Chuck ha scritto:Piuttosto, se spettasse a voi la nomina, chi scegliereste?
Il mio sogno, dopo Muti, era Hugues Gall, ex-direttore a Ginevra e soprattutto illuminatissimo direttore all'Opéra di Paris, giunta con lui al massimo del suo splendore.
Una volta potremo ricostruire la sua storia e il suo contributo: io lo considero il più grande direttore di teatro che abbiamo avuto dai tempi di Kurt Hadler e di Gatti Casazza.
Per me Gall è meglio di tutti i Mortier, i Gelb e i Pereira messi assimeme (e sto citando quelli bravi..).
Hai presente tutti i maggiori artisti di oggi? Bene: a conti fatti sono quasi tutti creature di Gall.
Solo per dirti il tipo, leggevo un'intervista della DiDonato (ho detto niente...) in cui raccontava che da giovane attraversò l'Europa facendo audizioni ovunque: raccolse solo sorrisi generici e nessuna scrittura.
Col senso pratico di una americana, aveva praticamente deciso di abbandonare il canto. Non è successo perché solo Hugues Gall le offrì un'opportunità. Naturlamente con Rossini.
Carsen (continuo a dire niente...) racconta spesso che, ancora sconosciuto e in cerca di occasioni, mandò a Gall una lettera di invito a un suo spettacolo in periferia.
E Gall (a differenza dei normali direttori artistici, che non vanno mai in provincia, solo negli spettacoloni importanti... dove possono tirarsi a lucido e pavoneggiarsi coi colleghi, ma dove non c'è nulla da scoprire) gli rispose che sarebbe venuto volentieri, aggiungendo però di ... scegliere bene lo spettacolo a cui inivitarlo, perché non sarebbe venuto una seconda volta!
Grande! Carsen scese bene, per fortuna; e Gall fu, come al solito, in grado di leggere nelle potenzialità.
Gli incredibili frutti del rapporto Carsen-Gall (Rusalka, Contes d'Hoffman, Alcina, Capriccio) sono storia, tanto che ancora oggi, due direttori dopo, la capitale francese si fa bella riallestendoli ininterrottamente.
Inoltre, come vedi, non furono scelte banali: quelle che farebbe un normale direttore artistico volendo sfruttare un buon regista (che so? Don Giovanni... ecc...).
Erano tutti titoli che avevano bisogno di una rispolverata linguistica... ed erano anche i titoli di cui Carsen (più rivoluzionario che intellettuale) aveva a sua volta bisogno in quel momento.
Tornando a noi, Gall nel 2006 sarebbe stato l'uomo giusto alla Scala, anche perché - a differenza di Lissner, specializzato in festival e opera-houses moderne come lo Chatelet - sapeva bene cosa voleva dire gestire un grande teatro di stato: sapeva dialogare con pubblico e artisti; sapeva far marciare le masse; sapeva far interagire tradizione e innovazione, dimostrando che alla fine ...sono la stessa cosa (aspetto che ai Lissner, ma anche ai Mortier è sempre sfuggito).
Oggi temo che non abbia più l'età giusta per un simile impegno.
Ora ha 72 anni... Ok, è sempre più giovane di Ernani a Bologna, ma questo non mi pare un argomento.
E poi ormai, grazie a Lissner, i francesi si sono bruciati a Milano.
Secondo me, i più illuminati penseranno a Pereira, ma - avendo appena accettato a Salisburgo - non credo si renderà disponibile: un paio di anni fa avrebbe sicuramente accettato.
Salutoni,
Mat