Rodrigo ha scritto:sono vari giorni che rimugino su un aspetto della recensione che non mi sembra così convincente: la contrapposizione tra il ruolo di Macbeth e quello di Rigoletto. Più "parlante" il ruolo del re scozzese, più "cantato" quello del buffone mantovano. Sarà, ma a me non pare che i conti tornino: in altre parole radicalizzare una polarizzazione di questo tipo rischia di essere fuorviante.
Prima di tutto grazie per i complimenti Rodrigo!
Sì immagino possa essere un po' fuorviante, ma se hai notato nella mia recensione ci sono diverse radicalizzazioni fuorvianti! una delle più grosse è quella che arriva ad incoronare la Souliotis interprete "di riferimento" su disco... ovviamente con quelle mancanze (tecniche, vocali, psicologiche) la Elena non è certo la migliore Lady che possiamo augurarci, ma mi serviva per far arrivare meglio il concetto.
Come hai osservato non c'è un'enorme divario tra Rigoletto e Macbeth... non sarà enorme ma, secondo me, è sufficiente per essere discriminato. Per come la vedo io, se Rigoletto ha due identità che convivono e fanno a cazzotti, egli ha pure due modi di cantare che si alternano schizofrenicamente... quando è padre amorevole e iperprotettivo Rigoletto è - come diceva Tuc - il più vocalista di tutti (pensa anche alla seconda parte di "Cortigiani vil razza"!!), quando invece è il buffone ridanciano e vendicativo diventa feroce declamatore. Il suo declamato ha sempre colori accesissimi, quando è rosso è rosso porpora e quando è nero è nero di pece... per fare Rigoletto bisogna anche saper rendere credibili (vocalmente ma pure interpretativamente) queste ombre tetre e queste fiammate improvvise, oltrechè cantare da dio tutte le linee alte e distese che sono seminate quì e là in mezzo ai declamati. Macbeth mi pare un discorso diverso. Anche lui nei duetti "canta", si capisce, ma non ha mai quei grandi abbandoni lirici nè quelle esplosioni feroci (che invece ha la Lady, per esempio, personalità più schizofrenica). La sua vocalità si carica progressivamente e poi si scioglie improvvisamente assieme al suo personaggio. Il "vocalismo" finale di Macbeth è un esito a cui lui arriva precipitando, insomma. Se Rigoletto ha un encefalogramma sinusoidale, Macbeth ce l'ha parabolico. Almeno io la vedo così.