Sergiu Celibidache

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Re: Celibidache e il suo rifiuto per l'opera

Messaggioda MatMarazzi » gio 16 apr 2009, 12:25

Tucidide ha scritto:Giudicare una persona ed il suo carattere da frasette estrapolate ad arte dai giornalisti è sempre pericoloso e forviante.
Pure, se sono vere anche in minima parte le affermazioni riferite dall'articolo, le trovo indecorose di un artista.
La peggiore è quella riferita a Karajan, paragonato alla Coca Cola, evidentemente per il grandissimo successo, fomite eterno di invidie e superciliosi commenti al vetriolo.
L'idea che "piacere a molti è male", come diceva Schiller poi ripreso da Klimt, è a mio avviso una colossale stupidata, scaturigine dell'intellettualoidismo d'accatto: ciò che più detesto nel mondo.


Concordo in pieno con tutto il post di Tucidide.
Vorrei anche aggiungere che dall'articolo (il primo) si evince chiaramente perché C. non amasse dirigere l'opera.
Lui stesso lo dice: ama l'opera, ma la fa in concerto... quindi?
Quindi non ama relazionarsi con altri che abbiano pari autorità: ossia il regista.
Da anni ci sono correnti di no-global della musica che vogliono fare di C. una sorta di santone (mentre era semplicemente un bravo direttore): in realtà era uno che amava essere il capo indiscusso di ciò che faceva.
Poiché i nostri tempi hanno sancito la parità virtuale (in termine di autonomia di pensiero) fra responsabile musicale e responsabile scenico, lui ha preferito tirarsi fuori.
Come molti dei santoni del nostro tempo, era solo uno che amava il "potere supremo".

Per carità: io stesso riconosco che tante incisioni di C. sono belle ed emozionanti e che l'arte della direzione la conosceva a fondo, ma credo che il suo mito andrebbe drasticamente ridimensionato.... anche quello artistico.

Salutoni,
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Re: Celibidache e il suo rifiuto per l'opera

Messaggioda gustav » sab 18 apr 2009, 11:45

Penso che un giudizio oggettivo su C. sia inesprimibile.
Per chi come me non ha avuto la fortuna di sentirlo in concerto, rimangono le incisioni. Incisioni live con annessa distribuzione discografica, che lui evitava. Per cui rimane tutto il resto: le interviste, le frasi estrapolate, le pose da star ecc. ecc. :D
Stesso discorso vale per i Munchner philharmoniker, le incisioni live sono troppo imperfette per capire il loro livello reale.

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Re: Celibidache e il suo rifiuto per l'opera

Messaggioda tatiana » ven 01 mag 2009, 23:54

Per Matt: Matt, per me Celibidache non è un mito, per me Celibidache è un grande direttore d'orchestra e non c'è da ridimensionarlo. Può piacere o non piacere, ma ridimensionarlo no. Il suo carattere è quello che è e lì si può discutere, ma il carattere non c'entra con le esecuzioni che ha fatto. Ripeto, possono anche non piacere, ma hanno lasciato il segno.

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Re: Celibidache e il suo rifiuto per l'opera

Messaggioda MatMarazzi » sab 02 mag 2009, 15:26

tatiana ha scritto:Per Matt: Matt, per me Celibidache non è un mito, per me Celibidache è un grande direttore d'orchestra e non c'è da ridimensionarlo. Può piacere o non piacere, ma ridimensionarlo no. Il suo carattere è quello che è e lì si può discutere, ma il carattere non c'entra con le esecuzioni che ha fatto. Ripeto, possono anche non piacere, ma hanno lasciato il segno.

Tatiana


Tatiana, ridimensionare non vuol dire azzerare. Nemmeno io pretenderei che si possa azzerare un direttore come lui.
Dico solo che vorrei prendere un'incisione di Celibidache e farla sentire a qualcuno dicendo che si tratta di Marco Armiliato (scansando così tutte le solite considerazioni sulla personalità titanica che sfida le multinazionali, disprezza i soldi (?), si rivolta contro lo Star System, sputa sui dischi, ecc...) e vedere che considerazioni vengono fuori....
Magari potrei anche incontrare qualcuno che comincia a gridare che Marco Armiliato è il più gran genio di tutti i tempi! Chissà...

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Re: Celibidache e il suo rifiuto per l'opera

Messaggioda Tucidide » sab 02 mag 2009, 16:05

MatMarazzi ha scritto:Dico solo che vorrei prendere un'incisione di Celibidache e farla sentire a qualcuno dicendo che si tratta di Marco Armiliato (scansando così tutte le solite considerazioni sulla personalità titanica che sfida le multinazionali, disprezza i soldi (?), si rivolta contro lo Star System, sputa sui dischi, ecc...) e vedere che considerazioni vengono fuori....
Magari potrei anche incontrare qualcuno che comincia a gridare che Marco Armiliato è il più gran genio di tutti i tempi! Chissà...

Eh eh... maramaldo! :D
Chi è molto appassionato di musica orchestrale, così come di strumentale, dice che un direttore e uno strumentista si riconoscono esattamente come un cantante, perché dall'orchestra e dallo strumento "tirano fuori" un timbro, una "voce" tutta loro.
Io non sono ascoltare tanto virtuoso (figurarsi... :oops: sono una frana pure con le voci)...
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Celibidache e il suo rifiuto per l'opera

Messaggioda MatMarazzi » sab 02 mag 2009, 16:37

Tucidide ha scritto:Chi è molto appassionato di musica orchestrale, così come di strumentale, dice che un direttore e uno strumentista si riconoscono esattamente come un cantante, perché dall'orchestra e dallo strumento "tirano fuori" un timbro, una "voce" tutta loro.
Io non sono ascoltare tanto virtuoso (figurarsi... :oops: sono una frana pure con le voci)...


Sarà, ma tra i moltissimi appassionati ed esperti di musica orchestrale che ho conosciuto io, non ce n'è uno che fosse in grado di riconoscere al semplice ascolto un direttore.
Si giocava con i quiz: tre direttori diversi in un tempo di sinfonia... ma alla fine le variabili sono troppe.
Poi è possibile, ovvio, distinguere Harnoncourt da Bernstein da una sola battuta...
Comunque anche ammettendo che sia come dici tu, a maggior ragione dovrebbe essere stimolante far sentire un disco di Celibidache giurando che si tratta di Armiliato. Tutti gli ascoltatori salterebbero in piedi avendo riconosciuto da una battuta il vero maestro.

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Re: Celibidache e il suo rifiuto per l'opera

Messaggioda Riccardo » lun 02 nov 2009, 22:03

Su Celibidache concordo con Tatiana. Si tratta di uno dei più grandi direttori del passato che, per certo repertorio in particolare, ha lasciato intepretazioni storiche. Penso a Bruckner in primis.

Per quanto riguarda l'ipotesi di quiz con Armiliato
Matteo ha scritto:Dico solo che vorrei prendere un'incisione di Celibidache e farla sentire a qualcuno dicendo che si tratta di Marco Armiliato (scansando così tutte le solite considerazioni sulla personalità titanica che sfida le multinazionali, disprezza i soldi (?), si rivolta contro lo Star System, sputa sui dischi, ecc...) e vedere che considerazioni vengono fuori....
Magari potrei anche incontrare qualcuno che comincia a gridare che Marco Armiliato è il più gran genio di tutti i tempi! Chissà...

Questo è sicuro, esattamente come si può incontrare qualcuno che di fronte ad un simile tranello non esiterebbe a prendere Eva Lind per Joan Sutherland...

Il punto è che, come hai detto, il margine di imprecisione per una deduzione all'ascolto è più largo per la compresenza di tante variabili... Ma un attento appassionato credo potrebbe arrivare molto vicino alla risposta giusta, anche per quanto riguarda l'orchestra.

salutoni
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Re: Celibidache e il suo rifiuto per l'opera

Messaggioda Triboulet » lun 20 ago 2012, 16:38



Hanno da poco messo su youtube questo bellissimo documento in italiano del Maestro che vorrei condividere con voi.
Francamente faccio ancora fatica a comprendere certe perplessità sulla presunta scarsa importanza a livello storico di questo direttore, sia sulle sue dichiarazione giudicate pretestuose e/o pretenziose (per non dire un bluff). A me pare che Celibidache, nel bene e nel male, sia stato sempre coerentissimo coi suoi convincimenti, coi quali si può non essere daccordo, ma che - come ho già avuto modo di sottolineare tempo fa - io percepisco come autentici. E il suo lascito artistico viaggia coerentemente in quella direzione, così come la scelta oculata del suo repertorio. Poi si potrà dire che il suo Beethoven è soporifero e il suo Bruckner è da brivido, che la messa di Faurè fu scelta azzeccata e quella di Verdi più infelice, ma saranno giudizi espressi legittimamente a posteriori, giudizi dai quali nessun direttore da Toscanini al Marco Armiliato di turno si può esimere. Studiando il requiem mozartiano in questi mesi ho riascoltato volentieri la sua versione. Bene, è una delle poche, pochissime, che dopo poche note si fa riconoscere tra decine... la metti è dici: questo è Celibidache! sarà anche l'interpretazione più antifilologica del mondo, ma è difficilmente confondibile. E per il sottoscritto, nel suo essere così estrema, è assai emozionante, esattamente come può esserlo un fuga di Gould o un sospiro della Bartoli.

MatMarazzi ha scritto:Lui stesso lo dice: ama l'opera, ma la fa in concerto... quindi? Quindi non ama relazionarsi con altri che abbiano pari autorità: ossia il regista.


Questa è una tua deduzione Mat :) a questo punto avrebbe potuto risolvere come fece il buon Karajan, ovvero farsi la regia da solo (pur non capendo un c*** di regia)... magari avremmo avuto dei filmacci d'opera anche del Celi. Io penso che non amasse relazionarsi con l'idea stessa di una messinscena, il dover fare i conti con l'azione sul palco, i cantanti i movimento e i compromessi che ne conseguono a livello di acustica, fiato ecc. insomma tutti gli equilibri che lui voleva creare andavano a farsi benedire. Un'esecuzione operistica su scena è, dal punto di vista sonoro, necessariamente più approssimativa (pensiamo solo alle posizioni in cui sono costretti i cantanti). Se pure lui stesso avesse fatto il regista, avrebbe dovuto scendere a patti lo stesso con le sue idee da direttore. Un'opera in forma di concerto (Mozart poi eh.. non Tosca) aveva semplicemente un senso "sinfonico", come fosse un oratorio. Certo riduttivo, sono daccordo, ma immagino fosse l'unico sistema per lui tollerabile - tolto anche il disco - di portare al pubblico la sua visione di una composizione scritta per il teatro (e non dimentichiamoci che fu comunque un esperimento relegato a poche occasioni e a pochi titoli e non un'abitudine). Partendo dal presupposto che l'allestimento dignitoso di un'opera era di per sè impresa impossibile egli sacrificava ciò che dal suo punto di vista era l'elemento meno importante (se non addirittura turbativo), la scena.

MatMarazzi ha scritto:scansando così tutte le solite considerazioni sulla personalità titanica che sfida le multinazionali, disprezza i soldi (?), si rivolta contro lo Star System, sputa sui dischi, ecc


E' vero, Celibidache è stato per molto tempo mitizzato (come del resto la Callas, Karajan e tanti altri personaggi di questo mondo che, perlopiù, sopravvive anche grazie ai miti). Non è da Celibidache però che venivano certe prese dichiarazioni o prese di posizione. Come si può anche sentire nel documento che ho postato, quello che Celibidache contestava era, fondamentalmente, il rapporto smarrito fra il suono e le altre componenti che compartecipano alla realizzazione dell'evento musicale (l'ambiente, gli ascoltatori ecc.). Non solo, fatto ancora più importante era la sua presa di posizione contro quella che oggi chiameremmo post-produzione musicale. Egli infatti sottolinea come la monofonia, dal suo punto di vista, fosse "più fedele" della moderna stereofonia, dove la separazione in due canali (a creare un fasullo effetto spaziale) rappresentava un intervento postumo sul suono assolutamente inaccettabile. Come inaccettabile era il missaggio (alzare o abbassare il suono di un oboe dalla manopola di una consolle). Il secondo Karajan era semplicemente dell'avviso opposto, ovvero costruiva le sue interpretazioni attraverso il mixer in cabina di regia, manipolando volumi, rapporti, riverberi e quant'altro, e tagliando e incollando i pezzetti migliori di più esecuzioni (da più parti ho letto che le sue esecuzioni dal vivo del periodo risultavano profondamente diverse dai dischi). E' un po' come oggi troviamo il fotografo purista, che crede fermamente che l'arte fotografica si produca nella preparazione allo scatto e nell'impressione dell'immagine su pellicola, e il fotografo moderno tecnologizzato, che parte da uno scatto grezzo (talvolta anche insignificante), ne ricava un'inquadratura nuova attraverso il ritaglio, cancella o aggiunge dettagli attraverso il fotoritocco ed elabora i rapporti tra luci e colori con i software di post-produzione (Photoshop e simili, per intenderci). Non dimentichiamo che il Celi era contrario alla pratica della registrazione in studio ma si fece sovente riprendere dal vivo (pur considerando la registrazione alla stregua di un feticcio-ricordo).

Tucidide ha scritto:La peggiore è quella riferita a Karajan, paragonato alla Coca Cola, evidentemente per il grandissimo successo, fomite eterno di invidie e superciliosi commenti al vetriolo.


E no, permettetemi! Ma se Karajan è stato paragonato alla Coca Cola non è colpa dell'invidia (si potrebbe invidiare qualsiasi mito di quella statura, ma nessuno l'ha mai detto nè di Furtwangler, nè di Kleiber). E' storia nota l'attenzione maniacale con cui il maestro curava la sua immagine e quella dei suoi prodotti, l'interesse per il suo merchandising, la scaltrezza con cui faceva da agente di se stesso e con la quale - almeno da un certo punto della carriera in poi - cominciò a sfornare dischi, film e quant'altro ad uso e consumo del suo pubblico (e pure di quello non suo ma che si lasciava volentieri affascinare). Da un certo punto in poi fu innanzitutto questo atteggiamento a renderlo fenomeno UNICO nell'ambito musicale classico. Le testimonianze si sprecano (pure nei documentari che ne parlano bene), così pure le prove. Se l'ego smisurato è riscontrabile in un buon numero di artisti di quella levatura (lo stesso Celibidache era pieno di sè in maniera incredibile, per non parlare della mia adorata Maria), la ruffianeria non è un difetto così comune tra i musicisti di successo e di spessore, e quel che è peggio è che tutto questo si traduceva non solo a livello musicale, ma pure a livello di "contorno", che talvolta assumeva dei riflessi grotteschi. Evviva il Karajan genio rivoluzionario e interprete ispiratissimo, ma quando lo si vede fingere spudoratamente di suonare il cembalo a favore di camera (con un cembalista vero dietro di lui) durante una patinatissima esecuzione filo-brodwayana di Vivaldi beh... mi viene da dire che non solo quella è Coca Cola, ma è pure terribilmente sgasata!

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Re: Celibidache e il suo rifiuto per l'opera

Messaggioda MatMarazzi » ven 24 ago 2012, 14:43

Be' Trib...
Bellissimo post e validissimi argomenti, non c'è che dire, che mi costringono ad ammettere di essere stato, a fronte di una personalità tanto rilevante, vagamente affrettato.

Il fatto è che, fra gli adoratori irragionevoli dei miti, erano in molti che fondavano il mito di Celibidache non sulle sue interpretazioni, ma sulle sue dichiarazioni, sul suo integralismo estetico (visto in chiave extra-musicale).
Il suo rifiuto per l'opera, da molti di questi ammiratori, veniva associato alla vecchia idiozia per cui l'opera altro non sarebbe che una "concessione" della musica, una "perdita di purezza", un "compromesso" col facile. Normale quindi che se ne astenga un "duro e puro" (non farmi dire cosa penso di questa espressione e di chi l'ha coniata).

Non contro Celibidache (che non mi dispiace affatto e l'ho scritto) mi ribellavo, ma contro questo tipo di "sdoganamento kulturale" (altra espressione che ...odi et amo).
Tanto più che, per come la vedo io, un direttore può essere un genio anche se dirige la colonna sonora di un film di Spielberg.
Mentre può essere un pirla anche se non va oltre a Kurtag.
Sono almeno trent'anni che i direttori sono giudicati e classificati sulla base di atteggiamenti o dichiarazioni extra-musicali ed è ora di finirla.
Infatti ciò che apprezzo moltissimo della tua risposta è la fermezza con cui non permetti al discorso di uscire dai confini musicali e tecnici che sono gli unici che ci interessano, bypassando l'oceano di stupidera intellettualistica che per molto tempo (devi ammetterlo) ha ammantato la figura di Celibidache.

Permettimi solo di difendermi nei riferimenti che mi riguardano! :)


Triboulet ha scritto:Studiando il requiem mozartiano in questi mesi ho riascoltato volentieri la sua versione. Bene, è una delle poche, pochissime, che dopo poche note si fa riconoscere tra decine... la metti è dici: questo è Celibidache! sarà anche l'interpretazione più antifilologica del mondo, ma è difficilmente confondibile. E per il sottoscritto, nel suo essere così estrema, è assai emozionante, esattamente come può esserlo un fuga di Gould o un sospiro della Bartoli.


:) bene.
Per valutare la mia scherzosa provocazione, devi sapere che qualche anno fa molti appassionati che non avrebbero distinto l'Ouverture dell'Oberon nella direzione di Scherchen da quella di Gardiner... al solo sentir parlare di Celibidache, si sarebbero messi a urlare al miracolo, al genio, alla vera musica!
Erano tutti gli intellettuali (brutta parola!) abituati ad applicare all'arte e alla cultura le sole categorie che conoscevano, imposte loro dalle Auctoritates assunte come riferimento.

Diffusa la voce che Celibidache era il direttore "contro" (contro il sistema, contro i soldi, contro la capitalistizzazione della musica rappresentata da karajan, contro l'opera, ecc...), non c'era più bisogno di parlare di musica: Celibidache era il "genio" perché questo dettavano le suddette Auctoritates.
Puoi credermi se ti dico che a queste persone avresti potuto far sentire qualunque incisione spacciandola per Celibidache e loro sarebbero sobbalzati sulla sedia, elencando le meraviglie di ogni passaggio, il genio di ogni equilibrio...
Con questo non voglio dire, ovviamente, che egli non fosse capace di vere originalità e che le sue scelte non fossero inconfrontabili con quelle di altri interpreti.


MatMarazzi ha scritto:a questo punto avrebbe potuto risolvere come fece il buon Karajan, ovvero farsi la regia da solo (pur non capendo un c*** di regia)... magari avremmo avuto dei filmacci d'opera anche del Celi.

Be, questo non necessariamente, Trib, almeno per me.
Karajan era talmente istintivo nella sua (straordinaria) tecnica direttoriale, da non capire che per fare il regista ci vuole una tecnica altrettanto consumata.
Non solo Celibidache, ma anche tutti noi lo avremmo capito.
Mettici dentro anche tanta leggerezza, tanta ingenuità... di cui certamente Karajan era generoso.
Ciò non toglie, però, che se anche Celibidache avesse a sua volta nutrito l'ambizione di occuparsi della regia di un'opera, probabilmente non l'avrebbe fatta perché - a differenza di Karajan - sapeva di non possederne gli strumenti.
Siamo sempre nell'ambito dei "se".
La tua ipotesi che per lui il movimento scenico compromettesse gli equilibri sonori può essere altrettanto convincente.


Quanto a karajan, se posso... ti suggerirei di non essere così severo sulle sue ingenuità (anche se ammetto che il video che hai postato è molto divertente) ! :)
L'ingenuità, il narcisismo sono elementi (poco simpatici, ne convengo) che contribuiscono con tutti gli altri a costruire una personalità.
Di essa sono soltanto epifenomeni, difficili da giudicare separatamente...

Senza questi aspetti (anche infantili, anche penosi) Karajan non sarebbe stato quello che conosciamo, nè avrebbe avuto la capacità di penetrare certi aspetti segreti di certa musica che a direttori più profondi e intellettuali sono sfuggiti.
Ci sono, nei suoi Meistersinger, nella sua Ariadne, persino nella Turandot... alcuni squarci di rarefazione emozionale, certi trasognamenti primitivi, ancestrali che né Furtwaengler, nè Klemperer, nè Celibidache sarebbero stati capaci di cogliere.
E' la particolarità della sua personalità, o persino - se vuoi - il suo candore, che permetteva a Karajan di notarli.
E, a quel punto, la sua tecnica direttoriale fuori da ogni confronto (mi spiace per Celi) gli permetteva anche di tradurli, col risultato che molti anfratti di certe musiche solo lui ha potuto svelarceli.

Certo... l'altra faccia della medaglia è che talora (penso proprio alla Carmen o alla Bohème, nelle quali - mi scuserà Marco Vizzardelli - Karajan non mi piace per niente) questa sensibilità potesse tradursi in superficialità troppo infantile.

Salutoni e grazie come sempre.
Mat
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Re: Celibidache e il suo rifiuto per l'opera

Messaggioda vivelaboheme » gio 27 set 2012, 16:13

Piuttosto, su Celibidache e l'opera, circola un vecchio aneddoto, ma non ho mai saputo se sia leggenda o risponda a realtà. Io l'ho ascoltato quand'era già anziano, in concerto,nella sua fase di concezione, diciamo così per semplificare, "buddista" di vita e musica. E furono un paio di esperienze memorabile (ero al concerto wagneriano di Monaco, fortunatamente ripreso su disco Emi nel cofanetto "ammesso" dagli eredi: una cattedrale di suoni!). Mi si dice, invece che, da giovane, talora soffrisse gli esiti d'una esorbitante "carica emozionale" per cui, tendenzialmente, avveniva che i concerti pubblici avessero esiti più discutibili e "pasticciati" rispetto alle prove, nelle quali, mi si dice, "Celi" raggiungeva vertici di perfezione non ribaditi poi in concerto (da anziano, con i suoi di Monaco, anche i concerti erano di una perfezione assoluta). In effetti, alcune registrazioni dal vivo di concerti giovanili tradiscono più d'una imperfezione e alcuni eccessi agogici forse riconducibili ad emotività. L'aneddoto e l'episodio che mi fu riferito da un musicologo (non ne faccio il nome), vede Celibidache, nel panico, dare l'attacco di... un'altra opera rispetto a quella che avrebbe dovuto dirigere. Non sono mai riuscito a chiarire se in tutto questo ci fosse del vero (dunque, di conseguenza, una rinuncia a dirigere opera) o meno. C'è chi possa illuminarmi? Sarebbe interessante.


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Re: Celibidache e il suo rifiuto per l'opera

Messaggioda DottorMalatesta » gio 27 set 2012, 16:21

Aneddoto carino (peraltro si adatta benissimo al personaggio!! :mrgreen: ). Ricordo di aver letto che qualcosa di analogo accadde anche al maturo Kleiber (Carlos, : Love : ) che fu preda di un´amnesia... paralizzante prima di dare l´attacco di una sinfonia. Guardó terrorizzato il primo violino cercando una risposta che non venne, poi alzó la bacchetta, si affidó alla buon´anima del padre e diede l´attacco... correttissimo!!.
Morale della favola? Kleiber:Celibidache 1:0 !!!! :mrgreen:
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Re: Celibidache e il suo rifiuto per l'opera

Messaggioda vivelaboheme » gio 27 set 2012, 17:08

Quanto al filmato su Karajan al Clavicembalo che esegue le Quattro Stagioni con Anne-Sophie Mutter, un momentino!

Io fui presente al concerto di Salisburgo nel quale Herbert von Karajan eseguì, nella prima parte, AL CLAVICEMBALO, le Quattro Stagioni con la giovane Anne Sophie Mutter. Ricordo perfettamente l'impressionante ingresso in sala del direttore, la testa bellissima ma il corpo ormai deformato dai guai fisici: la schiena rigida, praticamente camminava con una sola delle gambe tirandosi dietro l'altra con una "contorsione" di tutto il fisico davvero drammatica, a vedersi. Si trascinò, zoppicando fino allo strumento e - ricordo il gesto - si sedette letteralmente prendendosi fra le mani la gamba malata e "sistemandola" sotto la tastiera. Ma suonò.


Nella seconda parte, diede una sconvolgente lettura della Patetica di Ciaikovsky. Era impressionante: pareva d'essere "dentro" il suono, o "circondati dal suono". Mai più ascoltata una simile "percezione del suono". Lì compresi che tutte le chiacchiere e i dubbi su presunti "trucchi" sonori di Karajan in sede d'incisione erano annullati e completamente superati dalla realtà d'un musicista che, proprio con il "suono", ha intessuto un rapporto probabilmente senza eguali nella storia della direzione d'orchestra.




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