Il concerto di Natale in Senato è stato diretto da Giovanni Allevi.
Sono state eseguite musiche di Puccini e dello stesso Allevi.
Oggi Uto Ughi offre un saggio dell’esercizio preferito dell’intellighenzia italiana: la professione di scandalo.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/spettacoli/200812articoli/39479girata.asp
Qual è il vero status symbol dell’uomo di cultura del nostro paese? Qual è quella cosa che ti aureola immediatamente come persona intelligente e depositaria della “vera” cultura? Lo scandalizzarsi: il trovare cioè scandaloso, vergognoso e indecoroso qualcosa di predefinito. Questo qualcosa di predefinito, generalmente, è un fenomeno commerciale, che gode di enorme successo, a cui sicuramente si possono riscontrare difetti, ma che piace al vulgus profanum.
Questo atteggiamento è tipicamente italiano, direi forse europeo, ma devo specificare sud-europeo, giacché nella perfida Albione e direi anche in Germania tale condotta alligna in misura assai inferiore. Negli USA è pressoché assente: quando si vuol criticare un fenomeno commerciale lo si sbertuccia, lo si rende oggetto di caricatura, di derisione più o meno bonaria, ma è del tutto assente il tono censorio e greve, appunto “scandalizzato”, dell’uomo di cultura che ammonisce gl’incolti dall'alto del suo trono.
Giovanni Allevi non è pianista o musicista che mi interessi. Trovo simpatica qualche sua composizione, ma non mi ritrovo nel seguito oceanico che ha. Non per questo ritengo di dovermi “scandalizzare” per il suo successo, né per il fatto che sia stato chiamato a dirigere il concerto natalizio a Palazzo Madama.
Non credo di dovermi fingere indignato di questo.
Né trovo corretto che Allevi sia paragonato a Bocelli, e che quest’ultimo sia ritenuto più “onesto”. Allevi suona la sua musica, quasi sempre: non si presenta in sala ad eseguire il 5° concerto per pianoforte ed orchestra di Beethoven, né incide in disco le Mazurke di Chopin. Bocelli canta, seppur sporadicamente, in teatro opere liriche, ed ha inciso quasi una decina di opere complete in disco. C’è una bella differenza.
Se vogliamo “scandalizzarci”, se proprio abbiamo paura di non sembrare sufficientemente colti se non ci scandalizziamo almeno una volta nella vita, almeno facciamolo per Bocelli!
Oltretutto, è disonesto ritenere fenomeni come Bocelli ed Allevi specchio del livello musicale italiano. Chi segue un po’ il mondo musicale sa che il pubblico degli Allevi o dei Bocelli è del tutto diverso dal pubblico della musica classica.
Chi ascolta Bocelli, al 99 % dei casi non va a teatro, non è melomane e non segue il mondo dell’opera, oppure lo ascolta come cantante di musica leggera. Chi ascolta la musica di Allevi non lo ascolta come musica pianistica “classica”: la avverte come diversa.
Allo stesso modo, chi ascolta Kathrine Jenkins o Hayley Westenra, o Russell Watson, o il Divo, non ascolta poi l’opera, o almeno non li ritiene cantanti d’opera, ed ha l’onestà di valutarli come “un’altra cosa”: appunto cantanti di un altro genere, la popopera. Come mai proprio la popopera, che a me personalmente fa schifo, ma di cui non mi “scandalizzo” assolutamente, è praticata con tranquillità all’estero, mentre qua da noi subito salta fuori il solito censore che si scandalizza?
Ripeto, a me fa schifo, non mi piace e non la seguo, ma non ci trovo nulla di male, nulla di cui scandalizzarsi, nulla di moralmente scorretto e che abbisogni degli strali censori degl'Illuminati.
Ma di cosa si scandalizzano? Perché ‘sti geni, sti fenomeni, sti depositari del Verbo dimorano tutti da noi?
Ma stiano calmi, una buona volta, e si facciano una tanica di camomilla, come dice Paolo Panelli in “Grandi Magazzini”.
Sono scandalizzato!
(così sono a posto anch'io... )