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L'ultima puntata della discografia del Lohengrin, sempre a cura di Luca Di Girolamo |
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In home la nuova puntata della maestosa discografia di Lohengrin |
Data |
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29/06/2010 |
Titolo |
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Bergonzi, ancora |
Nome |
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Sergio Veneziani |
Messaggio |
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orrei, innanzitutto, porgere le mie sincere congratulazioni per il sito. Lo trovo ben fatto ed utilissimo. Passo quindi a polemizzare, come si faceva (ahime\') quando c\'era materia vocale per poterlo fare. Ho fatto in tempo a vivere l\'era dei \"cellettiani\", ma anche quella dei \"giudiciani\"\", critici cui va dato il merito di ave provato a dare un metro di giudizio per valutare un cantante o un esecuzione, che ho letto e leggo, ma continuando a basare i miei giudizi sul mio gusto personale, come tutti. > Se Maria Callas era la bestia nera dei cellettiani, Carlo Bergonzi e\' quella degli anticellettiani. Personalmente li adoro entrambi, checche\'ne dica chiunque non li ami. Affermare pero\' che Carlo Bergonzi era intubato e privo di colori, non e\' un giudizio. E\' una falsita\'. Un cantante intubato non canta in Arena o al Metropolitan o al Colon di Buenos Aires, ossia in grandi spazi. Un cantante intubato non riesce a scavalcare il suono orchestrale e a farsi sentire, senza difficolta\', sopra cori come quello della Scala o accanto a colleghi com Nilsson o Gulin o Tebaldi. Ci sono registrazioni e CD dal vivo che lo dimostrano. Per quanto riguarda i colori, tralasciando il suo Verdi, tuttora, purtroppo inarrivato, basta prendere ad esempio l\'incisione di Cavalleria e Pagliacci con Karajan. Nessun colore? Tutto uguale? Ma andiamo. > Purtroppo l\'avversione a Bergonzi, reo di cantare meglio di chi canta peggio, anche se di mestiere faceva il cantante gioca brutti scherzi. Di solito i suoi avversari citano al \"esse\" emiliana come primo difetto. Vero, verissimo. Ma immediatamente dopo si scordano della lisca di Corelli (altro gigante, per me) della \"erre\" di Siepi e di non so che cosa della Sutherland e della Price (altri miei idoli). Segue la \"figura non proprio elegantissima e la recitazione alquanto primordiale.\" Vero, verissimo. Ma non da solo. A parte la Tebaldi e la Sutherland, che per seri problemi di salute non potevano muoversi agevolmente in scena facciamo un po\'il contoo dei cantanti obesi e goffi che hanno calcato le scene: Callas, Gigli, Caballé, Taddei, Pavarotti, Pagliughi, Stignani... vado avanti? > Il paragone, invero di cattivo questo (e non ne capisco il motivo), con Teddy Reno e Luciano Tajoli lo trovo abbastanza ridicolo. A parte l\'evidente forzatura, cosa c\'entra un tenore verdiano con due pur bravi cantanti di musica leggera? Liberissimo di non amare Bergonzi ma allora perche\' non paragonarlo a Vallanzasca o a Pol Pot? Un filo che li unisce magari, forzando un po\' lo si puo\' anche trovare. A proposito ma non era Pippo Di Stefano che ha partecipato, essendone poi eliminato, al Festival di San Remo nel 1967? Come vedi esistono forzature minori se si vuole intrallazzare con la musica leggera. Lo so, lo so. Bergonzi non ti fa venire la pelle d\'oca e Di Stefano si\'. E allora ammettiamolo tranquillamente, senza rastrellare scuse assurde tipo la mancanza di colori o facendo paragoni bislacchi. A me, ad esempio, da eterosessuale convinto, non sono mai piaciuti gli uomini. Ma non mi sognerei mai di dire che, che ne so,Brad Pitt é un pesce lesso e Tom Cruise é piccolo di staura. Non mi piacciono. Punto. > Sergio Veneziani |
Risposta |
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Caro Sergio, la "questione Bergonzi" genera ancora qualche palpito nei nostri lettori! Perché non piace al comitato redazionale di questo sito (non a tutto il comitato: Maugham lo ama e lo considera il suo...tenore da comodino)? Perché rappresenta un modo di cantare, di porgere la frase, di esporre la materia che è lontano le mille miglia non solo dalla sensibilità attuale, ma anche da quella del suo tempo. Perché, venendo subito dopo un periodo di cantanti che avevano approfondito lo scavo della frase (Callas), oppure che avevano esaltato lo slancio declamatorio martellato (Del Monaco), il tenore di Busseto aveva scelto di adagiarsi in comodi topoi esecutivi che sembravano negare le novità più rilevanti che cantanti come quelli che ti ho citato avevano introdotto nell'opera italiana e francese (nel repertorio tedesco era già merce normale). E farei un passo oltre: sentendo i cantanti tedeschi degli Anni Trenta, ci accorgiamo che la declamazione, la vocalizzazione aperta e chiara, lo scavo meticoloso del fraseggio era già merce comune in quell'area culturale: basta sentire un baritono come Schlusnus per rendersene conto! O, se è solo per quello, il fraseggio nervoso e inquieto di Rosvaenge. A fronte di ciò, perdonami, l'immascheramento di ritorno di Bergonzi mi fa sorridere, come tutte le restaurazioni di prospettive culturali che, altrove, hanno già abbondantemente segnato il passo. E' bravo? Non si discute. Lo fa bene? Idem come sopra. Però è vecchio, e questo credo che sia indiscutibile! Il paragone con Tajoli è cattivo, me ne rendo conto, ma d'altra parte la mia intenzione era proprio quella di gettare un po' di pastura per vedere se qualcuno, punto sul vivo, avrebbe abboccato...e avevo ragione! Ti ringrazio per l'attenzione con cui segui le nostre pagine e ti porgo i miei più cordiali saluti. Pietro Bagnoli |