro, è semplicemente strepitosa con quei sovracuti limpidissimi, una tecnica perfetta e agilità affrontate come se fossero la normalità. Il problema infatti non è quello. Il problema infatti è che la cosa si esaurisce lì. Se Lucia fosse solo questo avremmo trovato l'interprete perfetta. Il problema è che sappiamo benissimo che non è così. E lo sappiamo da tanto tempo ormai. Tuttavia in Italia quando c'è da fare Lucia ormai si chiama solo lei. E per quanto siano belli i suoi suoni flautati, già dopo "Regnava nel silenzio" non le credi più. Sembra sempre solo ad aspettare il momento delle agilità e dei sovracuti (che interpola ovunque sia interpolabile, soprattutto nei duetti con Enrico e Raimondo in cui il ruolo insiste più sul registro centrale che le si confà di meno) per far sentire quanto è brava. Solo nel bis della cadenza riesce a mostrare un minimo che Lucia è una pazza nevrotica, ma è un momento, e dopo la prova maiuscola della Damrau lo scorso luglio a Monaco, a me questo non basta di certo.
Il contorno era fatto per far risaltare la diva, e mi è dispiaciuto che Julian Kim risultasse così anonimo nel ruolo di Enrico, dopo l'ottima prova degli scorsi Puritani dell'anno scorso. Borras come Edgardo non mi è parso molto più che corretto. Unico a risaltare, Zanellato come Raimondo.
Menava la polenta un pessimo Carminati. La regia la potevo praticamente rimontare io.
E qui mi taccio.
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