Anna Bolena nel 2000

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Anna Bolena nel 2000

Messaggioda MatMarazzi » sab 02 apr 2011, 16:21

oggi parte la Bolena di Vienna, con il clamoroso debutto (da me anni fa auspicato e previsto :) ) della Netrebko.

Immagine


Certo non è specialista donizettiana, ma in questo ruolo le specialiste hanno fallito, omologandolo al loro tipico linguaggio (fierezza di variazioni, scintillio di sopracuti, banali puntature post-cabaletta, compiacimento di legati), asservendolo al primadonnismo barricadiero (furori a gogò, espressività sovraccarica e regalità ingombrante) più adatto ad “altre” regine donizettiane, quelle posteriori al ’35, arroventate dai versi di Cammarano e simili, sagomate sulla personalità selvaggia di Giuseppina Ronzi de Begnis e imitatrici varie.

Bolena però non è affatto parente delle assatanate tiranne a cui (per amor di “trilogia”) la sia è voluta apparentare. Maria Stuarda, Elisabetta hanno scrittura diversa (più grave, aspra, spezzata), diversa sensibilità (governate come sono da furia autodistruttiva, parossismo del contrasto).
Scritta per Giuditta Pasta, l cantatrice dei romantici abissi di Vincenzo Bellini (Norma, Sonnambula, Beatrice di Tenda), Anna trascina in sé una sensazione di abbandono infinito.
Mentre Elisabetta e Stuarda si escoriano nei fondali di un canto tormentoso, la voce di Anna si alza in volo, si sublima fra diafane rarefazioni. L’incubo rovente delle “altre” si stempera, in lei, in trasparenti rimpianti, sogni impalpabili e struggenti; l’ebbrezza rabbiosa si trasforma in sacrificio che è sì grandioso ma anche inerme.
La sua pazzia non si contorce in reazioni esacerbate, ma si distende su vari livelli di coscienza, come veli che si sovrappongono.

Tutto questo non si deve solo al canto sublimante e ideale della Pasta, ma anche ai versi di Felice Romani, il volto neoclassico e crepuscolare del Romanticismo italiano (laddove Cammarano avrebbe incarnato quello malato e notturno).

Le “specialiste” novecentesche del Belcanto hanno sacrificato ciò che rende così speciale Anna Bolena, questa bambina inconsapevole e sognatrice che il ruolo di regina (e la sua stessa ambizione) ha profanato, a consuetudini vocali ed espressive valide sommariamente per quel repertorio ma non per la singolarità del personaggio.


Prima di ascoltare la Netrebko, può essere simpatico ricordare le interpreti che in questo ruolo l'hanno preceduta nel 2000.

Tra le "antiche" glorie, ricordiamo:

Edita Gruberova (Zurigo 2000, Monaco 2003, Barcellona 2010, dresda 2011)
June Anderson (Pittsburgh 2000, Bilbao 2007)
Nelly Miricioiou (Londra 2002 - Bratislava 2003)
Adelaide Negri (Buenos Aires 2003)
Mariella Devia (Verona 2007, Palermo 2008)
Jenny Drivala (Atene 2008)
Hasmik Papian (Dallas 2010)

A mio gusto, fuori posto la Gruberova (impermeabile alle specificità dei ruoli Pasta, oltre che troppo matura per il ruolo), la Miricioiou e la Negri (troppo infagottate nel "gran modo" delle primedonne belcantistiche) e la devia (troppo inerte e prevedibile come interprete). La Anderson avrebbe maggiore consuetudine con la poetica pastiana, ma è arrivata troppo tardi all'appuntamento. La drivala e la Papian non sono adeguatamente carismatiche (al di là di vocalità a loro volta troppo appesantite).


Qualche soddisfazione in più l'hanno data le Anne "giovani" del 2000.
Ma solo alcune.

Dimitra Theodossiu (Bergamo, Napoli 2000 – Bergamo 2006)
Krassimira Stoyanova (New York Orchestra, 2003)
Gabriella Morigi (Kiel 2003)
Francesca Scaini (Kiel 2003)
Darina Takova (Torino 2005)
Alexia Voulgaridou (Torino 2005, Palermo 2008)
Lara Ciekiewicz (Toronto 2007)
Elena Mosuc (vienna 2007)
Caroline Whisnant (Mannheim 2008)
Angela Meade (Piladelphia 2008, New York 2011)
Ludmila Slepneva (Mannheim 2008)
Ermonela Jaho (Lyon 2008, Paris CE 2008)
Maria Pia Piscitelli (Barcellona 2010)

Personalmente boccio due "specialiste" come la Takova e la Theodossiu; ossessionate dal "fare grande" (senza esserlo) riducono il personaggio a una serie di pose incombenti da regine di periferia.
Non amo - per la stessa ragione - le vocaliste tuttofare, nostalgiche imitatrici delle Gencer e delle Caballé e a loro volta schiave di un primadonnismo retorico e fuori tempo massimo (la Morigi, la Scaini e la Piscitelli).
Non ho alcun bisogno inoltre delle imitatrici della Gruberova, belcantisti "soubrettes", Papagene incoronate, a cui sfugge l'immensità poetica e drammaturgica della parte (la Mosuc e la Ciekiwiecz).
Non capisco il senso (delirio tipicamente tedesco) di affidare la parte a una Bruennhilde/Elektra/Turandot come la Whisnat.
Quanto alla Stoyanova, è una così ammirevole artista che le si può perdonare l'errore di esserci misurata (sia pure una sola volta) con un personaggio e uno stile di cui non possiede nè la specificità, nè la poetica.
Una menzione a parte alla giovane Meade, che si sta imponendo nel mondo come volto rivoluzionario di un belcantismo aspro e possente; è una cantante che scriverà di sicuro una pagina importante in questo ambito...
e tuttavia le consiglierei di lasciar perdere proprio i ruoli Pasta e le loro sublimanti trasparenze.

Restano tre cantanti che nel loro piccolo si avvicinano molto a ciò che per me si dovrebbe richiedere al ruolo.
Più che belcantiste sono soprani "lirici" di tradizione naturalista o mozartiana.
Quindi apparentemente distanti da questo repertorio (e distantissime dalle famose "specialiste del belcanto").
Eppure Anna si è come nutrita della loro fragilità, della loro discrezione, della loro gioventù pallida e sognatrice.
Le tre in questione sono la Voulgaridou, la Slepneva e soprattutto colei che io considero la più grande Anna Bolena del primo decennio del 2000: Ermonela Jaho.

La Jaho, con la sua dolcezza sfiorita e l'inesprimibile incombere della nostalgia sul velluto del suo canto, continua la serie delle Bolene "liriche", che io prediligo sulla stessa Callas: la "prima" Gencer (quella ancora virginale del 58), la sublime Cuberli di Madrid (1991) e l'altrettanto straordinaria Giusy devinu con Jonathan Miller a Montecarlo (1994).

Ecco, la ragione per cui mi aspetto tanto dalla Netrebko è che saprà continuare questa corrente, col peso del suo straordinario carisma scenico e col fascino vellutato e indifeso che la contraddistingue nelle sue migliori interpretazioni.

Salutoni,
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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda VGobbi » sab 02 apr 2011, 16:34

E tanto che ci sei, andando indietro nel tempo ... fino alla prima incisione ufficiale (live o studio) di Anna Bolena, quale ti ha convinto nel ruolo di Bolena?

E nell'Anna Bolena c'e' solo Anna Bolena? Od anche le altre parti dell'opera meritano menzione?
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda pbagnoli » sab 02 apr 2011, 17:32

Interessanti le considerazioni di Matteo sulla "trilogia" Tudor.
E' vero: Anna si stacca notevolmente dalle altre due regine Ronzi. Sarà per questo che i ruoli Ronzi sono stati padroneggiati con notevole successo da interpreti naturali di ruoli Pasta? Penso ovviamente, soprattutto, alla Sills, alla Gruberova e alla cantante catalana di costituzione robusta che nominar non oso, prima che piombi qua Stecca a farci un pero sui suoni celestiali della sua diva del cuore :D :D :D :D :D
E di cantanti che hanno fatto il percorso inverso, cioè da Ronzi a Pasta, chi vi viene in mente?
La Gencer, per esempio, ha iniziato con ruoli Pasta o ruoli Ronzi?
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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda Enrico » sab 02 apr 2011, 18:03

Diretta radiofonica alle 19,00 su http://oe1.orf.at/programm/271092#

(clickate in alto sul triangolino accanto alla scritta ORF)

ANNA BOLENA | Gaetano Donizetti
Wiener Staatsoper 02. April 2011 | 19:00-22:15 | 1

Evelino Pidò | Dirigent
Anna Netrebko | Anna Bolena
Elina Garanca | Giovanna Seymour
Ildebrando D'Arcangelo | Enrico VIII (sostituito forse da Giacomo Prestia, anche a Vienna i cantanti si ammalano :( )
Francesco Meli | Lord Riccardo Percy
Elisabeth Kulman | Smeton
Peter Jelosits | Sir Hervey
Dan Paul Dumitrescu | Lord Rochefort
Ultima modifica di Enrico il sab 02 apr 2011, 18:40, modificato 2 volte in totale.
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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda mattioli » sab 02 apr 2011, 18:12

E io me la perdo (mi avevano anche invitato :( )!
Però occhio Matteo: la Bolena non è solo Anna (mentre nel Devereux o nella Stuarda tutto il resto è contorno - e anzi noia).
Ossequi

AM

PS: come faccio a cambiare la password?
PPS: Papagene incoronate è fantastica!
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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda Tucidide » sab 02 apr 2011, 23:53

Molto interessante il ritratto delle Bolene degli ultimi dieci anni del Dottor Enciclopedico. :)
Mi incuriosice la lode per la Jaho, che ascoltai nei primissimi anni 2000 a Lugo (in un concerto) e in uno Stabat Mater a Pesaro con Florez, Barcellona e Abdrazakov. Non mi sembrò cantante di grande tecnica o personalità, ma comunque una seria professionista.
La Jaho, con la sua dolcezza sfiorita e l'inesprimibile incombere della nostalgia sul velluto del suo canto, continua la serie delle Bolene "liriche", che io prediligo sulla stessa Callas: la "prima" Gencer (quella ancora virginale del 58), la sublime Cuberli di Madrid (1991) e l'altrettanto straordinaria Giusy devinu con Jonathan Miller a Montecarlo (1994).

Ecco, la ragione per cui mi aspetto tanto dalla Netrebko è che saprà continuare questa corrente, col peso del suo straordinario carisma scenico e col fascino vellutato e indifeso che la contraddistingue nelle sue migliori interpretazioni.

Io però non vedo nella Netrebko le potenzialità per inserirsi in questo filone. La bella russa non mi sembra puntare sulla dolcezza e sul fascino indifeso. Al contrario mi pare una procace seduttrice, una sfacciata e impertinente donna (ora non è più il caso di chiamarla ragazza... gli anni passano anche per lei... :| ) che emana un fascino solo in apparenza ingenuo, ma al contrario molto compiaciuto e calcolato. Forse è anche una questione di voce, di timbro...

A proposito, intanto che noi parliamo, a Vienna si è consumato l'evento. Come andò? Io non ho ascoltato, ma alcuni, sul fil della rete telematica, sparano a zero, a onor del vero con argomenti già sentiti (non per questo, preciso, non valide).
Ultima modifica di Tucidide il dom 03 apr 2011, 10:32, modificato 1 volta in totale.
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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda Enrico » dom 03 apr 2011, 0:46

L'ho ascoltatata quasi tutta e anche registrata (ma con qualche distrazione per problemi tecnici e rumori esterni). Meli mi sembra sempre alquanto grezzo, e D'Arcangelo, se era lui, un po' troppo orco cattivo. Trattandosi di un debutto per giudicare la Netrebko, molto applaudita dal pubblico, aspetterei di vedere anche il video: è prevista la trasmissione televisiva martedì 5 aprile su alcuni canali europei (credo anche Arte e Sky Classica).
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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda pbagnoli » dom 03 apr 2011, 10:06

Tucidide ha scritto:
A proposito, intanto che noi parliamo, a Vienna si è consumato l'evento. Come andò? Io non ho ascoltato, ma alcuni, sul fil della rete telematica, sparano a zero, a onor del vero con argomenti già sentiti (non per questo, preciso, non valide).

:D :D :D
...e capirai, Tuc! Sai la novità!
Argomenti già sentiti, dici? Roba prevedibile e influente come la trama in un film porno.
Se va bene, non ne hanno ascoltata nemmeno una nota: sono sempre talmente occupati a parlarsi addosso che non riescono materialmente a sentire nemmeno la radiolina a transistor.
L'unico sussulto l'ha dato un personaggio un po' anzianotto che - pur avendo un blog suo - si diverte a parassitare quegli ambienti e che, non sapendo cosa dire, ha fatto un copia-incolla del nostro speciale su Natalie Dessay.
Una decina di ragazzotti capitanati da un vecchietto che passano i tre quarti del tempo a contarsi - constatando amaramente di essere molti, ma molti meno del previsto - e il restante quarto a parlar male della Dessay.
Questi per te sarebbero argomenti?...
E comunque, chi se ne frega: ieri sera avevo cose molto più interessanti delle quali gioire...
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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda MatMarazzi » dom 03 apr 2011, 11:00

Carissimi,
Provo a rispondere alle vostre domande.

Partiamo da Vit


VGobbi ha scritto:E tanto che ci sei, andando indietro nel tempo ... fino alla prima incisione ufficiale (live o studio) di Anna Bolena, quale ti ha convinto nel ruolo di Bolena?


Anna Bolena, come ho scritto, non è un'opera di cui apprezzi particolarmente le realizzazioni discografiche al momento disponibili.
Che mi convincano fino in fondo ce ne sono poche.

Limitandoci al personaggio di Anna, come ho scritto, potrei consigliarti la ripresa radiofonica (scaricabile da internet) del concerto da Lyon (2008), con una Jaho straordinariamente persuasiva.
Anche il resto non è male...
Anche la prima Gencer (RAI 58) coglie benissimo l'instabilità adolescente del personaggio, con una pazzia che è più che altro smarrimento. Inoltre vocalisticamente regge meglio della Jaho e vi aggiunge un'ombra aristocratica e lunare che la rende veramente efficace. L'accento purtroppo è piuttosto sorpassato (come è normale che sia, essendo trascorsi più di 50 anni).
Potrei consigliarti la EMI della Sills, globalmente l'edizione più curata e persuasiva; ma nemmeno la Silss (pur essendo valida interprete) coglie l'essenza del personaggio, pavoneggiandosi anche lei di pose regali-holliwoodiane; inoltre la scrittura pastiana la coglie sovente in difficoltà... bellurie, sopracuti e variazioni "da musical" a parte, le sonorità sono spesso chiocce, le puntature calanti e le note gravi regolarmente buffe!

Conto molto sul video con Netrebko e Garanca per ristabilire le cose... Ma non questo da Vienna, con una regia bamboleggiante e semplicistica... quello che ci aspetta da New York con Mc Vicar!

Siccome ho parlato della Jaho rispondo anche Tuc.

Mi incuriosice la lode per la Jaho, che ascoltai nei primissimi anni 2000 a Lugo (in un concerto) e in uno Stabat Mater a Pesaro con Florez, Barcellona e Abdrazakov. Non mi sembrò cantante di grande tecnica o personalità, ma comunque una seria professionista.


Hai assolutamente regione: è questo che è la Jaho.
Una cantante attenta, carina, un po' troppo controllata, un po' troppo simile ai modelli a cui si ispira.
Il fatto è che non c'è artista (anche il più prevedibile e contratto) che non sviluppi con certi ruoli, forse pure casualmente, sinergie e miscele sconvolgenti.
Questo capita quando il sottotesto di un personaggio, smuove corde segrete nell'interprete, illumina certe emozioni.
Se ascolterai la Bolena della controllatissima Jaho, della prevedibilissima Jaho... sentirai certi sussulti di verità ("Io sentia sulla mia mano... o ancora "Va infelice" tutto un alito) che vibrano dal profondo.



In fondo come lei Bolena è una ragazza condannata a indossare una maschera di controllo... Attenzione a quando quella maschera si fa troppo stretta! :)
Hai visto Il Cigno Nero di Aronofsky?

e siccome ho parlato anche della Gencer rispondo all'interessantissima domanda di pietro.

E di cantanti che hanno fatto il percorso inverso, cioè da Ronzi a Pasta, chi vi viene in mente?
La Gencer, per esempio, ha iniziato con ruoli Pasta o ruoli Ronzi?


Alla prima categoria (da ronzi a Pasta) appartengono sicuramente la Sills e la Gruberova.
Sia l'una che l'altra ha compiuto il gran passo verso il protoromanticismo italiano (non contando le parti di tradizione "lirico-leggera", scusate questo termine osceno) con Roberto devereux.
Nel caso della Gruberova... aveva già osato qualche anno prima la Maria Stuarda a Vienna, ma nessuno l'aveva presa sul serio.
Quando però questi vocini (la Silss nel 70 al Lincoln Center, la Gruberova nel 90 a Barcellona) si cimentarono con la furibonda regina Tudor, ottennero consensi talmente sensazionali da iniziare una seconda carriera!
L'errore è stato (da parte di entrambe) non capire che funzionare nei ruoli Ronzi, non significa per forza funzionare in quelli "Pasta".

La Gencer è un caso per certi versi simile.
da giovanissima sfiorò i ruoli Pasta (una sonnambula a Napoli e quella bolena radiofonica nel 58). Interessante ma non rivelatrice.
la Sutherland, negli stessi anni, e la Callas, immediatamente prima, ottenevano ben altri risultati in questo ambito.
e così la Gencer mollò i ruoli pastiani e si dedicò ad altro (il Verdi maturo, Francesca da Rimi, dama di picche, Mozart).

Poi nel 64 la Gencer incontrò a sua volta il devereux: fu la rivelazione! Il linguaggio Ronzi era stata rivelato in tutte le sue più segrete rifrazioni.
Anche nel suo caso, però, l'aver furoreggiato in un ruolo Ronzi spinse la Gencer a cimentarsi nuovamente (e alla grande) con i ruoli Pasta.
Infatti seguirono Beatrice di Tenda (Venezia), Norme ovunque (Barcellona, Buenos Aires, Milano, Napoli, Verona, Losanna, Torino...), una nuova Bolena (Glyndebourne).
che dire...
Sì, brava, brava.... ma non quanto nei ruoli Ronzi!
E' come se la Gencer, cantando i ruoli Pasta, si infilasse raffinatissime e scintillanti scarpe da sera col tacco a spillo (splendide ma terribilmente scomode); mentre nei ruoli Ronzi e Ungher si mettesse le più sformate ma incredibilmente comode delle vecchie pantofole.



Torniamo a Vit e al Grande Matt (con due T).

VittorioGobbi ha scritto:E nell'Anna Bolena c'e' solo Anna Bolena? Od anche le altre parti dell'opera meritano menzione?


Mattioli ha scritto:Però occhio Matteo: la Bolena non è solo Anna (mentre nel Devereux o nella Stuarda tutto il resto è contorno - e anzi noia).


ma veramente io non ho mai detto che nella Bolena ci sia solo lei! Certo, lei è centralissima, è il prisma attraverso cui tutto il resto va visto (tipico di Romani, quando scriveva per la Pasta). Ma gli altri personaggi hanno pur sempre grande spessore.
Se si fa una ricerchina, si vedrà che in questo forum, alcuni anni or sono, dedicammo un thread infinito a Lord Percy e al "quid Rubini".
E non parliamo del tremento Ottavo Enrico, altro personaggio topico della cultura occidentale e operistica.

Anzi... visto che c'è un blogghino da qualche parte su Internet che si diletta a copiare tutto quello che scrivo (dalle definizioni di "declamato", alle analisi tecniche di Hampson, alla derivazione sonora e stilistica di quest'ultimo da Fischer-dieskau) e dove qualcuno è arrivato a ..."suggerire" :D :D :D :D :D un accostamento "Elisabettiano" fra Rossini, donizetti e Britten - ciò che è stato appunto l'oggetto di un corso che tenni quattro anni fa in quattro città e ampiamente descritto nel forum del mio Club..., vorrei suggerire a quei poveri copiatori uno spunto in più!
Infatti anche Enrico VIII ricorre in diverse opere (oltre a donizetti e Saint-Saens): una stagione dedicata a questo personaggio-mito potrebbe essere molto interessante, e se non altro non scopiazzata! :)

Ma torniamo a noi...
vorrei aggiungere che a me non sembra che il contorno del devereux e della Stuarda sia "noia".
Quando vi sono titoli potentemente strutturati nello scontro fra "il protagonista" e "il resto" (come è il devereux, ma anche il Peter Grimes e la Medea e il Boris)... il resto è fondamentale, in quanto estremo opposto della dialettica drammaturgica.
Il Grimes non sarebbe altrettanto bello senza l'estrema insistenza sui cicalecci del Borgo.
E così anche Il devereux sarebbe assai meno interessante se la regina fosse la sola in scena.
...E dire che quando scrissi, anni fa, che donizetti (fase cammaraniana) era il Britten dell'800 ricevetti sguardi stralunati! :)


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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda pbagnoli » dom 03 apr 2011, 20:31

MatMarazzi ha scritto:
Conto molto sul video con Netrebko e Garanca per ristabilire le cose...

E fai assolutamente bene.
Sto ascoltando l'audio in questo momento e, devo dirlo, mi sembra una recita di altissimo livello globale.
La cavatina di Anna è spettacolare per resa complessiva: musicalità, aplomb stilistico, appropriatezza esecutiva: c'è tutto.
Come avevi previsto, la Netrebko diventerà un riferimento in questo ruolo.
La Garanca è anche lei perfetta.
Credo che - a questo punto - questa prova sia la prova del nove: è la coppia belcantista dei nostri tempi. La Garanca è vocalmente più precisa - d'altra parte, anche la sua formazione è orientativa in tal senso - mentre la Netrebko ci mette, in questi ruoli Pasta, una varietà di inflessioni e colori che non hanno paragoni nel panorama attuale e ben pochi anche in quello passato. C'è comunque un abisso fra questa Anna e una qualsiasi Devia.
La direzione di Pidò non mi dispiace per nulla, nonostante i tagli.
Meli mi sembra alquanto in difficoltà, mentre D'Arcangelo è virtualmente perfetto nella sua parte.
Peccato per la Jaho: il link su Operashare è disattivo
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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda pbagnoli » dom 03 apr 2011, 20:48

Sto continuando ad ascoltarla: è veramente brava, non ce n'è.
Concordo con Matteo: ha esattamente la cifra stilistica dei ruoli Pasta, che non è la stessa di quelli Ronzi. E' proprio sentendo quest'interpretazione che ti rendi conto di come, ai nostri tempi, suoni quasi ridicola una Beverly Sills, con tutto il dovuto rispetto per i suoi barocchismi.
Nonostante la carenza in basso, la trovo ancora accettabile nei ruoli Ronzi, ma come Bolena basta una sola nota della Netrebko per essere veramente proiettati in un altro mondo.
Un debutto importantissimo, accidenti
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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda pbagnoli » dom 03 apr 2011, 21:22

Coppia iniqua è favolosa!
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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda Tucidide » dom 03 apr 2011, 23:26

Pietro, non sono d'accordo... : Blink :
Non ho ascoltato tutto, ma nella performance della Netrebko ci sono diverse cose che non mi sono piaciute. Sulla sua aderenza, stilistica ma soprattutto caratteriale, ai ruoli Pasta, avrei dei dubbi, a meno che non vogliamo interpretarla come una decisiva e definitiva cesura con le due grandi "pastine" (non quelle del Mulino Bianco :D ) del XX secolo, la Callas e la Sutherland. Nella Netrebko non sento uno sfogo iperuranico, una sublimazione del sentimento; al contrario percepisco un'ansia febbrile molto terragna, e mi figuro una donna in carne, ossa e sangue, non certo una creatura diafana e stilizzata. C'è il timbro, c'è la voce, c'è il fraseggio, sul quale, l'ammetto, la nostra Anna si è impegnata in misura superiore rispetto a quanto avesse fatto in altre sue prove precedenti: tutto questo mi sembra non in linea con l'idea più "canonica" dei ruoli Pasta. Poi, come dicevo, non è detto che quel filone sia l'unico possibile. Di certo, mi pare che la Netrebko si sia mossa su una strada diversa tanto da quella delle storiche Callas e Sutherland, quanto dalle sullodate Jaho e Devinu.
E' senz'altro lodevole che si sia astenuta da scatti rabidi, da esagitazioni e toni "ronziani". E' molto giusta la distinzione che ho letto in plurime occasioni su OD fra i ruoli Pasta e i ruoli Ronzi, e sulla necessità che le interpreti facciano percepire le differenze. Ma nella Netrebko, se è mancata legittimamente una tinta ronziana, che sarebbe stata fuori luogo, è altresì mancata una tinta pastiana. Insomma, il tutto mi è parso un po' anonimo. Riagganciandomi a quanto detto tempo fa da Matteo, trovo che la Gheorghiu abbia inciso un finale di Bolena molto più azzeccato e convincente. Forse davvero potrebbe essere lei la "pastina" dei nostri giorni (ma probabilmente le mancano i mezzi vocali per affrontare queste tessiture).
Poi, per tornare alla Netrebko, ci sono questioni più meramente (biecamente, vorrei dire :) ) vocali. Cautela, tanta cautela nella coloratura, nelle fioriture, incertezza (anche nella cabaletta finale, che secondo me è stata singolarmente spenta e grigiastra) e anche un'intonazione spesso fuori fase.
Maugham mi ha invitato ad aspettare un ascolto corroborato dalla componente visiva, e io aggiungo che un debutto, seppure di una diva planetaria, richiede una certa indulgenza.
Però non sono rimasto entusiasta, tutt'altro.

P.S. Nel primo messaggio di Matteo m'era sfuggito il riferimento alla Meade. Ecco, anche secondo me lei è una da tenere d'occhio. Affronta con un piglio aggressivo e autoritario le colorature e sembra quasi che più ce ne sono meglio vada. A volte perde il filo, s'impappina, si scompagina, ma ecco, lei è una belcantista vera! La Netrebko, almeno secondo me, no.

P.P.S. Ovviamente, con tutto ciò non metto in discussione i gusti d'alcuno, né mi sogno di consigliare visite audiometriche o di inferire il sospetto che chi abbia apprezzato la Bolena della Netrebko non avesse mai ascoltato in precedenza il capolavoro donizettiano. :wink:
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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda MatMarazzi » lun 04 apr 2011, 12:05

Caro Tuc,
è chiaro che l'opinione di tutti merita rispetto e attenzione, e tuttavia mi colpisce un po' che tu premetta alla tua analisi di "non aver ascoltato tutto".

In un caso come questo, "tutto" era proprio quello che si doveva ascoltare.
La Bolena della Netrebko era proprio uno di quei casi (benedetti) in cui quello che conta non è il singolo passaggio, la singola agilità, il singolo trillo ma la novità dell'impronta drammaturgica e musicale in toto.

Che la Netrebko non sarebbe stata una Bolena con prerogative belcantistiche lo si sapeva benissimo prima.
L'ho anche scritto, ripetuto...
Avevo iniziato il mio pezzo proprio specificando che "non era specialista donizettiana".
Poco dopo avevo sottolineato che le nuove e più interessanti Bolene del millennio (ben superiori ai casi pietosi delle vecchie divastre affezionate alla parte) andavano cercate per me tra i soprani "lirici" e giovani di estrazione naturalista (proprio come la Netrebko) e eventualmente mozartiana.

Purtroppo ci sono ascoltatori (ovviamente non sto parlando di te!) che davvero non hanno mai ascoltato Anna Bolena, come il solito vecchietto sdentato affermava da qualche parte!
Costoro infatti si sono limitati per tutta la vita e si limitano ancora oggi ad ascoltare la cabaletta finale in attesa di qualche bell'accento "da vera regina!" e nella segreta speranza che la primadonna di turno alla fine strilli quell'assurdo mi bemolle, che violenta la musica e la scena (magari abbassato di un tono, come faceva sua divinità la Sutherland, a prezzo di imbarazzanti gracidii nel resto della scrittura divenuta gravissima).
Talvolta questi ascoltatori (che non hanno mai sentito la Bolena) arrivano a concedersi la stretta finale del duetto con Seymour e gli ultimi minuti del primo atto (sognando zampate leonine che essi, non avendo un'idea dell'opera, confondono con il vero "spirito belcantista").
Il resto... probabilmente non l'hanno mai sentito! Non hanno idea di cosa quest'opera significhi, cosa rappresenti la sua poetica, quali siano le radici della sua tormentosa amarezza.
Ecco: per gente a cui la Bolena non interessa, ma giusto qualche belluria "vocalistica", capisco che l'operazione Netrebko potesse non interessare.

E tuttavia è proprio nel resto dell'opera, non nella cavatina o nella cabaletta finale, che la struggente, inquietante verità poetica del personaggio viene a galla.
Viene a galla nell'incredibile concertato "Io sentii sulla mia mano" (che la Netrebko per inciso canta divinamente); viene a galla nei detti "cauti, sommessi" dello splendido duetto con Percy (in cui la Netrebko e devo dire anche Meli sbaragliano senza problemi tutta la concorrenza discografica); viene a galla nell'umidità di quella preghiera di prigionia, sintesi sepolcrale, avvolta dai corni, del fallimento di un'esistenza ("dio se mi leggi in core"...); viene a galla nella doppiezza di reazioni, già sul limitare della dissociazione del confronto con Seymour (sentire come la Netrebko esalta quel "eh consigliar me'l puoi, come nessun altra) o ancora dell'immenso, dilatatissimo, incredibile tempo d'avvio del finale (nel quale la Netrebko si concede un do sopracuto filato di tale dolcezza da tollerare il confronto solo con la giovane Gencer)...

Tu insisti nel sottolineare che la Netrebko non è un belcantista... Ma Tuc! Lo ripeto!!! Nessuno l'aveva mai preteso.
ecco, lei (la Meade) è una belcantista vera! La Netrebko, almeno secondo me, no.


già peccato che anche la Meade (come tante altre belcantiste) non arrivi a rappresentare come Bolena nemmeno un'ombra di personaggio rispetto alla Netrebko.
Ed eccoci al punto.

Quel che ci si proponeva, Tuc, affidando la Bolena alla Netrebko era di tentare un'altra via... dando per scontato proprio quello che tu ci scodelli come fosse una grande scoperta!
Cautela, tanta cautela nella coloratura, nelle fioriture, incertezza (anche nella cabaletta finale, che secondo me è stata singolarmente spenta e grigiastra) e anche un'intonazione spesso fuori fase.


Tutto ciò si sapeva benissimo a monte!
La sfida era proprio quella di vedere se con un'altra formazione tecnica ed espressiva si sarebbero aperti orizzonti diversi a un personaggio ancora privo di una lettura convincente.
In casi come questo si sa benissimo che qualcosa andrà perso, inutile, ozioso e persino bambinesco (non mi sto riferendo a te, ovviamente) insisterci sopra! L'interessante non sta tanto in cosa si perde (che si sa a prescindere), ma in cosa si guadagna!

Proprio come quando il declamatore Vickers si è cimentato con Otello e Radames (e don Carlo e Riccardo).
Quel che si sarebbe perso (rispetto ai verdiani tradizionali) lo si sapeva anche prima. E' infantile rimarcarlo! :)
In compenso quel che si guadagnato - con i Verdi di Vickers - risultato tanto, ma tanto più importante.

Proprio come quando la vocalista Sutherland si è cimentata con Turandot!
Sarebbe stato infantile, anche in quel caso, lamentare la mancanza di spettacolari fendenti sillabici, di accurata valorizzazione della parola, di scarsa varietà di colori, differenziazioni di concetti e stati emotivi!
Bella scoperta! :)
Se si voleva tutto questo, allora la Turandot della Sutherland non andava nemmeno comprata.
E invece - anche nel suo caso - i frutti che ha dato l'esperimento sono risultati molto più importanti di ciò che della tradizione lei non fu in grado di conservare.

Quando ci si mette a cercare nuove vie rispetto alla tradizione non è mai per caso.
ciò accade se gli specialisti hanno fallito, come nel caso dei don Carlo vocalisti,o stufato, come nel caso delle Turandot declamatorie.
Quello è il momento per aprirsi ad altre ipotesi che possano provenire da scuole e tradizioni alternative.
Per Anna Bolena il momento era arrivato da almeno quarant'anni....

La mia vecchia tesi che questa regina-ragazza senza scettro, questa vittima della corona, potesse ricevere nuova linfa da una categoria di cantanti ben precisa come i soprani lirici mozartiani e naturalisti (alla cui famiglia la Netrebko appartiene, come già Mirella Freni) si è rivelata, se non giusta, almeno condivisa, a giudicare dal putiferio mondiale che questo debutto ha scatenato e dalle entusiastiche lodi che tutto il mondo le ha rivolto.

Fra l'altro anche i soprani mozartiani e naturalisti sono "vocalisti"!
Saranno pure meno brillanti, meno aggressivi nel ritmo e nell'agilità, ma anche i lirici tradizionali sanno gestire la dinamica - e infatti la Netrebko ha pianissimi superbi, come già la Freni, anzi di più - sanno gestire strumentalmente i fraseggi - idem - sanno legare - idem.
Inoltre, più delle provette belcantiste, i lirici tradizionali sanno valorizzare la femminilità del suono, ammantare di velluti i chiaroscuri, esprimere candore e sensualità contemporaneamente (come già la Freni, e assai di più, la Netrebko).
E' vero che devono mettere il freno quando la scrittura belcantistica reclama fulgori ritmici (ci cascava già la Freni, ci casca ora la Netrebko), ma è anche vero che, proprio come la Freni, la Netrebko sa nel suo vocalismo mettere a frutto le sue esperienze tardo-ottocentesche francesi e russe per comunicare calore emotivo, semplicità di sentimento e fragranza di gioventù gravata di nostalgia, e tutto ciò che ha ereditato da Manon, Yolanta, Juliette, Natasha.
Ed è proprio questo che si cercava per rivitalizzare un personaggio che languiva...

Io ritengo che nel complesso la battaglia sia stata vinta.
ci saranno pure le prevedibili cautele virtuosistiche, persino qualche piccolo passo falso; ci saranno alcuni (non tanti) accenti in odore di anacronismo; ci saranno pure le solite ingenuità interpretative in cui la cantante talvolta scivola (non stiamo parlando di una Silja o di una Callas!), e tuttavia - come dice Pietro - basta che la Netrebko apra bocca per capire che in quel suono, in quel colore, in quel modo di gestire i fraseggi e le linee... quello che auspicavamo si è realizzato.
La regina depone manti, scettri e altra attrezzeria abusata da "primedonne belcantiste", e ci lasci vedere la sua vera faccia: quella di una creatura modernissima, fragile e contrastata, strumentalizzata da tutti (e da se stessa) immolata a interessi disperatamente più grandi di lei.

La trasmissione video (che purtroppo non potrò vedere, perchè impegnato in una lezione "parsifaliana" al mio club) sono certo che confermerà tutte queste sensazioni.
Come, in riferimento a Otello, io dico ...spero che si trovi una soluzione vocalista che "superi" la lezione di Vickers... purché NE TENGA CONTO!!! così anche io spero che prima o poi sorga una belcantista e una pastiana in grado di dirci davvero la verità su questo personaggio (e non sarà di certo la Meade, nè - men che meno - la Gheroghiou), ma non sarebbe stato possibile senza la rivelazione della Netrebko.

Salutoni,
Matteo
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Re: Anna Bolena nel 2000

Messaggioda Tucidide » lun 04 apr 2011, 13:50

Grazie, Mat, per le tue parole, che come sempre sono fonte di riflessioni.
A 'sto punto, però, mi sorgono alcune ulteriori domande, o meglio riflessioni più o meno pertinenti. E' chiaro, mi pare di capire, che la lettura della Netrebko non sia sulla scia delle grandi interpreti dei ruoli Pasta, insomma, le solite due, la Greca e l'Australiana, magari in compagnia della Turca prima maniera. Il fatto che si sia tentata questa via è solo dovuto al fatto che, negli ultimi anni, siano state poche, pochissime, le grandi Bolene, oppure ciò potrebbe preludere ad una specie di rivoluzione copernicana su tutti i ruoli Pasta, compresa Norma?
Insomma, in soldoni, dopo questa Bolena, la Netrebko dovrebbe affrontare anche Norma, anche Beatrice e ritornare con più decisione a Sonnambula?
Interessante il parallelo con la Freni. Effettivamente la Netrebko è spesso stata associata, per repertorio, calibro, persino per il colore vocale, alla Modenese. Consentimi di non concordare sulla prevalenza della prima sulla seconda nella capacità di sostenere i pianissimo, :) ma in effetti le somiglianze ci sono.
La Freni ha cantato, fra i ruoli Pasta, solo Beatrice, e se la cavò assai bene. Però il suo fu un episodio, che si tradusse in qualche recita, e nell'incisione del finale dell'opera in un disco. I tempi non erano maturi? E dire che, concedimelo, la Freni padroneggiava il belcanto in modo certo non ottimale, senz'altro perfettibile, ma superiore a quanto riesca alla Netrebko. E se moderna pare la Netrebko nel 2011, quanto doveva sembrarlo la Freni, in Beatrice, nel 1975? Eppure...
Io, perdonami, resto convinto che questa prova sia sicuramente interessante, ma fortemente incompleta (per non dire deficitaria, ma non voglio sembrare troppo estremista) e che, comunque, la strada non sia nuova, essendo appunto stata battuta già come minimo dalla Freni, più di trent'anni fa.
Staremo a vedere se tale via diverrà la corsia preferenziale per le future interpreti del ruolo. Secondo me, e lo dico adesso, quel che si perde è comunque troppo rispetto a quel che si guadagna, un po' come è accaduto per i ruoli Méric-Lalande negli esperimenti della Fleming, che nessuno, nemmeno un devoto ammiratore come me : Chessygrin : potrebbe in tutta onestà definire riusciti.

Di vecchierelli canuti e sdentati poco mi curo: quel che dico è tutto, solo e sempre opinione mia. : Sig : :wink:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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