da Milady » mer 20 gen 2010, 15:43
Carissimi amici,
dopo l'intervento di Bertarido, di Tuc , di Luca e di tutti gli altri ci vuole tutto il mio coraggio per scrivere qualcosa sull'argomento.
Per me la Norma "assoluta" resta quella della Callas , che era in grado di coniugare gli accenti di una donna dilaniata da passioni del tutto umane a quelli di una una semidea costretta a patire una lacerante condizione tutta terrena, grazie alla dizione "coturnata".
Il suo "i figli uccido" anche oggi mi fa venire la pelle d'oca: è un sicuro presagio della " sua" tragica Medea, che ho avuto la fortuna di ascoltare dal vivo .
La sua voce era come un violoncello, suonato da un musicista grandissimo, anzi una sorta di mix unico tra le note vellutate di un violoncello ed un flauto o, meglio, un oboe.
Il suo registro di petto - negli anni d'oro, ma anche in seguito- era ricchissimo di colori ed aveva un suono tutto e solo suo.Le scale discendenti - penso ad un'altra opera , ai Vespri, ad "Arrigo, tu parli a un core"- erano ,come è stato scritto ,"discese nelle oscure profondità dell'incoscio" ( citazione mnemonica, scusatemi per l'imprecisione).
La differenza - e "vive la difference"-, per me sta in questa sua caratteristica vocale peculiare.
Ascoltai alla TV due Norme della Caballè, una flagellata dal vento ,da Aix en Provence (mi pare) , e rimasi colpita dai suoi aerei pianissimo e dagli accenti dolorosi , propri di una donna ferita ma che riesce tuttavia a conservare una sorta di intimo e superiore riserbo nel manifestare il suo dolore: una esecuzione memorabile.
Dal vivo ho ascoltato la Scotto, che ha affrontato Norma un po' tardi : ottima attrice ,intelligentissimo e penetrante il fraseggio, ma il registro centrale e soprattutto gli acuti, manifestavano una certa laboriosità.In breve,la parte risultava di una caratura un po' superiore alle sue forze, anche se la sua Norma mette magnificamente a frutto una rarissima intelligenza analitica. So che ci sono nel nostro sito- che trovo "un sacco bello" e divertente- molti fans acaniti di Renata Scotto, ma -lo dico assumendone tutte le responsabilità - quando si è ascoltato dal vivo il suo modello , la Norma della Callas,...
"La stupenda "Dame Joan l'ho sentita e risentita non so più quante volte,solo in disco , nella sua prima Norma ufficiale,e , dato che avete già perfettamente inquadrato la sua strepitosa interpretazione , non spendo una parola di più .
Aveva anche un pastoso e dovizioso registro centrale : non a caso uno dei suoi primi ruoli - ante era Bonynge-fu Santuzza.
E c'erano gli acuti ed i sopracuti sublimi, emessi con un nitore ed una "sprezzatura" unici.
E c'era anche il personaggio, declinato magnificamente,secundum Joan Sutherland, obviously .Una meraviglia, come i duetti con la Horne, - anche in disco a parte- ascoltati fino alla soglia di pericolosi fruscii.
Ed ha pienamente ragione Bertarido : la Norma della Sutherland assomiglia più di ogni altra, a quanto possiamo ipotizzare circa il sound della sua prima esecutrice , visti i caratteri specifici della scrittura di belliniana.
Quindi la mia SSa. Trinità in Norma è : Callas, ueber alles (1) -e sentita dal vivo- e quindi Sutherland (2)" e Caballé (3) al fotofinish .
Ho avuto la fortuna di ascoltare dal vivo , ma non in Norma , la Cerquetti . Una voce di rara potenza e dolcezza che coniugava per natura velluto e acciaio,ma l'interprete - mi dispiace dirlo- non raggiungeva le vette della vocalista.
Dinanzi alla terna Callas, Sutherland , Caballé , le altre giungono al traguardo con sensibile distacco.
Tornando a Dame Joan , mi innamorai della sua voce sia ascoltandola dal vivo nella Sonnambula che ascoltando un suo mirabile disco dedicato ad un mix irresistibile di arie belcantistiche.
Poi, sono arrivata al punto di aslcotare in disco un'opera per me ignota, Montezuma, che magari è il livre de ché vet operistico di persone più preparate della sottoscritta. Non chiedetemi la trama, ma mi parve un polpettone che mi sorbii integralmente grazie a varie cups of thea e molti biscottini , generosamente offerti da un'amica .
E c'era un 'aria di trascendentale difficoltà , al limite dell'inseguibile: bene, Dame Joan la eseguiva con miracolosa fluidità, come un'aria da conservatorio. La ascoltai varie volte sino a che la proprietaria della registrazione di Montezuma non mi face capire che era l'ora di passare ad altri ascolti.
Credo che in studio avrebbe potuto osare molte e parti ( apparentemente) non scritte per la sua voce.Ma questi alambicchi da consolle non mi convincono del tutto.
La sua Turandot è una ricreazione geniale, tanto per fare un esempio macroscopico.
Ma Abigaille , no. Maugham ha perfettamente ragione : Abigaille ha un peso specifico ed una vocalità che non si addicevano al meraviglioso strumento antico della Sutherland . Abigaille richiede una dizione scolpita ed una vis tragica proprie di un autentico soprano drammatico , capace anche di toccanti slanci lirici, ma il personaggio non può essere giocato sulla sola corda lirica: ci vuole un medium corazzato e imperioso..
La Sutherland è stata impagabile e spiritosissima anche nei ruoli comici.
La Pèrichole è in cantevole.
Ricordo infine una antica messa in onda televisiva di "résumés" - alla buona e in allestimenti tipo recita parrocchiale- delle più note opere liriche , con qualche gustoso accenno della Sutherland alla preparazione dei vari personaggi .
Ricordo una Fille de Régiment, ove, altissima e maestosa ,appariva abblgliata come una dama delll'esercito della salvezza, piena di verve e di autoironia.Merce rarissima quest'ultima nell'arengo sopranile : solo una autentica primadonna è in grado di sorridere un po' di se stessa.
E che fosse una persona ricchissima interiormente lo dimostra la sua autobiografia, che lessi in un pomeriggio ed una nottata insonne , restituendo il volume al legittimo proprietario al mattino, con gli occhi gonfi, ma felice.
Con i miei più cari saluti
Milady( che di prima mattina è dovuta mettersi in fila per le solite noie burocratiche)
Milady