DVD HARDY/Scala "La Forza del destino" 1978 (Patanè, Caballé, Carreras, Cappuccilli, Ghiaurov, Nave, Bruscantini) Questa edizione Hardy/Scala colma finalmente una grande lacuna del mercato “ufficiale” consentendo così a tutti di ammirare una delle più entusiasmanti rappresentazioni verdiane del dopoguerra scaligero, ai (bei) tempi trasmessa in diretta RAI.
La recuperata visione di uno degli spettacoli ricordato da sempre come ”storico” dai fortunati che c’erano è anche molto utile a mio parere per fare in un colpo solo piazza pulita dei tanti teorici del canto astratto che quotidianamente soloneggiano, molto spesso anche a ragione sia chiaro, nei vari salotti reali o virtuali dei melomani più accaniti, sul rigido teorema secondo cui l’arte del canto non sarebbe, per citare il famoso Celletti, una cabala, giacchè “sulla carta” il cast stellare riunito per festeggiare la stagione del bicentenario del glorioso teatro milanese del Piermarini non appariva allora, e non appare tutt’oggi, del tutto doc per una opera così vocalmente complessa e talvolta discontinua come La Forza del destino che Verdi compose per il Teatro di San Pietroburgo.
Eppure quella magica sera di giugno 1978, mentre l’Italia intera era incollata al televisore per vedere gli azzurri di Bearzot battere inutilmente quei padroni di casa argentini che poi conquisteranno l’ambito trofeo, alla Scala di Milano si compì un vero e proprio miracolo di Teatro verdiano allo stato puro, di quelli insomma in grado di suscitare le più sfrenate e viscerali emozioni al pari di una rete decisiva di Bettega se non di più, ed il video di quella storica serata ci fa così rivivere oggi quella stessa incredibile emozione atto dopo atto in un crescendo davvero irripetibile.
La Scala fece le cose in grande dato l’evento, in fondo la Scala è stato anche e soprattutto il Teatro di Giuseppe Verdi, ed occorreva essere all’altezza di alcune memorabili esecuzioni verdiane che in quei magici anni settanta avevano preceduto il cimento in una opera tanto difficile da allestire con profitto, basti pensare, tanto per dirne 4 rimasti essi pure storici, alla accoppiata Macbeth e Simone del duo Abbado/Strehler al Don Carlo Abbado/Ronconi ed all’indimenticabile Otello di Kleiber/Zeffirelli, oppure a certe riprese del Ballo in Maschera con, a seconda dei casi, le rigogliose voci di un giovane Pavarotti o di una Caballé e Carreras in stato di grazia, insomma non era certo facile rimanere alla altezza dei precedenti di quegli anni nel campo del Verdi maturo e per di più con una opera così ostica.
E così la regia del solido
Puggelli fu supportata dalle scene disegnate nientemeno che da
Renato Guttuso che ancora oggi sono semplicemente splendide, mentre a dirigere fu chiamato un direttore ai tempi molto sottovalutato da certa critica togata ma che era celebre per essere il più amato dai cantanti che sapeva agevolare traendone il meglio come pochissimi altri sia prima che dopo di lui, ossia il compianto
Giuseppe Patanè che quella sera diresse come davvero meglio non è possibile dirigere questa opera che pochissime bacchette sia prima che dopo sono riuscite a veramente comprendere appieno.
Il principale azzardo sull’invero impegnativo fronte vocale, praticamente decisivo in opera siffatta, stava proprio sulla carta nella scelta della coppia dei giovani innamorati visto che il tenore chiamato all’impegno di impersonare l’eroico Alvaro aveva all’ epoca solo 31 anni mentre il soprano protagonista del pesante ruolo di Leonora di Vargas, che aveva fatto la fortuna di verdiane doc come Renata Tebaldi, era una somma belcantista che non da molto aveva deciso di allargare il proprio già ricco repertorio anche ai ruoli più spinti del melodramma, e per di più quella sera erano entrambi al loro rispettivo debutto nella Forza.
Volendo fare le pulci canore anche altre due parti protagoniste ossia quelle di Carlo e di Padre Guardiano erano state assegnate a due grandi beniamini scaligeri di quegli anni sulla correttezza del metodo di canto dei quali, tuttavia, in molti puristi hanno sempre avuto da ridire (
Piero Cappuccilli e Nicolai Ghiaurov), e così pure il mezzo-soprano incaricato del (per mio conto bruttarello) ruolo di Preziosilla era una discreta professionista ma nulla più (
Maria Luisa Nave), in pratica “sulla carta” solo la scelta del mitico
Sesto Bruscantini nel ruolo buffo di Fra Melitone sembrava veramente appropriata all’evento.
E invece, come talvolta accade in quelle serate magiche che sono poi la ragione principale che ci fa amare da sempre il Teatro e la musica e quindi soprattutto l’opera che è appunto teatro più musica, quella Forza del destino si rivelò uno dei più straordinari spettacoli verdiani che la storia moderna ricordi, al punto che si fatica a contenere il fracasso delle ovazioni che sempre più incandescenti concludono ogni pezzo e che fa durare l’ultimo atto molto oltre il tempo previsto da Verdi stesso, in una sorta di delirio collettivo con un vero e proprio tifo che definire da stadio appare forse persino riduttivo.
E per capirne la ragione basta vedere e ascoltare uno dopo l’altro e in ordine di apparizione questa straordinaria passerella di fenomeni vocali colti in una vera e propria gara di bravura al rilancio, al punto che alla fine risulta impossibile, persino al tifoso più sfegatato dell’uno piuttosto che dell’altro, stabilire una finale graduatoria, e quindi podio alla pari per tutti in un tripudio di festa a Verdi ed alla Scala.
Montserrat Caballé targata 1978 forse come mera vocalista non è più impeccabile nella brusca stretta conclusiva del grande duetto con Padre Guardiano del II° atto, ma in altri momenti è una interprete di levatura storica che mai alcuno avrebbe pensato avrebbe potuto diventare visto il timbro eccezionalmente morbido in origine della sua voce. E qui è da riportare quell' esattissimo rilievo annotato dl Franco Soprano nella presentazione di un disco di duetti con Domingo per la EMI, ove il critico rilevava come la più grande dote della Caballé fosse stata proprio quella di non essersi "fermata" alla immediata comunicabilità del suo strumento vocale. La grande aria del IV° atto
Pace mio Dio rimane il vero apice della serata laddove inserisce, in una esecuzione trascinante da verdiana doc, un purissimo, trasparente ed interminabile Si bemolle in pianissimo alle parole
Invan la pace per poi chiudere in un crescendo in forte alla invettiva
Maledizione con il difficile passaggio La/Si naturale senza la pausa di rito.
Di grande rilievo è anche il recitativo di entrata Io non amarlo!, l'aria
Me pellegrina ed orfana, e l'ovvio grande appuntamento "mistico" del II° atto con la preghiera
La vergine degli angeli, cantata di spalle con quelle pieghe del mantello che ne incorniciano la figura inginocchiata verso l’altare. Infine nel terzetto finale
Lieta poss'io precederti raggiunge, come già nel musicalmente similare finale da Trovatore, un vertice assoluto per l'accento allo stesso tempo commosso e disperato, pur in una mantenuta fierezza, essendo, tra l'altro, in questi particolari momenti, e non tanto e non solo nelle arie o nei duetti, che appare possibile distinguere, checchè ne dicano i vari soloni, la vera grande cantante verdiana, da surrogati più o meno riusciti.
Quanto alla accoppiata “grave”
Ghiaurov/Bruscantini non credo occorra dire molto di originale se non che si tratta di due voci da basso tanto diverse quanto di incredibile impatto anche all’orecchio meno disposto, e così alla impeccabile perizia stilistica del primo, capace di valorizzare al massimo anche le frasi meno ispirate di un ruolo troppo spesso tramutato in burla da quattro soldi, risponde quella cascata di armonici del secondo che dona al finale terzetto quella giusta nota di ieratica solennità che crea la finale magia di quell’ultimo accordo che si raccoglie soffuso prima del sipario che scende.
Ma questo DVD merita di essere acquistato da tutti anche per la assolutamente eccezionale performance dei due smaniosi nemici Don Carlo e Don Alvaro, visto che quella sera sia
Piero Cappuccilli che Josè Carreras toccarono nei due celeberrimi duetti forse lo zenith assoluto del loro generoso splendore vocale.
Siamo di fronte al Teatro di Verdi allo stato puro, quello che fa sobbalzare dalla sedia e, udite udite, commuove e travolgere proprio come, immagino, sperava quel gran genio del Peppino quando parlava di “parola scenica”.
Ragion per cui abbandoniamo per un attimo Rossini e i dictat del fenomenale e compianto Celletti (la bibbia delle voci) e facciamoci travolgere da questi due assoluti portenti vocali, si insomma due mostri in stato di grazia dalla voce semionnipotente (nel caso di Cappuccilli poi toglierei il semi...) che cantano, ai tempi mi venne da dire, non tanto da maschi ma direi proprio da..machi !!!
Si risveglia Alvaro dopo la morte scampata e il 31enne Carreras approccia verso il proscenio il suo lamento
Nè gustare m’è dato...sin dall’attacco anzichè sfumato ed in crescendo alla tenore di giusta scuola, la emissione del suono è tutta aperta e palesemente spinta ed il richiesto crescendo è risolto aumentando il volume e la voce più sale e più allarga....orrore direte voi, e invece no !!! Vi assicuro che l’effetto invece è incredibile, e se il suono sembra un violoncello che raccoglie proseliti in corsa (perchè il timbro ispanico del Josè trentunenne era da brivido vero, poche balle) l’accento e la pur semplice recitazione è quella del giovane innamorato ma fiero, disperato ma illuso, insomma è l’Alvaro della cui voce suadente e solare tutte le Leonore del mondo si innamorebbero, in disco preferisco, è certo, il perfetto Bergonzi oppure lo squillo del Corelli, ma in Teatro e in video questo è l’Alvaro di Verdi !!!
Arriva da dietro il rivale Don Carlos e si piazza come un burino nel mezzo del palcoscenico a bracca conserte e comincia a scaricare note e ancora e come per il rivale tenore, anche il baritono Cappuccilli canta tutto tra il forte ed il fortisssimo e le sfumature stanno tra l’assordo e il virulento, orrore direte voi anche qui...macchè, a quell’irresistibile seduttore dalla voce piena e virile ci deve essere un fratello tutto di un pezzo e senza tentennamenti. e così le due voci in recitativo invettiva aprono al successivo e meraviglioso cantabile
No di un imene il vincolo...e voi non avete idea di come si incastrino magicamente e verdianamente queste due voci fenomenali con Alvaro che implora il
cerchiamo insieme ove fuggì e Carlo che ribatte
Stolto tra noi dischiudesi....
A quel punto la voce di Carreras diventa quasi baritonale e quella di Cappuccilli quasi tenorile tanto è pompato il registro centrale del primo e quello acuto del secondo, e il bello è anche notare in diretta, la differenza tra i due nella salita agli acuti, giacchè mentre Carreras stacca con continui ed evidenziati passaggi di registro, Cappuccilli storce leggermente la bocca e la sua voce sale come una colonna compatta senza alcun apparente passaggio.
Come abbiano entrambi imparato a cantare così resta un mistero, come possano poi non restare afoni per due mesi dopo una scena cantata così è ulteriore mistero, come abbiamo infine fatto a fare 6 recite di fila così idem etc. etc. non mi importa affatto.
Resta il dato che la voce poi non l’hanno persa e che il loro repertorio è sempre stato quello più spinto, saranno due miracoli della natura, probabile, ben vengano....
Allora avete in mente il concetto di “tirarti dentro” ? Ecco sfido chiunque, anche tra i meno inclini alla lirica, a non rimanere incollati alla sedia per vedere come caspita va a finire tra quei due portenti, ed anche, e perchè no, la sfida a chi infilza l’acuto più lungo o la nota più grossa...palestra è il duello del dramma, palestra diventa anche lo sfoggio canoro in scena e dal vivo di quei due, e incredibile e straordinario che si chiuda con l’acuto all’unisono di
a morte andiam dove è certo che probabilmente le singole note, se analizzate al microscopio, non saranno state un modello di “copertura suono” o di appoggio sul fiato, ma che, vi assicuro, così lanciate con quella veemenza mentre il sipario si chiude e Patanè incalza l’orchestra, paiono due folgori.
Devo dirvi ancora cosa succede nel secondo e più celebre duetto
Vissi nel mondo intendo ??? Non credo, è sublime l’opera ben cantata, ma quella recitata e vissuta a squarciagola da due simili fenomeni vocali è da adrenalina pura, non era Bellini della Norma era Verdi, il Verdi eroico che in questa opera, a differenza che in Traviata, ha scritto una operona per i russi e l’ha scritta sostanzialmente per i due maschi rivali...e quella sera alla scala c’erano proprio due gran machi, i più machi della lirica negli anni ’70.
Ancora oggi dopo anni ogni mi venivano i brividi e la pelle d’oca quando Carreras stira la sua voce larga e rotonda fino al si acuto del
guerrier e lo acchiappa tirando giù il teatro o quando Cappuccilli “sputacchia” abusando di corone su sol....e non sol...con quella voce enorme che cessava di rimbombare solo quando veniva infilzato dalla spada del rivale.
Così come appare in questo DVD insomma la Forza del destino di Verdi appare finalmente per quella grande opera di Teatro allo stato puro che è chi vuole se ancora non ce l’ha se la compri se invece preferisce restare alla proprie condizioni su carta peggio per lui…
http://www.amazon.com/Verdi-Forza-Destino-Scala-1978/dp/B004J726UC%3FSubscriptionId%3DAKIAIDKELRVZOPNIFBJQ%26tag%3Dmeremedirelec-20%26linkCode%3Dxm2%26camp%3D2025%26creative%3D165953%26creativeASIN%3DB004J726UC