Alberich ha scritto:Solti è un direttore che non mi piace particolarmente e che qualche volta mi irrita.
Ti dirò la verità, anche a me Solti, ora, nel 2008, non convince del tutto.
E dire che, a quindici anni, lo mettevo in cima alla lista dei grandi.
Avevo tutte le sue registrazioni ufficiali d'opera su LP e parte di quelle sinfoniche.
Ne adoravo il suono turgido, spettacolare, corposo.
Rispetto a lui mi sembrava che Karajan facesse un Wagner per signorine.
Poi, da allora, mi sono spostato su altri fronti d'ascolto. Sono cambiato, mi è cambiato il mondo intorno, ho ascoltato altri Wagner e altri Strauss e l'ammirazione entusiastica si è trasformata in ammirazione... "ridimensionata".
Anche se non lo apprezzo incondizionatamente, lo stesso non condivido le condanne sommarie che -soprattutto alla fine degli Settanta inizio Ottanta- gli ha riservato la nostra critica.
Forse tu non eri neanche nato, ma io ricordo benissimo che, su Musica, appena usciva un nuovo di disco di Solti, soprattutto in campo sinfonico, più in là delle due stelline risicate non si andava.
Lo accusavano di essere una sorta di cultore del ritmo e del suono in senso, diciamo così, atletico e muscolare.
Come interprete lo si giudicava poco incisivo e lo si inseriva nel novero dei routinier d'alto livello tipo Maazel e Mehta.
C'era del vero, intendiamoci, il suo Beethoven con Chicago, alcuni remake digitali di Mahler, alcune sue registrazioni d'opera... hanno fatto il loro tempo.
Sono convinto però che, di fronte a un artista della statura di Solti, sia il caso di interrogarsi sul perchè di questa scelta così "esteriore".
Non penso che derivasse, come alcuni suggeriscono tuttora, da frettolosità o da scarso talento o ancora peggio da voracità discografica.
Penso che la ragione (ammesso che ci sia) la si debba cercare da qualche altra parte.
Solti, è noto, nasce come pianista.
Lui stesso ha ammesso -in più di un'intervista- di essere privo di quel "dono" che hanno molti direttori.
Ovvero quello di aprire una partitura, leggerla come un libro e ascoltarla con l'orecchio della mente nei suoi più piccoli dettagli.
Lui -così diceva- aveva bisogno di un pianoforte, di molto tempo, studio e applicazione.
Smontava le partiture al piano, parte per parte, per poi rimontarle.
Questo lavoro meticoloso, minuzioso, certosino lo portava quindi a privilegiare l'aspetto strutturale, costruttivo, fonico della partitura.
Questo, per lui, era il principale compito di un interprete.
La sua priorità era trasporre in suoni il segno scritto nella maniera più fedele possibile.
Nei suoi primi anni di carriera venne infatti lodato come un alfiere del rigore musicale.
E devo dire che, in questo campo, il suo lavoro è stato meritorio.
Il suo Ring, la sua Arabella, ma anche il Falstaff, il Rigoletto, il Tristano è vero che sono discutibili; è altrettanto vero però che sono esemplari nel rispetto del segno scritto.
In un'epoca in cui il teatro d'opera (soprattutto quello italiano) era visto dai alcuni direttori di vocazione sinfonica come poco meritevole di tutela, Solti fu un capofila.
In Wagner -e non solo- Solti fu a tutti gli effetti l'homo novus del dopoguerra che si avvicinava, con spirito vergine, a queste dolomiti musicali che per la prima volta -eccetto pochi titoli- venivano fissati su disco.
Culshaw racconta, nel suo splendido libro "Ring Resounding" -una sorta di making of dell'Anello viennese - che circa la metà dei Wiener presenti alle sedute di registrazione del Rheingold (1957) non solo non aveva mai suonato queste partiture nella loro integralità, ma... non le aveva nemmeno mai ascoltate.
Sempre in quel libro il producer della Decca ricorda di come i veterani "storici" dei Wiener -che invece queste partiture le conoscevano- fossero comunque pieni di tic, di errori, di abitudini ormai entrate nell'uso corrente e quindi quasi incorreggibili se non con miriadi di prove su prove.
Alcuni poi si risentivano, -loro che avevano addirittura suonato sotto Mahler!- di essere corretti da questo quarantenne slavo che sembrava sapere chissà cosa.
Emblematico (scusa se la faccio lunga!) fu il caso della Walkurenritt.
L'accento con cui l'eseguivano i Wiener era sbagliato.
Ti sembrarà paradossale ma... mettevano l'accento sul levare anzichè sul battere.
E ci sono volute diverse sedute per cambiare questa abitudine.
E di errori simili ce n'erano a bizzeffe da correggere, raddoppi fatti alla carlona, alcune parti dei singoli strumentisti che non coincidevano con la partitura del direttore...
Questo succedeva anche con i cantanti.
Windgassen era da fermare ad ogni piè sospinto; si mangiava le note puntate, trasformava i valori delle pause, utilizzava le sillabe che cadevano su vocali comode per prendere fiato su quelle scomode. (Questo, velenosamente, lo racconta anche la Nilsson
).
E visto che non c'era maestro ripetitore perchè le prove le gestiva direttamente Solti al piano, praticamente lui e Culshaw dovettero allargare il tempo di prova nella necessità di reimpostare la parte sotto il profilo testuale prima che su quello interpretativo.
Certo, forse sono quisquilie, ma io nutro un grande rispetto per questo signore dall'energia e dal dinamismo inarrestabile che metteva in riga... "la tradizione"
Lo sforzo di Solti, su questo fronte, fu titanico. Come titanico fu lo sforzo di lavorare, lui ebreo, con un orchestra all'epoca aristocratica e razzista come i Wiener.
Gli riconosco inoltre una grande professionalità.
Per lui non eisteva repertorio di serie A o di serie B. Sia che facesse Traviata o Parsifal l'approccio era lo stesso.
Poi, siamo d'accordo, non possedeva le doti stregonesche ad esempio di Karajan.
Che ci dava, a volte, esecuzioni memorabili con cast che sulla carta sembravano improponibili.
Sono d'accordo con Matteo quando dice che la sua Aida funziona principalmente perchè il cast funziona.
Solti non sapeva "trasformare" gli artisti. Al massimo riusciva, quando andava bene, a valorizzare doti che comunque questi già possedevano in partenza.
Ma comunque rimane, al di là dalle perplessità di molti che, come ho scritto, anche io condivido, un grande musicista.
Di quelli che, almeno in Wagner, hanno fissato uno standard qualitativo da cui non si può prescindere.
Poi, ovviamente, i tempi (fortunatamente!) cambiano
Scusate tutti quanti la lenzuolata!
Ciao
WSM