Tucidide ha scritto:Domanda: se l'intellettualismo tedesco sarebbe un impaccio per Goerne (e per me lo sarebbe eccome, a parte la vocalità), lo stesso vale per Fischer Dieskau? Lo chiedo anche perché non conosco il suo Michele.
Io conosco bene il Michele di Fischer Dieskau; prima ho acquistato il CD, poi mi sono procurato il video.
Non è stratosferico, proprio perché la "popolanità" non gli appartiene (scusate l'insistenza, ma io spiego nello stesso modo il fallimento nella parte di Barak). La vera fuoriclasse in quell'ocassione fu la Varady, una delle più incredibili Giorgette della discografia.
E tuttavia ci sono momenti in cui ti sconvolge: specie nel duetto con Giorgetta, ti arrivano da Fischer Dieskau queste zaffate di dolcezza, di grandezza, di intimismo liederistico, di abbandono disarmante, che ti fanno pensare davvero a notti stellate e anni lontani di amore e intesa incommensurabile.
Hai la sensazione che Michele sia ...una cosa seria, e non un Don Bartolo in versione tragica.
Venendo a Marco
credo che per Puccini un minimo di peso vocale ci voglia, così anche per la Fink (non credo sia automatico che fare bene il barocco voglia dire fare bene Puccini):
a questo punto perchè no una coppia Ciofi-Mingardo
NOn avevo messo in dubbio che tu conoscessi la Schaefer. Ho voluto descriverla un pochino e celebrarne la fama perché non è detto che tutti i nostri lettori la conoscano.
Quanto al discorso del "peso vocale" richiesto per certi ruoli... vedi, Marco, io ritengo che questo sia un problema molto meno oggettivo di quel che pensiamo noi.
A forza di sentire certi ruoli affidati a certe voci, pensiamo che voci più piccole non sarebbero nemmeno pensabili.
Ai tempi delle Ponselle e delle Cigna, pareva che per cantare Norma ci volessero voci gigantesche: poi l'hanno fatta la anche delle Lucie (la Sutherland, la Gencer, la Silss) e tutto è andato liscio.
Quando la Gencer ha cantanto il suo primo Macbeth aveva la metà della potenza delle normali Lady, eppure è andato tutto benissimo. Quando la Silja ha cantato Salome (pur essendo una Zerbinetta e Kostanze) il successo è stato tale da dover ripetere la parte centinaia di volte in tutto il mondo.
Io non credo che Suor Angelica reclami voci gigantesche, ridondanti di armonici: il tessuto orchestrale e sottile, allusivo, raffinatissimo, con atmosfere cangianti e colori spenti, soffusi. Le rare occasioni in cui la voce di Angelica deve trovare rifrazioni importanti (ad esempio "la grazia è discesa dal Cielo", come mi faceva notare Maugham) sono proprio quelli in cui la tessitura si eleva, e voci brillanti - come la Schafer - possono farsi valere.
Ti ricordo, per altro, che la Popp è stata a sua volta Angelica (anche a teatro, oltre che in disco).
Per quanto riguarda l'ipotesi-paradosso Ciofi e Mingardo, mi non mi pare così improponibile per questioni vocali.
L'una e l'altra potrebbero, secondo me, cantare l'opera senza massacrarsi.
Certo, ci priverebbero dei "suononi" a cui siamo abituati (come già la Schafer e la Fink), ma in cambio cosa ci darebbero?
Il fatto è che (volumi a parte) la Schafer può esibire un magistero tecnico ed espressivo tale da farci sentire un "senza mamma" completamente diverso, cesellato nei colori, sussurrato nella luminosità, con incanti celestiali.
A una come lei possiamo anche concedere di privarci di "qualche bel suonone" perché sappiamo che ci darà qualcosa in cambio, che dalla Ciofi (per bravina che sia) nessuno potrebbe aspettarsi, almeno in questo ruolo.
Diverso il discorso sulla Mingardo, che per me sarebbe una Principessa meravigliosa.
Certo, senza suononi, ma con qualcos'altro.
Io ricordo benissimo questa meravigliosa artista alle prese con ....QUICKLY!!!! a Ferrara con Abbado.
Nessun suonone, nessuna sottolineatura, nessuna pesantezza da caricatura di paese. Al contrario una bella ragazza, dall'espressione divertita e un po' sprezzante e dall'incredibile bravura.
E ti assicuro che ogni nota si sentiva, anche se non erano i suononi della Barbieri, della Podles o della Blythe.
Resta il fatto che nell'elaborare un cast occorre anche considerare il "fascino" più o meno divistico che un cantante esercita sul pubblico. La Fink ha qualcosa di più, in questo senso, della Mingardo. E' obbiettivamente superiore la suggestione che il suo nome esercita sul pubblico, maggiore la sua gloria anche discografica, la sua fama di raffinatissima concertista...
Sarebbe anche più centrata a livello anagrafico.
Un paio di decenni fa, avrei sognato di sentire la Valentini in questo ruolo: una Principessa mesta, aristocratica, dallo sguardo triste e azzurro, con i velluti vocali mesti e aristocratici di una vera credente e di una vera principessa.
Il tutto senza nemmeno l'ombra di un "suonone"...
Salutoni,
Mat