Calaf ha scritto:Avevo scritto le mie esperienze sulla Forza con qualche commento ma ho perso tutto mentre postavo. Mi limito perciò a elencarle:
1967. Firenze. De Fabritiis/Maestrini. Ilva Ligabue, Franco Corelli, Piero Cappuccilli, Paolo Washington, Bianca Maria Casoni, Giorgio Giorgetti.
1974. Firenze. Muti/Squarzina. Orianna Santunione, Veriano Luchetti, Matteo Manuguerra, Cesare Siepi, Maria Luisa Nave, Sesto Bruscantini.
Inizi anni ottanta, Lucca. In una chiesa sconsacrata essendo il Giglio in restauro. ricordo solo che c'erano Martha Colalillo, Carlo Bergonzi e Alessandro Cassis.
1992. Firenze. Mehta. Stefka Evstatieva, Peter Dvorsky, Leo Nucci,Luciana D'Intino.
2007. Genova. Oren/Joël. Micaela Carosi, Francesco Hong, Franco Vassallo, Giacomo Prestia, Elena Manistina, Bruno Praticò.
2007. Firenze. Mehta/Joël. Violeta Urmana/Chiara Angella, Marcello Giordani/Francesco Hong, Carlo Guelfi/Marco Di Felice, Roberto Scandiuzzi/Burak Bilgili, Julia Gertseva, Bruno De Simone/Nicola Alaimo.
-Firenze 1967. Avevo solo tredici anni ma con un'esperienza teatrale già quasi decennale, senza contare quella di ascolto che è iniziata nella pancia di mamma. La recita era a due mesi dall'alluvione del 4 novembre 1966. Ricordo la platea "arlecchino"a causa delle poltrone di diversi colori raccapezzate qua e là, l'allestimento e le luci arrangiate, i decibel scartenati da Corelli e Cappuccilli, che alla fine delle rispettive arie provocarono un'interruzione dello spettacolo che durò in entrambi i casi diversi minuti. La Ligabue canto bene "Pace mio Dio" ed ebbe un ottimo successo, ma nel duetto col Padre Guardiano ebbe due incidenti abbastanza vistosi. Ricordo anche la facilità del registro acuto della Casoni, le intemperanze di Giorgetti e la noia provocata dalla direzione di De Fabritiis. Ma ripeto avevo tredici anni.
-1974. Direzione appassionata e vibrante tipica del primo Muti, Santunione generosa quanto a volume e temperamento ma approssimativa e discontinua nell'emissione, Luchetti gradevole, ma un po' oltre i propri limiti naturali, Manuguerra professionale e un po' anonimo; buona la Nave e nobilissimo Siepi, anche se iniziava a farsi strada quel vibrato largo che in seguito sarebbe divenuto sempre più invadente; grandissimo Bruscantini, Melitone pettegolo e anche un po' malignazzo, meno comico del solito, anzi, direi con una punta di perfidia. Allestimento elegante (scene di Pizzi) e regia tradizionalissima e funzionale.
-Lucca inizi anni ottanta. Allestimento parrocchiale, direzione alla miserere nobis; Colalillo mediocre assai e Cassis senza infamia e senza lode. Bergonzi:nonostante il legato, l'emissione, l'accento fossero ancora degni di ammirazione,purtroppo quasi ogni nota anche moderatamente acuta era calante e il gioco dei portamenti veramente troppo insistito e stucchevole.
-Firenze 1992. Lo un po' rimossa. Metha prevedibilissimo, Estatieva buon timbro, ma un po' anonima, Dvorsky in difficoltà. Migliore Nucci, in forma ma come al solito piuttosto esteriore, la D'Intino, brava e Scandiuzzi. Dell'allestimento non ricordo niente.
-Genova e Firenze 2007. Allestimento e regia (?) mi hanno riportato indietro nel tempo a certi spettacoli della provincia toscana degli anni 60 come gusto e impostazione...solo realizzati con mezzi più cospicui. Metha come sopra, Oren discutibile quanto si vuole, ma per lo meno personale e in qualche momento anche convincente. Carosi, mezzi cospicui e temperamento da incalanare; Urmana, veramente convincente solo in "Pace mio Dio", alterna nel resto; Angella piustosto espressiva ma con mezzi limitati. Hong, buona dizione, voce abbastanza luminosa in alto, ma presenza scenica, personalità e musicalità discutibilissime. Giordani stanco e in difficoltà. Guelfi mediocre; meglio Di Felice, anche se nel Corsaro genovese di due o tre anni fa mi aveva fatto migliore impressione. Prestia ruvido e un po' sconnesso. Scandiuzzi provato ma interessante come fraseggio e presenza. Bilgili...non mi ha lasciato impronte. Gertseva opaca, gutturale, qualunque....da dimenticare. Manistina mezzi vocali di prim'ordine, peccato che ogni acuto fosse calante come minimo di un quarto di tono.