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L'ultima puntata della discografia del Lohengrin, sempre a cura di Luca Di Girolamo |
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Data |
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23/03/2007 |
Titolo |
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Altre riflessioni su Mario Del Monaco |
Nome |
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Luca |
Messaggio |
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Carissimo Pietro, un salutone anzitutto. Ho letto la tua recensione della storica Forza (ed. DECCA) e non posso che essere d'accordo, anche se devo dire che nel caso di Del Monaco sei andato un po' sul soft. Io sarei stato cellettianamente più drastico. A volte a risentire qualche frammento di questo cantante mi annoio a morte e mi assale un interrogativo feroce: FU VERA GLORIA ? Anche in Otello, se si pensa ad altre letture a lui coeve di questo personaggio. Però mi sovviene anche una ... risposta: Del Monaco è un 'caso' da prendere o lasciare e personalmente lo lascio... |
Risposta |
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Carissimo Luca, è destino che ogni volta che si tocca questo grande cantante si finisca sempre per sollevare polveroni. Per quanto mi riguarda, ammetto di esserci andato decisamente soft: di tutti i cantanti messi in campo in questa "Forza", lui è sicuramente quello invecchiato peggio. Intendiamoci: non si discutono la potenza del mezzo vocale, la violenza espressiva, la forza della comunicativa: tutti dati che lasciano ancora oggi sgomenti, specie laddove si consideri che Del Monaco - nella storia del canto - è stato un apax: un Fenomeno (è proprio la parola giusta) che ha spazzato via determinate convenzioni estremizzando indicazioni che erano già emerse in altre parti del mondo, e segnatamente nel mondo tedesco. Se consideriamo il suo Otello, che oggi ci sembra insuperabile (quanto meno nella visione particolare che ne dà il grande Mario), ci possiamo rendere conto del fatto che quel tipo di eloquio martellato, lo spessore baritonaleggiante del fraseggio, la visione ossessivamente integralista erano qualcosa che avevano già fatto sentire i grandi interpreti wagneriani di area tedesca e già a partire da almeno 20 anni prima. Ciò che ha fatto Del Monaco è stato di assumere tale visione arbitraria del personaggio (e quanto sia stata arbitraria lo possiamo ben capire leggendo nel profilo che il nostro sito ha dedicato al grande Francesco Tamagno, primo storico interprete del ruolo) e di estremizzarne le conclusioni, con un'autorevolezza che - bisogna onestamente riconoscerlo - ha avuto pochi riscontri nella Storia del canto, grazie anche all'eccezionalità di una voce pressoché onnipotente. Che da lì, per traslato, in ogni personaggio affrontato da Big Mario sia automaticamente passato un po'di questa visione oltranzista di Otello, è qualcosa che può turbare i fan più turibolari del grande tenore, ma è indiscutibilmente documentato dalle numerosissime incisioni. E' colpa dell'affondo che l'ha portato a far esprimere tutti i suoi personaggi nella stessa maniera? E' colpa del fatto che - e lo diciamo scherzosamente, sia ben chiaro - dopotutto era...un tenore? Non lo so, e probabilmente poco conta. E' stato un grandissimo, uno di quelli che ha scritto la Storia del canto: nessuno ne può dubitare. Lungi da noi l'idea di limitare la portata storica del suo contributo. Ma, come tutti, anche lui è invecchiato, e per il suo modo di cantare l'invecchiamento è qualcosa che si avverte in maggior misura rispetto ad altri. Ti ringrazio per il contributo. Con affetto, Pietro |