pbagnoli ha scritto:MAI DETTO NIENTE DEL GENERE!
Ho detto questo NON della Giovine Scuola, bensì del libretto di Colautti etc...
Quant fuoco Pietro..e quanta carne al fuoco. Procedo con ordine:
- anche io "vo' fare ammenda", il riferimento alla "giovane scuola" in toto non c'era... Però - e lo dico pro domo mea - non vedo tutta questa ingenuità in titoli come Adriana, nel senso che fan parte di un determinato periodo storico e si inseriscono in una precisa corrente letteraria (pur borghese, pur perbenista, pur "superata") che però rispondeva a precisi canoni. E stereotipi, certo, perché l'opera soprattutto è fatta di stereotipi: quelli fin de siecle e quelli melòodrammatici, quelli mitologici e i caratteri dell'opera buffa;
- lungi da me propormi come "riferimento di critica letteraria": non è il mio mestiere, come non lo è neppure la critica musicale. Sono semplicemente opinioni fondate su ragionamenti e approfondimenti. Le mie come le tue. Concordo certamente sull'importanza della Scapigliatura, anche se il movimento ebbe più che altro carattere provinciale, localizzato in confini ristretti e, come spesso accade, più interessante per i manifesti teorici che per i risultati concreti (vidi qualche tempo fa una bellissima mostra a Milano dedicata alla pittura scapigliata e non ho potuto non pensare - dopo la sfilza di ritratti di famiglia e di industriali e di fanciulle - che gli scapigliati che volevano bruciare il mondo si sono trovati appesi nei salotti borghesi delle "famiglie bene" del milanese). Boito ne fu un esponente, non certo, però, il massimo. Ovvio che il mio sia lo sguardo di chi lo legge nel 2014, ma anche rispetto alla letteratura coeva, trovo il buon Arrigo figura interessantissima di intellettuale, ma troppo occupato nel crogiolarsi nella propria facondia, nella propria cultura, nella propria mania arcaicizzante. I libretti verdiani - pur riusciti, grazie alla supervisione del compositore che era DAVVERO un uomo di teatro, molto più di Boito anche se, probabilmente non avrebbe saputo comporre un pentametro giambico o un distico dattilico o un'anacreontica - tradiscono, nelle scelte lessicali, soluzioni quantomeno discutibili (e non lo dico solo io, ma - se non sbaglio - anche il Budden). Gli altri libretti sono molto peggio: non è ironia, ma constatazione della loro illeggibilità e antimusicalità (ti prego leggiti Ero e Leandro). Ma anche il Mefistofele o l'orribile traduzione del Rienzi (che è pure peggio di Zanardini);
- ora però lo scrivo io: NON HO MAI PARLATO di congiure! Se la "giovane scuola" è oggi poco presente nei cartelloni, le ragioni - come ho sempre detto - sono storiche e sociali: oggi il pubblico, per tanti motivi, non si rapporta più ad essa. Magari da qui a 20 anni cambierà di nuovo tutto (chi avrebbe immaginato, 50 anni fa, che le opere di Haendel avrebbero riempito i teatri? O il Rossini serio?). O magari no. Men che meno c'entrano le case discografiche (lo sai bene come la penso) che, al contrario, se vi fosse stata realmente ansia ed esigenza di quel repertorio ne avrebbe approfittato per produrre titoli e vendere cd (ci provò la DGG con un progetto abbandonato che ruotava intorno a Veronesi e Domingo...ma credo che in quel caso il problema non fosse il repertorio, ma gli esecutori, aldilà della decenza). Vero è che sulla "giovane scuola" pesa un pregiudizio negativo, ma è un universo talmente vasto e variegato che quasi più nessuno la ridurrebbe a Giordano e Mascagni;
- la drammturgia dei libretti verdiani (che comunque funziona decisamente meglio di tanti altri prodotti analoghi) presenta gli stessi vizi e virtù. C'è Piave, certo, ma anche Solera o Maffei...
- non ho nessuna antipatia per i libretti wagneriani: sono funzionali alle idee musicali del compositore, ma certamente non si tratta di Goethe. E va bene così...dico solo che è pur vero che molti libretti della "giovane scuola" sono ingenui, ma non li trovo così distanti da altri maggiormente celebrati (parlo di senso del teatro). In questo senso non mi riferisco alla cultura che rivelano i testi di Boito o ai riferimenti filosofici (tra Feuerbach, Marx e Schopenhauer) cntenuti nei poemi wagneriani, ma a pura e semplice funzionalità teatrale;
- per il resto sono tornato pure io dalle ferie e non avevo modo di rivedere il Blu-Ray dell'Adriana ROH...ma ricordo la direzione buona (ma certamente non rivelatrice di alcunché) del routinier Elder...