Pruun ha scritto:Tanto per tornare a essere il vocalista brutto, cattivo e rompiballe .
Caro Pruun,
so benissimo che la tua era solo una battuta, ma sono ugualmente costretto a rettificare per l'ennesima volta.
e lo faccio non per pignoleria, ma perché a forza di affermare questa cosa falsa, sia pure scherzosamente (ossia che qua si combatte contro la tecnica vocalista), ci sarà sempre qualche minch...one che ci crederà.
E dunque ribadiamolo ancora.
I vocalisti non sono nè buoni, nè cattivi. Come non lo sono i declamatori, nè i coloristi, nè i cantanti di musica jazz.
Le varie tecniche di canto sono semplicmente la "lingua" in cui un cantante si esprime.
Allo stesso modo, non ha senso dire che gli angolfoni sono buoni e i francofoni cattivi.
Uno è buono o cattivo a seconda di "quel che dice" indipendentemente dalla lingua che parla.
Purtroppo vi è stato un grande critico che ha inculcato in parte del pubblico e della critica (italiana) l'idea bislacca che l'unica lingua della storia dell'uomo sia il frnacese (è un esempio) e quindi che tutto si debba dire in francese, e che se uno (metti che sia Goethe) parla e scrive in tedesco, vuol dire che sta parlando e scrivendo "male".
Di qui il passo al delirio è brevissimo: ad esempio si può affermare che se gli interpreti Shakespeariani recitano Shakespeare in inglese, è solo perché non hanno studiato bene il francese (non esistono più i maestri di lingua) E per dimostrarlo si inventano la vita di Shakespeare, ad esempio dicendo che amava tantissimo la francia (infatti una volta conobbe un'attrice francese e le disse che era brava; ecco la prova ultima che avrebbe tanto voluto che tutto il suo teatro fosse recitato in francese!!).
Naturalmente è tutta colpa della vedova di Shakespeare se gli interpreti odierni si ostinano a recitare in inglese (che poi non è neanche una lingua, perché l'unica lingua nell'universo è il francese).
Per fortuna c'è il nostro sito e il nostro forum, che immodestamente si sono imposti (e ci stanno riuscendo!!) di smantellare questa antica idiozia.
Per noi tutte le tecniche di canto si equivalgono: a tutte riconosciamo il ruolo storico e le diverse potenzialità - o diversi limiti - a contatto con i vari repertori.
Noi diciamo: esiste il francese (la sublime lingua di Baudelaire e di Verlaine) ed esiste l'inglese (la sublime lingua di Coleridge e Keats).
I "brutti, cattivi e rompiballe" non sono quelli che (come me e te) amano il "francese", ma quelli che dicono scemenze, in qualunque lingua le dicano.
Vorrei citare a questo proposito CArlo Porta.
Ecco cosa rispose a un tale (il Sur Gorell, di Siena) che gli aveva rimproverato di scrivere in milanese invece che in fiorentino, UNICA VERA LINGUA dell'Italia.
I paroll d’on lenguagg, car sur Gorell,
Hin ona tavolozza de color,
Che ponn fa el quader brutt e el ponn fa bell,
Segond la maestria del pittor.
Senza idej, senza on cervell
Che regola i paroll in del descor,
Tutt i lenguagg del mond hin come quell
Che parla on so umilissem servidor.
E sti idej, sto bon gust, già el savarà
Che no hin privativa di paês,
Ma di coo che gh’han flemma de studià :
Tant l’è vera, che, in bocca de usciuria,
El bellissem lenguagg di Sienês,
L’è el lenguagg pu cojon che mai ghe sia.Saluti,
Mat