Barbiere Scala 23 luglio 2010: bene, bravi, bis
Che dire della serata Barbiere ieri in Scala con il cast di eccellenza ? Potrei cavarmela dicendo che è stata una bellissima serata di musica e Teatro, che la gente si è divertita molto ed ha applaudito in modo forsennato come è raro che negli ultimi tempi che si verifichi e che nel complesso è stato un gran bello spettacolo per una gran bella opera di un autore geniale quale Rossini, anche perché, quando di base nel cast di opera non facile come Barbiere a parte alcun eccellenze, la peggiore in campo è la …Berta, tutto può dirsi andato nel migliore dei modi possibili, ragion per cui onore al merito della Scala per avere chiuso così in bellezza.
Volendo invece scendere più nel dettaglio e con approccio meno emotivo qualche distinguo tra i vari artefici della trionfale serata potrebbe tuttavia essere fatto da chi frequenta bene o male il Teatro lirico da qualche annetto anche se ultimamente assai meno di prima.
Lo spettacolo storico di Ponnelle rimane a distanza di quaranta e passa anni ancora tra le meglio cose mai progettate anche senza Abbado e senza quell’alone di mitologia che accompagnò l’inizio della celebre rossini renaissance che avrebbe contrassegnato gli anni ottanta con il celebre festival di pesaro, ed alcune trovate (tipo il palco ruotante che segue benissimo i passi musicali nel crescendo, la ombra della lanterna sul muro durante la calunnia ed il movimento a pendolo dei cantanti al momento del concertato di fine atto primo) sono ancora sbalorditive.
Quanto alla direzione ho letto da alcune parti peste e corna che francamente non condivido, certo non siamo in presenza di una direzione memorabile e qualche mancanza soprattutto nelle scene di insieme di fine atti la si coglie, ma nel complesso non ho affatto percepito quella noia da altre parti evocata (???) e debbo dire che ho trovato eccellente la inflazionata overture di inizio e molto adeguato l’accompagnamento dei cantanti, fattore mai come in Rossini... essenziale.
Ho letto pure di vari e diversi strali rivolti alle tre voci gravi ingaggiate ed anche qui mi trovo in parziale dissenso ed in senso più indulgente.
Corbelli ha ancora fior di mestiere, certo non è Dara ma siccome Dara non canta più debbo dire che il Bartolo di ieri sera era perfettamente inserito nell’insieme ad onta di una evidente quanto prevedibile usura vocale che però in alcun momento ha disturbato.
Discorso diverso per il basso ed il protagonista Vassallo entrambi dotati di un mezzo vocale notevole ma certamente entrambi poco adusi al canto rossiniano, ma quanto al secondo mi domando onestamente quando mai si è sentito un baritono cantare il ruolo di Figaro secondo i criteri prescritti e richiesti dai vari soloni (che poi magari a Martina Franca ti piazzano un Portella….) giacchè lo stesso Nucci, che tanto deve a quel ruolo per la sua successiva carriera verdiana, non era certo impeccabile nei vari sillabati e quant'altro, e quanto al grande Gobbi, se è vero che il suo duetto con la Callas resta tutt’oggi a mio parere insuperato, quella che cantava giusto a ben sentire era solo lei (non a caso vedi Armida la più grande rossiniana di sempre e ben prima delle varie renaissance…).
Per quanto attiene allo "slavone" dal tonitruante vocione ingaggiato per Basilio, detto che ovviamente Raimondi era altra cosa (grazie…), anche qui, se non andiamo indietro alla età dell’oro, non è che abbondino i Basilii da leggenda, quindi in sostanza visto che bene o male entrambi i personaggi sono usciti fuori e che le due voci erano comunque vere e non finte o artefatte, non mi sento di gettare alcuna croce addosso a loro ed anzi dirò con somma indignazione dei più che il Figaro alla fine della fiera non mi è dispiaciuto affatto e che l'ho pure trovato bravissimo nel tenere la mezzavoce suadente nel “Donne eterni dei” rimanendo dietro mentre la Di Donato si sbizzarriva davanti, certo la entrata guarda Don bartolo stile Compar Alfio andrebbe...limata, ma, ripeto, siamo nel più che accettabile.
Ed ora arriviamo ai due divi giovani e in carriera, ovvero alla ragione per la quale io (e credo molti anche a giudicare dagli applausi in sala) abbiamo preso il biglietto, e cioè agli amorosi Florez e Di Donato che di certo non hanno deluso, anzi...
Debbo dire che, fermo restando che nessuno dei due ha una personalità vocale che ti travolge ma che tuttavia entrambi sono anche ottimi attori, ho istintivamente preferito Rosina che davvero mi è parsa bravissima dalla prima nota all’ultima come da tempo non mi capitava di trovare un cantante, al punto che ho provato anche a rileggermi le varie censure che come sempre non sono mancate e non ho proprio capito in concreto aldilà di facili slogan (è baroccara e non belcantista) cosa le si rimprovera.
Non sto a rimarcare la Berganza o la Valentini o la Horne (peraltro in Rosina mai così convincente come altrove) ma se debbo confrontare la Di Donato con altre Rosine anche del glorioso passato trovo che sia stata davvero ragguardevole ed abbia sfoggiato pure variazioni di gran pregio, di certo l'ho trovata assai superiore alla precedente Kasarova da me vista con Florez e per mio conto superiore anche alla celebrata Dupuy della edizione di Martina Franca.
Invece Florez, che è sempre bravissimo intendiamoci (e poi la parte del Conte di Almaviva pare sia vocalmente che scenicamente pensata per lui) nonchè Artista di rara eleganza stilistica, l’ho onestamente trovato un pochettino inferiore alla mia precedente esperienza di Barbiere con lui di qualche annetto fa che invece mi aveva esaltato.
Soprattutto nella grande scena finale, dove anni fa fece faville, ho trovato alcuni suoni nella zona medio-alta del passaggio un po’ troppo nasali ed a volte pure schiacciati, mentre in alcuni momenti (e in questo condivido il rilievo fatto sul blog Grisi) mi è parso un po’ a corto di fiato.
Rimane un grandissimo cantante ed uno stilista formidabile ed un rossinano doc e se a ciò si aggiunge la sua perfetta aderenza scenica al personaggio ci troviamo pur sempre davanti ad una prestazione che meritatamente blocca lo spettacolo per 5 minuti buoni di applausi al termine della grande scena come accadeva negli anni d’oro della Scala (tipo alla Gruberova dopo l’aria di Zerbinetta per intenderci o a Pavarotti dopo la grande aria di Riccardo o a Cappuccilli dopo l’aria di Macbeth etc. etc.).
Della Berta ho già detto (ma il lusso Dessì capita una volta nella vita) e quindi non resta che concludere con la bellezza e la soddisfazione di avere goduto di una gran bella serata alla scala sperando che per il futuro ce ne siano di...più.