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L'ultima puntata della discografia del Lohengrin, sempre a cura di Luca Di Girolamo |
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Data |
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15/10/2006 |
Titolo |
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Controversie su un tenore ingombrante |
Nome |
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ciripirino@alice.it |
Messaggio |
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Caro Direttore (Pietro), ho letto quanto hai scritto sul grande Mario, mentre stimo il tuo pensiero, non sono affatto d’accordo che un Del Monaco oggi non sarebbe accolto con particolare favore dal pubblico e dalla critica. Vero è che aveva una grande voce ed aveva una grande personalità, ma la sua grande voce sapeva gestirla in modo adeguato, era un “tenore intelligente”, musicale e grande interprete, studiava minuziosamente i ruoli a cui poi dava tutto se stesso. In quanto ai gusti del pubblico, non credo che siano molto cambiati, oggi come ieri, un Del Monaco manderebbe in delirio le platee semplicemente perché era un grande interprete, un mattatore!! Per quanto riguarda i suoi “Otelli”, non risponde al vero che li cantasse sempre forte, giorni fa, per sfatare questa diceria che monotonamente viene ripetuta da anni e rilanciata solo per “sentito dire” da alcuni giovani che intendono darla a bere che loro ne “sanno” di più, ho inserito nel mio sito un “foto audio medley” con in sottofondo estratti da Opere in cui Mario sfodera formidabili mezze voci, tra questi frammenti ho inserito alcune frasi tratte dal primo atto di una delle sue 427 recite di Otello: “Già nella notte densa” nella recita di Napoli, Teatro San Carlo 1957, dove, appunto i pianissimi si sprecano. Mario, infatti, aveva una edizione di Otello per ogni pubblico, sanguigno e selvaggio per il pubblico “latino”, meditato e nobile per il pubblico anglosassone e così via, fino a tratteggiare, in alcune recite, un Otello \"quasi bianco\", non basandosi, purtoppo, solo su alcune registrazioni (sempre le stesse) che circolano, io ho più di 20 edizioni “live” di Otello con Del Monaco dove si possono sentire diverse interpretazioni del Moro di Venezia. E’ anche vero che dopo il 1950 (anno del suo debutto in questo massacrante ruolo), la voce di Del Monaco prese “la forma” della vocalità di Otello, tanto da fargli abbandonare ruoli lirici che anni prima aveva interpretato magnificamente, mi viene in mente il suo “Ballo in maschera” di Ginevra 1946 di cui esiste la registrazione completa, mentre della stessa Opera registrata solo in “selezione” dalla moglie Rina nel 1948 su registratore “a filo”, registrazione questa rimasta inedita, di cui dispongo, unitamente a pochi amici, di una copia, si può ascoltare la voce magnifica del giovane Del Monaco, qualcosa di veramente fantastico per lucentezza, squillo, estensione, fraseggio e interpretazione. Chi ha avuto la fortuna poi, come il sottoscritto, di sentire Mario Del Monaco in teatro in moltissime Opere, può testimoniare la sua grande arte, mai più ho sentito in teatro un artista simile e completo, non solo per la potenza vocale, anche per la sua recitazione magistrale nell’entrare profondamente nei panni del personaggio che stava interpretando, il recitar cantando di Mario Del Monaco, purtroppo oggi non è più dato sentire, i dischi restituiscono solo in parte la sua arte, come scrisse un famoso critico americano negli anni ‘50: “Mario Del Monaco non basta ascoltarlo, va visto sul palcoscenico”. Grazie per l’ospitalità. Roberto |
Risposta |
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Caro Roberto, immaginavo e speravo - a dire il vero - di suscitare qualche reazione con quello che ho scritto sul grande, indimenticabile Mario. Ciò che speravo parimenti trasparisse è il profondo amore che ho per questo splendido Artista. Amore che - bada bene - ho anche per Tito Schipa, Leonid Sobinov, Beniamino Gigli, Aureliano Pertile, Giacomo Lauri-Volpi, Dimitri Smirnov, Giovanni Martinelli, José Luccioni e tanti altri che hanno suscitato il mio entusiasmo di melomane. Amore che, però, non mi impedisce di cercare di inquadrare l'Artista con l'occhio della Storia, come sai che cerco di fare regolarmente su questo sito. Affermare che Mario Del Monaco è stato il più grande Otello della Storia può sembrare un'iperbole, ma un fondo di verità c'è, indiscutibilmente. Affermare che la Stora è andata avanti, non fermandosi al grande Mario, è un altro dato di fatto; come dire che la pittura non si è fermata a Tiepolo e Mantegna, ma è passata attraverso Tranquillo Cremona ed è arrivata a Klimt. E oltre. Caro Roberto, ormai mi conosci da un po' di anni: sai come la penso. Cerco sempre di guardare oltre il cuore: è quello che ho fatto anche in questo caso. Con affetto, Pietro |