Be' Trib...
Bellissimo post e validissimi argomenti, non c'è che dire, che mi costringono ad ammettere di essere stato, a fronte di una personalità tanto rilevante, vagamente affrettato.
Il fatto è che, fra gli adoratori irragionevoli dei miti, erano in molti che fondavano il mito di Celibidache non sulle sue interpretazioni, ma sulle sue dichiarazioni, sul suo integralismo estetico (visto in chiave extra-musicale).
Il suo rifiuto per l'opera, da molti di questi ammiratori, veniva associato alla vecchia idiozia per cui l'opera altro non sarebbe che una "concessione" della musica, una "perdita di purezza", un "compromesso" col facile. Normale quindi che se ne astenga un "duro e puro" (non farmi dire cosa penso di questa espressione e di chi l'ha coniata).
Non contro Celibidache (che non mi dispiace affatto e l'ho scritto) mi ribellavo, ma contro questo tipo di "sdoganamento kulturale" (altra espressione che ...odi et amo).
Tanto più che, per come la vedo io, un direttore può essere un genio anche se dirige la colonna sonora di un film di Spielberg.
Mentre può essere un pirla anche se non va oltre a Kurtag.
Sono almeno trent'anni che i direttori sono giudicati e classificati sulla base di atteggiamenti o dichiarazioni extra-musicali ed è ora di finirla.
Infatti ciò che apprezzo moltissimo della tua risposta è la fermezza con cui non permetti al discorso di uscire dai confini musicali e tecnici che sono gli unici che ci interessano, bypassando l'oceano di stupidera intellettualistica che per molto tempo (devi ammetterlo) ha ammantato la figura di Celibidache.
Permettimi solo di difendermi nei riferimenti che mi riguardano!
Triboulet ha scritto:Studiando il requiem mozartiano in questi mesi ho riascoltato volentieri la sua versione. Bene, è una delle poche, pochissime, che dopo poche note si fa riconoscere tra decine... la metti è dici: questo è Celibidache! sarà anche l'interpretazione più antifilologica del mondo, ma è difficilmente confondibile. E per il sottoscritto, nel suo essere così estrema, è assai emozionante, esattamente come può esserlo un fuga di Gould o un sospiro della Bartoli.
bene.
Per valutare la mia scherzosa provocazione, devi sapere che qualche anno fa molti appassionati che non avrebbero distinto l'Ouverture dell'Oberon nella direzione di Scherchen da quella di Gardiner... al solo sentir parlare di Celibidache, si sarebbero messi a urlare al miracolo, al genio, alla vera musica!
Erano tutti gli intellettuali (brutta parola!) abituati ad applicare all'arte e alla cultura le sole categorie che conoscevano, imposte loro dalle Auctoritates assunte come riferimento.
Diffusa la voce che Celibidache era il direttore "contro" (contro il sistema, contro i soldi, contro la capitalistizzazione della musica rappresentata da karajan, contro l'opera, ecc...), non c'era più bisogno di parlare di musica: Celibidache era il "genio" perché questo dettavano le suddette Auctoritates.
Puoi credermi se ti dico che a queste persone avresti potuto far sentire qualunque incisione spacciandola per Celibidache e loro sarebbero sobbalzati sulla sedia, elencando le meraviglie di ogni passaggio, il genio di ogni equilibrio...
Con questo non voglio dire, ovviamente, che egli non fosse capace di vere originalità e che le sue scelte non fossero inconfrontabili con quelle di altri interpreti.
MatMarazzi ha scritto:a questo punto avrebbe potuto risolvere come fece il buon Karajan, ovvero farsi la regia da solo (pur non capendo un c*** di regia)... magari avremmo avuto dei filmacci d'opera anche del Celi.
Be, questo non necessariamente, Trib, almeno per me.
Karajan era talmente istintivo nella sua (straordinaria) tecnica direttoriale, da non capire che per fare il regista ci vuole una tecnica altrettanto consumata.
Non solo Celibidache, ma anche tutti noi lo avremmo capito.
Mettici dentro anche tanta leggerezza, tanta ingenuità... di cui certamente Karajan era generoso.
Ciò non toglie, però, che se anche Celibidache avesse a sua volta nutrito l'ambizione di occuparsi della regia di un'opera, probabilmente non l'avrebbe fatta perché - a differenza di Karajan - sapeva di non possederne gli strumenti.
Siamo sempre nell'ambito dei "se".
La tua ipotesi che per lui il movimento scenico compromettesse gli equilibri sonori può essere altrettanto convincente.
Quanto a karajan, se posso... ti suggerirei di non essere così severo sulle sue ingenuità (anche se ammetto che il video che hai postato è molto divertente) !
L'ingenuità, il narcisismo sono elementi (poco simpatici, ne convengo) che contribuiscono con tutti gli altri a costruire una personalità.
Di essa sono soltanto epifenomeni, difficili da giudicare separatamente...
Senza questi aspetti (anche infantili, anche penosi) Karajan non sarebbe stato quello che conosciamo, nè avrebbe avuto la capacità di penetrare certi aspetti segreti di certa musica che a direttori più profondi e intellettuali sono sfuggiti.
Ci sono, nei suoi Meistersinger, nella sua Ariadne, persino nella Turandot... alcuni squarci di rarefazione emozionale, certi trasognamenti primitivi, ancestrali che né Furtwaengler, nè Klemperer, nè Celibidache sarebbero stati capaci di cogliere.
E' la particolarità della sua personalità, o persino - se vuoi - il suo candore, che permetteva a Karajan di notarli.
E, a quel punto, la sua tecnica direttoriale fuori da ogni confronto (mi spiace per Celi) gli permetteva anche di tradurli, col risultato che molti anfratti di certe musiche solo lui ha potuto svelarceli.
Certo... l'altra faccia della medaglia è che talora (penso proprio alla Carmen o alla Bohème, nelle quali - mi scuserà Marco Vizzardelli - Karajan non mi piace per niente) questa sensibilità potesse tradursi in superficialità troppo infantile.
Salutoni e grazie come sempre.
Mat