beckmesser ha scritto:E perché no? Le ospitate di istituzioni musicali le hanno sempre fatte alla Scala. Così come invitavano Gergev con tutta la truppa del Marinsky per allestire una (brutta) Forza del Destino, potevano invitare Gardiner e i suoi a presentare Don Giovanni. E comunque, a fine anni ’90, Gardiner aveva già iniziato a dirigere anche allestimenti con orchestre stabili. Del resto, resta il fatto che, nella primissima stagione post-Muti, Gardiner a dirigere alla Scala c’è venuto: mi sembra dura pensare ad una mera coincidenza.
Ma è venuto a dirigere Janaceck...non Mozart. E ci è arrivato dopo aver vistosamente mutato il suo repertorio (non più dedicato quasi unicamente al barocco). Le ospitate a cui ti riferisci erano inserite in quelle "tourné" che ogni tanto i grandi teatri fanno in giro per il mondo (lo fa anche la Scala in Giappone): prima del Mariinsky c'era stato (almeno tre volte) il Bolshoi... Il caso di Gardiner è differente: non sarebbe stata l'ospitata di un teatro, ma di un direttore con la sua orchestra di specialisti di un certo repertorio. Fosse per me un teatro dovrebbe anche dare spazio alla circolazione di orchestre e direttori di consolidata affinità (non solo limitarsi a noleggiare gli allestimenti), ed evitare l'imbarazzante situazione di un Gergiev che arriva a Milano il giorno precedente la prima di Turandot (senza poter contare su una base di solida preparazione) rinunciando di fatto ad una vera "interpretazione"...forse sarebbe meglio far venire Gergiev con i professionisti che conosce...ma è fantalirica.
beckmesser ha scritto:Sia ben chiaro: non sto dicendo che Muti era cattivo perché non invitava Gardiner; fatti suoi, ne aveva tutto il diritto se non gli piaceva. Ma veramente mi sembra eccessivo parlare di valorizzazione dei grandi direttori dell’epoca solo perché d’ogni tanto si dava uno sgangherato Stiffelio all’ottuagenario Gavazzeni. Anche da spettatori, siamo onesti, si notava un evidente differenza di impegno e di risorse negli allestimenti di Muti rispetto a quelli assegnati ad altri…
Non so se sono io ad avere avuto abbagli, ma io non ho visto solo l'ottuagenario Gavazzeni nei pochi spazi lasciati liberi da Muti...ho visto Sinopoli (a dirigere Strauss e Puccini in allestimenti impegnativi), ho visto Chung, ho visto Davis, ho visto Chailly (puoi dire tutto di quell'Angelo di Fuoco, ma non che fosse un allestimento "tirato via"). Oggi l'orizzonte qual'è? D'accordo: ora vengono Salonen e Pappano (ma siamo nel 2014 e Muti se n'è andato più di 10 anni fa) e poi? Luisotti, Morandi, Luisi, Rustioni, Roberto Abbado, Fogliani...si annuncia Nello Santi. Manca solo Oren... Questo non per dire che all'epoca c'era un via vai di direttorissimi, ma che allora non c'era quella chiusura che spesso viene descritta. Poi i punti di criticità rimangono.
beckmesser ha scritto:Quello che appare veramente incomprensibile, come già detto, è che, sistematicamente, tutti i grandi direttori vengano messi sul repertorio straniero, e tutti i battisolfa su quello italiano (opera inaugurale a parte). Ma che gli ha fatto Donizetti a Lissner?
Appunto...ma anche Wagner non è messo meglio perché se è vero che Muti - vivente Sinopoli - poteva evitarsi/ci il Ring, è altrettanto vero che lo stesso poteva fare Barenboim (con Thielemann in circolazione, se proprio si vuole restare ad un approccio classico)... Secondo me l'unica vera grande novità della gestione Lissner (oltre ai finalmente arrivati Salonen e Pappano) è il ciclo Monteverdi affidato ad Alessandrini con i suoi solisti, anche se mortificato dai non allestimenti di Wilson (che a me pare solo un Pizzi in versione più chic)...