Tucidide ha scritto:Ed è un peccato, aggiungo io, ché la traduzione, diversamente dal testo originale, può essere aggiornata e rifatta: per un Wagner in italiano mica bisogna prendere le zanardinate "Cede il verno a' rai del mite april" ecc. ecc.: si possono riscrivere in un italiano mediamente letterario, magari coinvolgendo nell'impresa poeti e scrittori. Esattamente come si fa con Shakespeare, di cui ogni tanto esce una traduzione nuova.
Be' Tuc,
i film vengono doppiati in alcuni paesi mentre in altri (pensa ai paesi arabi) no. E Titanic è popolare a Mestre come a Jeddah. Si tratta di convenzioni. Ed è una convenzione talmente radicata da non notare più le paradossali conseguenze. Per anni io sono stato un fan accanito di De Niro senza aver mai sentito la sua voce.
Sull'argomento traduzione del libretto io sto con Mattioli.
Ci sono i sottotitoli dovunque. Che bisogno c'è del testo tradotto?
Aggiungo che, traduzione aggiornata a meno, secondo me tu non capiresti lo stesso una mazza di quello che si dice.
Pensa il "Was bluten muss" di Elektra o anche solo il "Die Manner Sippe" di Sieglinde tradotto in italiano.
Non so tu ma io capisco poco, ad esempio, della Francesca da Rimini o della Fiamma se non ho il libretto e i sottotitoli.
Temo che Wagner e Strauss tradotti suonerebbero pressappoco così. Sai che spasso.
E poi, anche ammesso che si possa trovare una traduzione nuova e che si capisca tutto, cosa avremmo?
Elektra in inglese, italiano, francese, spagnolo, ceco, rumeno, russo, giapponese....
A che pro? Povera Herlitzius. Dovrebbe impararsi la parte in più lingue per cantarla alla Scala, a Madrid, a Parigi, a Praga, a Mosca....
E perchè dovrebbe poi impararla in italiano per cantarla in Italia dove, se va bene, non la pagano e, se va male, non la pagano e pure la fischiano.
Non credo che tu auspichi la traduzione in italiano per far rifiorire la defunta schiera di italici cantori che cantavano all'italiana il repertorio tedesco. E che si facevano dare del Voi (come direbbe mia nonna) in tutti i teatri del mondo.
Mi spiace, io la nostalgia dei "cigni gentili" e delle "belle Isoline" (ma anche dei soffi dell'aprile) non la sento proprio.
Il paragone con la prosa non tiene. Il pubblico frequenta il teatro di parola principalmente -se non del tutto- per seguire in maniera lineare lo sviluppo di una vicenda. E quindi il testo deve essere tradotto. Solo pochissimi (io certo no) riescono a percepire la meraviglia (come dice un amico) del blank verse scandito da Olivier, solleticato da Barrymore e azzannato da Branagh. E solo pochissimi vanno a teatro per quello. Molti entrano a teatro non dico per un Pericle, ma anche per un Riccardo III, senza sapere nemmeno la trama.
Nell'Opera invece vale il contrario. A pochissimi interessa lo sviluppo della vicenda, mentre invece è la nuance a farla da padrona.
E qui Vittorio ha ragioni da vendere.
Il suono di una lingua nel teatro musicale (anche se non la conosci) è fondamentale. Il compositore ha scritto quella musica sotto quelle sillabe che "suonano" in quella maniera.
La versione originale, mi dispiace Tucidide, non è una faccenda da snob.
Ciao
WSM