vocegiusta ha scritto:E poi siamo ancora questo: la Lucia è di Donizetti, non del regista di turno!
Questa è una corruzione delle abitudini che è entrata in vigore con il divismo imposto dalla Callas: la Lucia della Callas, la Traviata delal Callas, la Norma della Callas, ma le opere sono degli Autori non degli interpreti e men che mai dei registi!
La musica, croce e delizia di questa forma espressiva, HA BISOGNO di interpreti. Altrimenti non restano altro che i pallini sul pentagramma. Non c'è niente da fare, se uno vuole un'arte senza esecutori deve rivolgersi altrove, mi spiace.
Inoltre, e il discorso mi pare fin ovvio, tutti i gli operisti dal Monteverdi a Verdi hanno sempre scritto le partiture pensando a una precisa identità vocale incarnata volta a volta dal cantante designato a "creare" (il linguaggio è un delatore) il ruolo. Così abbiamo l'Arianna di madama Europa,la Costanza di Francesca Cavalieri, l'Otello di Andrea Nozzari, la Norma di Giuditta Pasta giù giù fino alla Lady della Barbieri Nini e lo Jago di Victor Maurel. Fare la storia dell'opera senza farne la storia degli interpreti è antistorico e, a mio modo di vedere, largamente incompleto perchè -ORRORE!- l'interprete è in definitiva chiamato a
completare il lavoro del compositore (per questo Verdi era un po' geloso) e non solo nel periodo barocco e nel belcantismo con le cadenze ad libitum, le riprese variate, l'agogica da realizzare. D'altra parte si andava a teatro più per sentire e vedere il cantante che per udire questa o quella composizione. Del compositore i più se ne fregavano altamente e basta leggere il
Teatro alla moda o anche i resoconti di Stendhal per farsi un'idea di come funzionassero le cose. Per cui il tuo vituperare "la Lucia della Callas" è prendersela con un fenomeno che, piaccia o meno, è vecchio quanto il nostro amato melodramma!
E non è così vero come sembri pensare tu che l'interesse per l'aspetto registico-visivo sia una degenerazione moderna. Vogliamo parlare delle cifre folli spese dal duca di Mantova per gli allestimenti monteverdiani del 1608? Devo ricordarti le meraviglie scenografiche dei Bibiena che seducevano quanto le partiture per cui venivano predisposte? Hai mai letto di quanto fosse interessato a scene e costumi, ma anche ai movimenti dei cantanti Giuseppe Verdi sino a imporre prove estenuanti che seguiva di persona?
Come vedi l'interesse per "ciò che si vede" è andato sempre di pari passo con l'interesse per "ciò che si sente"!Chiudo con un esempio "baroccaro". Tu sai che la cantante prediletta di Antonio Vivaldi era tale Anna Girò, nota non a caso come l'Annina del prete rosso. Ebbene il buon Goldoni, autore di parte del libretto della Griselda vivaldiana ricorda che la Girò (creatrice del ruolo) era molto apprezzata più per la perizia scenica ("gestiva bene" dice il commediografo veneziano) che per le mere qualità vocali.
Pensa te come era già degenerato il pubblico venezian-baroccaro!
Saluti