CArissima!
Se disimpari a quotare è perché scrivi troppo poco!
E così, oltre a disimparare a quotare, ci privi della tua compagnia e delle tue considerazioni!
Nella speranza di leggerti (e quotare) molto più spesso, provo a rispondere alle tue argomentazioni, scuasandomi intanto per il fraintendimento sul re bemolle "archiviato" di Kunde.
Kunde è un signore di 58 anni dal fisico importante, va da sé che sia più realistico quando interpreta personaggi che potrebbero avvicinarsi a lui per età perché così o indicato nel libretto o lasciato intendere dal ruolo che tale personaggio ricopre nell'opera.
Per me la questione dell'età è molto, molto importante.
Ma non per una questione di freschezza fisica e vocale, quanto per la necessità - a fronte di qualsiasi repertorio - che l'artista metta se stesso nel personaggio che affronta, inverandolo.
Non mi interessa che il cantante abbia l'età esatta del personaggio; mi interessa invece che il personaggio (se non altro per come ce lo presenta lui) abbia l'età esatta dell'interprete.
Solo quando non è materialmente possibile questa eguaglianza, allora un inteprete dovrebbe astenersi dal cantare un ruolo (oltre alle considerazioni di tipo vocale, si intende).
Un annetto fa per esempio ho esaltato in questo sito la quasi cinquantenne Herlitzius che risultava incredibilmente "vera" come Kata Kabanowa (che di anni dovrebbe averne una ventina): la sua bravura non era infatti quella di fingersi giovane, ma di persuaderci che non c'è niente di male che Kata abbia - nella particolare storia narrata a Bruxelles - cinquant'anni invece di venti.
Se Kunde ha 58 anni, allora noi dobbiamo uscire da teatro convinti che il personaggio che egli interpreta ne abbia esattamente 58, né più, nè meno.
Se usciamo da teatro con l'idea che Raoul non può avere 58 anni, e che quello che abbiamo visto è solo un sessantenne con i capelli tinti che fa finta di avere vent'anni... allora qualcosa non ha funzionato.
Paradossalmente con Pollione ci riesce. Sentendo Kunde non si avverte alcuna discrepanza anagrafica: nella storia che ci racconta lui, i 58 anni sono perfettamente plausibili.
Venendo a Kunde: è talmente un grande artista (al di là del rebemolle) che è un peccato sperperare le risorse di cui dispone, le specificità straordinarie che lo rendono unico (per quanto ancora?) in un repertorio e personaggi dove è condannato a far trista figura.
Vedere un signore maturo, grassottello e impacciato, dalla voce possente ed estesa, ma rugginosa (e dire che sarebbe il suo bello... proprio quella patina di ruggine sul timbro chiaro ma arrochito) arrabattarsi in parti da giovanotto a me pare terribilmente triste.
Nel repertorio giusto avrebbe tante rivelazioni da donarci.
NOn metterla, Ilaria, sul piano del "pane", perché ti assicuro (osservando il mondo dell'opera da trent'anni) che non è vero.
E' la personalità che ti fa "vendere", la forza delle tue rivelazioni, non la "popolarità" dei personaggi che affronti.
Anzi, più ti specializzi, più ti fai amare per un certo repertorio, più impari a "conoscerti" e a selezionare i tuoi persaonggi in base a ciò che vedi allo specchio tutte le mattine quando ti alzi, ignorando le facili sirene del "titolo grosso così"... più avrai successo.
E' cantando le Mimì che la Bartoli è diventata una delle cantanti più pagate al mondo?
Quando ero persino più giovane dell'età che avevi tu quando fosti "folgorata" da Kunde (precisamente quando avevo 15 anni) presi una bella sbandata anche io.
La cantante per cui allora persi la testa (già lo sai) era Anja Silja.
Allora (ti parlo del 1985-86) era totalmente fuori carriera. Il mondo intero la considerava finita, la meteora della Neue Bayreuth, la torcia che si era bruciata a vent'anni.
Tu ora non ci crederai, ma io (in anni pre-Internet) divoravo le riviste internazionali alla ricerca disperata (e quasi sempre delusa) di sue presenze, che erano pochissime e in periferia (Bonn, Amburgo, qualcosa a San Francisco, qualcosa a Bruxelles).
La Silja era considerata da tutti un capitolo chiuso.
Poi (dalla fine degli anni '80, con mia sorpresa) la sua carriera ripartì.
Dapprima un passettino alla volta, poi come una cascata: e con che ruoli?
...la Sacrestana, Emilya Marty, Ortrud (questa pochissimo), Amme, la Geschwitz, Erwartung; col tempo, si sono aggiunte Clitennestra, la Priora, la Madre nell'Osud, la Kabanicha, la Contessa...
Come vedi nessun Verdi, nessun Puccini.
Grazie a Dio la Silja cinquantenne non si è messa ad accettare le Tosche o le Desdemone tanto per guadagnare "il pane"; i teatri (lo stesso Mortier) continuavano a implorare la sua Marie del Wozzeck, la sua Lulu o la sua Elektra (glorie di gioventù) ma lei non ne volle sapere, accettando semmai di affrontare la Geschwitz e Clitennestra, benché spesso avesse la stessa età delle titolari del ruolo, le quali - penso alla Salome della Malfitano o alla Elektra della Connell - continuavano cinquantenni a interpetrare questi personaggi.
Tu ti chiederai: si può imbastire una carriera mondiale e prestigiosissima (e quindi guadagnarsi altro che il pane... pozzi di soldi) semplicemente con un pugno di ruoli di Janacek e Strauss (per giunta ruoli di vecchie)?
Se sei la Silja sì.
Se guardi i suoi impegni fra il 95 e il 2005 (che io seguivo passo passo) ti trovi di fronte a una delle carriere più spettacolari dell'epoca, con decine e decine di recite solo nei massimi teatri del mondo, nei due continenti (persino i più conservatori come Milano, Vienna e il Met), e non certo a Strasburgo... con istituzioni che montavano nuove produzioni apposta per lei e direttori come Boulez. Baremboim, Levine e Rattle che si adattavano a dirigere determinate opere solo in virtù della sua presenza.
Come vedi, il "pane" lo si può guadagnare anche avendo consapevolezza
dei propri limiti e delle proprie caratteristiche.
Non solo cantando il Ballo in Maschera a sessant'anni.
Sei cattivello a chiamare quella di Strasburgo una ripresina. Sarà che io non trovo niente di introspettivamente trascendentale né in Cutler né (tanto meno) in Osborn, tanto che non sarei come te così propensa a considerare il primo una sorta di Nourrit redivivo...
Purtroppo sono cattivello spesso!
E me ne scuso... in realtà lo sembro, ma penso di non esserlo davvero.
"Amor mi fa cantare"
In questo caso, però, gli Ugonotti di cui parliamo è nata a Bruxelles per volontà di un gigante come Minkowski e con un doppio cast stellare tutto scelto da lui, voce per voce, e con un nuovo allestimento (non geniale, ok, ma nemmeno orrendo e comunque nato lì) di Py.
Una ripresa l'anno dopo a Strasburgo (piazza obbiettivamente assai meno altisonante della Monnaie) senza più Minkowski e con un cast dimezzato, non può essere considerata - se vogliamo essere onesti - altrettanto importante.
Quanto a Cutler, cosa devo dire...
Io non ho mai sentito in vita mia (e parlo anche delle registrazioni storiche) una vocalità, un gusto, una tecnica e soprattutto una profondità espressiva, una vocazione all'anti-eroismo, una capacità di ironia nella tragedia... paragonabili alla sua in questi ruoli.
Tutti quelli che l'hanno sentito negli Ugonotti hanno parlato di rivelazione (a partire da Minkowski che, bontà sua, l'ha scelto). Già anche Muti (per quel che può valere) l'ha voluto in un altro ruolo Nourrit a Salisburgo.
Tu dici che non lo consideri così significativo... non so che dire... dicci perché. Forse hai ragione tu.
A me quella regia di
Alceste è piaciuta. Ma quante produzioni sbagliate hai inanellato di Loy per disconoscerlo così? Perché in effetti, a pensarci bene, non c'è forse bisogno di vedere troppi scempi da parte di uno stesso regista prima ritenuto interessante per allontanarsene. A me, per esempio, è bastato quell'obbrobrio indecente ed idiota de
La clemenza di Tito ad Aix del comune amato McVicar per farmi dubitare della serietà e della bravura di quest'ultimo... tanto per intenderci
A te è bastato solo quello? Già... non hai sicuramente visto di Mc Vicar l'Incoronazione di Poppea, i suoi Meistersinger, il suo Rigoletto, il suo inarrivabile, rivulzionario Giulio Cesare, che ha cambiato per sempre il volto di Handel.
Dici che ti è bastato uno spettacolo per giudicare Mc Vicar! ...E' giusto!
NOn si dovrebbero mai sbagliare gli spettacoli (e questo vale anche per i personaggi che si cantano) perché l'impressione che si lascia sul pubblico è indelebile.
E i miei amici Maugahm e Mattioli sanno bene che una delle colpe che indirizzo a Mc Vicar è quello di sbagliare più spettacoli del giusto.
Invece di Loy non ho che terribili ricordi: ti posso elencare la più pasticciata Lulu mai vista, la più grossolana Frau ohne Schatten, la più fallimentare Theodora, la più puerile Alceste.
E non è che il Roberto Devereux (che vidi dal vivo alla sua nascita) o la Lucrezia Borgia fossero assai meglio, anche se per chi era abitutato al Donizetti alla PIzzi potevano sembrare chissà cosa...
Il problema è che mentre Mc Vicar ogni tanto "se ne frega", per me Loy manca davvero di capacità e consapevolezza. FAcendo l'esempio col canto, lui non si limita a sbagliare i personaggi... Non sa proprio cantare!
Se vuoi possiamo discuterne, anche se io - dopo averne già parlato in uno dei più logorroici post della mia vita
, quando mi scatenai contro la Frau di Salisburgo - ho un po' paura di risultare palloso...
Resta comunque il fatto che la diversità di gusti e opinioni è il sale delle conversazioni!
E che se ogni tanto dimentico di aggiungere "imho"... è solo per dimenticanza!
Ricambio l'abbraccio affettuosamente e attendo i tuoi commenti sugli spettacoli parigini.
A presto,
Mat