Ah, che bello, finalmente un argomento in cui non sono d'accordo con teo.emme
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Secondo me, se c'è proprio una caratteristica tipica dei Berliner è la loro versatilità. E' un'orchestra che si è sempre adattata al suo direttore, a cominciare proprio dal passaggio da Furtwangler a Karajan: o non penseremo davvero che il suono alonato, sfumato, morbidissimo di Karajan (ottenuto perfino con voluti "errori" tecnici, cioè infinitesimali sfasature negli attacchi) fosse quello della Grande Tradizione Tedesca, tutto in maiuscole? Altro spettacolare passaggio con Abbado, quando in poco tempo l'orchestra si è reinventata (fermo restando, ma è ovvio, parliamo del meglio del meglio, la sua straordinaria bravura tecnica e il non meno straordinario virtuosisimo) un suono completamente diverso, sempre morbido ma nervoso, affilato, novecentesco.
Con Rattle, e qui sono abbastanza d'accordo con chi mi ha preceduto, il passaggio è stato meno convincente. Nel senso che sir Simon ha fatto, come tutti, cose magnifiche, belle e meno belle, ma alla fine senza dare un segno davvero forte, a parte, come notava il Doc (intendo Flip), nel "marketing", che è poi qualcosa di più complesso che riguarda anche l'"immagine" dell'orchestra, e alla fine anche la sua identità artistica.
Però non so davvero come si possa dire che quest'orchestra sia "refrattaria" ai cambiamenti. Refrattari sono semmai i Wiener, che suonano allo stesso modo da sempre e con chiunque sia sul podio, e che proprio per difendere questa primazia dell'orchestra sul direttore rifiutano di averne uno stabile. I Wiener quello sono e quello restano; i Berliner, no. Ma questo dipende, IMHO, anche dall'ambiente. Berlino è, almeno dagli inizi del secolo scorso, una città cosmopolita, internazionale, multietnica (oggi), progressista e anche un po' radical chic (non a caso era detestata dai nazi e li detestava): e la sua orchestra è così. Vienna, provinciale, conservatrice, saldamente rivolta al passato, ha l'orchestra che sappiamo: meravigliosa ma sempre uguale.
E' per questo che la candidatura che sembra abbia più probabilità di spuntarla, quella di Thielemann, non mi convince. Lui non è affatto l'ultimo epigono della GTT come da marketing discografico e marketting critico: si è sempre pensato come l'erede di Karajan, che di quella tradizione era un innovatore e non un semplice continuatore. Però non mi sembra in linea con la curiosità inquieta e innovativa della città e dell'orchestra (e infatti finora non mi sembra che si siano amati molto), come potrebbe esserlo un Petrenko che, sempre IMHO, sarebbe il candidato ideale (anche se spero che non venga scelto, perché a me piace l'opera e preferisco averlo sul podio della Bayerische Staatsoper che su quello dei Berliner...). Comunque i Berliner hanno spesso preso delle decisioni spiazzanti, vedi appunto quella di Abbado, e si sono spesso rivelati molto più avanti degli osservatori: quindi speriamo bene.
Beh, scusate la lenzuolata. Amo quest'orchestra più di qualsiasi altra, anche se nell'evo dC (dopo Claudio) ho avuto meno occasioni di ascoltarla.
Buona settimana
AM