La Traviata (Verdi)

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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda Maugham » sab 21 giu 2008, 16:31

Tucidide ha scritto:Con questo non voglio dire che uno Shylock tecnicamente sublime sia ipso facto un grande Shylock, ma solo che ci si può accordare sulla sua tecnica.


Bravissimo. E' proprio questo il punto.
Nel mondo del teatro di parola nessuno definirebbe uno Shylock o un Amleto o un'Hedda Gabler "tecnicamente sublime" a prescindere dai risultati interpretativi.
Non perchè siano più intelligenti o colti.
Ma perchè un "fine dicitore" che legge la parte di Shylock con precisione e accuratezza (e si limita a questo) semplicemente... non è Shylock. :D
Questo non vuol dire che nel teatro di parola la "tecnica" non sia importante. Figurati!
Ma è solo uno strumento per...
Dirai: "Che grande/mediocre Shylock!"
"Vediamo che tecnica ha usato."
Ti dirò di più.
Se qualcuno sostenesse che esiste una tecnica di recitazione unica, buona per Corneille come per Ionesco e Pinter, oltre ad essere additato al pubblico ludibrio, verrebbe preso per pazzo. :)
Nell'opera, a quanto pare, no.
L'ortografia e il rispetto della grammatica fanno il grande poeta. Mah!

Per questo non mi stupisco quando sento che gli estimatori della Devia si emozionano proprio per le sue performances. Il fatto che a me arrivi una percezione molto blanda di emozione, non vuol dire nulla. Invece, tutti concordiamo sulla sua bravura tecnica. Perché quella è oggettiva, più o meno.


Neanch'io mi stupisco.
Al massimo sono perplesso.

Ciao
WSM
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda pbagnoli » dom 22 giu 2008, 18:24

Dirai: "Che grande/mediocre Shylock!"
"Vediamo che tecnica ha usato."
Ti dirò di più.
Se qualcuno sostenesse che esiste una tecnica di recitazione unica, buona per Corneille come per Ionesco e Pinter, oltre ad essere additato al pubblico ludibrio, verrebbe preso per pazzo.
Nell'opera, a quanto pare, no.
L'ortografia e il rispetto della grammatica fanno il grande poeta. Mah!


Ho messo volutamente all'inizio della mia risposta queste parole di WSM che mi sembra rispecchino al meglio il mio pensiero sul tema: la tecnica è un mezzo, uno dei tanti, e non mai un fine.

Ho letto con attenzione tutte le risposte.
Prevedevo che si sarebbe sollevato un vespaio, come sempre allorquando si parla di questa cantante sulla quale, evidentemente, si vorrebbe trovare un'univocità di giudizio che la sdogani definitivamente dal generico limbo delle "brave" per fiondarla nell'empireo delle "grandissime".
Non ci si riuscirà mai, ovviamente: come diceva proprio WSM di veramente grandi ne nascono pochissimi in ogni secolo. Mariella Devia, dolce, riservata, sovranamente indifferente al 90% di quello che canta, preoccupata per lo più di ribadire la perfezione nello stile che si è scelto, per di più arrivata ad un'età in cui bisogna fare i conti con il bilancino per il fiato, non è mai stata un'inventrice, una di quelle che si mettono di traverso alle consuetudini per creare qualcosa di nuovo. In questi casi, di solito, si finisce per citare sempre la Callas: non sarà un caso, no? Possiamo fermarci alla Scotto, se vogliamo, e avremo una cantante che comunque ha scritto pagine gloriose della storia del canto, svariando dalle Amine della giovinezza alle Kundry e Klythaemnestre della maturità.
Una come Mariella Devia, sovranamente indifferente a tutto ciò che non ha nulla a che vedere con la perfezione formale e il rispetto dei segni di interpunzione non ha nulla a che vedere con questi modelli. In sé non ci sarebbe nulla di veramente negativo. Per vincere una partita di pallone occorrono i fuoriclasse, certo, ma anche i mediani che recuperano i palloni e li smistano in avanti

Marco dice:
la prima cosa è che noto un eccessivo accanimento da parte dei bosses Pietro e Matteo nei confronti di questa cantante, fatta assurgere quasi a simbolo del MALE, cioè di tutto quello che non si deve fare su un palcoscenico d'opera e questa idea pur ben argomentata viene ribadita così insistentemente, anche quando si parla di cose che non vedono la D. coinvolta (vedi l'editoriale sulla prossima stagione scaligera), da farla sembrare una fissazione quasi maniacale oppure una risposta ad altri ambienti che identificano il MALE in cantanti odierni tipo Dessay o Netrebko

A parte il fatto che trovo leggermente offensivo il fatto che tu pensi che noi basiamo le nostre opinioni su quello che altri ambienti (come li chiami tu) hanno di Netrebko e Dessay - semmai è vero il contrario - anche perché le motivazioni addotte dai suddetti altri ambienti sono talmente lambiccate da non meritare commento, c'è un po' di verità in quello che dici. Sgombro il campo e preciso che non ho nulla di personale contro Mariella Devia, a parte il fatto di aver rovinato con la sua sublime e placida indifferenza nelle performances cui ho assistito alcune delle pagine più sublimi mai composte (penso in particolare all'ultima Lucia scaligera). Mariella Devia finisce spesso nel nostro mirino come preclara esponente di quei cantanti che sono paghi solo di quelle cose che a noi non interessano come argomento principale. Non ci interessano! I filatini liquidi, le notine, le coroncine sono tutte belle cose, ma non bastano. A parte il fatto che la Devia può essere indicata come esempio di una tecnica (non di tutte), se proprio voglio bearmi di un'esecuzione tecnica vado a sentirmi altre cantanti che mi danno di più anche su questo fronte. Oggi non ne mancano davvero

Pruun dice:
Due cose 'rimprovero' alla Devia: non aver scelto di partecipare esclusivamente a produzioni di un certo livello (vedi la Sonnambula di Como edita in cd dalla Nuova Era... c'è lei e basta!!) e non avere questa personalità così travolgente da imporsi nonostante tutto

Hai detto niente, Gabriele! Non pensi che questi due aspetti si fondano nell'unica considerazione che Mariella, ahilei, difetta di personalità? E, quanto ai brani della Traviata citata, purtroppo anch'essi sono degni di rimanere nella "Piccola bottega degli orrori". I miei riferimenti per l'Addio del passato sono ben altri. Lascio perdere, se vuoi, la solita Callas e mi fermo alla Scotto del live di Verona con la direzione di Inbal. Ma, per stare a questo singolo brano, la tanto vituperata Netrebko le è superiore e, direi, anche la Ciofi di Venezia (la produzione di Carsen recensita dal nostro sito)

Orbazzano dice:
La Violetta della Devia, al contrario, nonostante cominci, checchè se ne voglia dire, a mostrare i segni dell'età (e caspita ha 60 anni, è normalissimo!!)

Guarda che l'hanno detto tutti che mostra i segni dell'età. Sono d'accordo che sia normalissimo alla sua età: d'altra parte non glie l'ha mica ordinato il dottore di fare Violetta. Se lo fa, ci si aspetta che sia all'altezza della situazione, come per qualunque professione. E' come se io fra un po' di anni dicessi a un paziente: "La mano mi trema ma dopotutto cosa si aspetta a 70 anni?...E' già tanto se riesco a prendere il bisturi in mano!"

Ancora Pruun:
Precisando una cosa, personalissima anche questa: il canto non è l'unica valenza possibile in un'interpretazione lirica, ma è il linguaggio con cui si esprimono i suoi protagonisti... per cui deve essere corretto.

L'altro giorno mi sono trovato con WSM nella sua città, in un afosissimo pomeriggio, a bere una cocacola e a discutere di queste cose. Lui - che, per inciso, è persona piacevolissima come già si intuisce da quello che scrive - ha tirato fuori una metafora che mi è piaciuta moltissimo e che riprodurrei (spero che non me ne voglia): "La tecnica, la tecnica!... Tutti sanno andare in bicicletta, ma non è la stessa cosa andare in pista e in mountain bike. Immagina di andare sullo sterrato con la bici per fare la cronometro".
Gabriele, tu parli di correttezza del canto: benissimo, io ti chiedo: cos'è corretto? Per me quello che fa la Devia può andar bene per quelle quattro cosine che sa fare. Chi si contenta...
E' un po' quello che valeva per una cantante di qualche anno fa di nome Maria Chiara: pulita, simpatica, rassicurante, la sua tecnica andava benissimo per quello che doveva dire.
Se già ci spostiamo alla già citata Scotto, molte delle sicurezza rguardo la tecnica vengono meno: se - seguendo il tuo ragionamento - è "giusta" quella delle Amine, delle Giuliette e delle Adine della gioventù, allora quella delle Elene e delle Abigaille della maturità, o quella delle Marescialle della vecchiaia è completamente sbagliata, tant'è vero che i puristi de noantri le rimproveravano il registro acuto oscillante, mentre all'estero si spellavano le mani.
Se ci spostiamo ad altre cantanti storiche come la Olivero il discorso diventa ancora più complesso.
E non parliamo poi della Gencer, per definire la quale l'unico attributo possibile dalle nostre parti sembrava essere quello dei "colpi di glottide".
E tralascio volentieri altre cantanti come la Brouwenstijn, o la Silja, o tante altre che gli spettatori italiani hanno imparato a conoscere solo ed esclusivamente attraverso gli scritti dei critici italiani il cui unico scopo era proporre modelli estetici lontani le mille miglia da quelli che criticavano e di cui nemmeno si sforzavano di capire le motivazioni.

Non vorrei andare molto più in là, altrimenti il post diventa più logorroico di quanto già non sia. Possiamo provare a sviluppare ulteriormente qualche altra tematica. A voi la parola!
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda Pruun » lun 23 giu 2008, 0:53

Pietro ti ringrazio della risposta. Sarò breve, anche perchè credo che dopo la brutta partita di stasera nessuno abbia voglia di leggere poemi:

- voi parlate di diverse tecniche, ok, è un discorso che accetto ma non condivido, perchè l'emissione, il modo di respirare e di legare mi sembrano riconducibili a un'area comune. Poi cambia lo stile, ma questo è un cavillo, perchè in fondo è una questione di termini anche se arriviamo a conclusioni simili. Un cavillo che, però, preciso, perchè mi sa che è alla base delle nostre divergenze d'opinione. Per tecnica di base intendo, tanto per restare nel paragone di Maugham, anche la dizione. Un inteprete capace di farmi sentire la rabbia del personaggio ma di cui non si capisce una parola... manca delle basi. Con questo non voglio dire che molti degli interpreti che voi portate avanti manchino delle basi.. è per chiarire cosa intendo quando parlo di tecnica di base. Ovvio che lo stile di Shakespeare e di Ionesco siano diversi ma, al di là dei momenti onomatopeici, anche in Ionesco si dovrebbe capire quanto dicono gli attori, no?

- La tecnica anche per me è sempre un mezzo e mai un fine. E tu ora dirai come fa a piacermi la Devia? Non ho detto che ogni cosa fatta dalla Devia sia sublime... :D ci mancherebbe. Dico che nel suo caso noto una tecnica strepitosa applicata spesso a una grande proprietà di fraseggio quando incontra i direttori o i registi giusti... neanche a me piace quando trova le sue serate fredde fredde, dove canta e basta... e infatti ti ho detto che le due incisioni di Lucia non le rendono giustizia. Poi non ci posso far niente se a Macerata fu splendida (scusa Maugham... non è un interregionale... ma se un'artista sceglie di circoscrivere la carriera all'Italia per i più svariati motivi... fermo restando che all'estero ha mietuto i suoi lusinghieri successi, non vedo che ci sia di male... :wink: )

Tu, pietro, dici che la Netrebko le è superiore, non sono d'accordo. La bella Annina, che peraltro apprezzo, è una Violetta abbastanza acerba cui, potendola vedere, perdono tante cose ma che non è esattamente un modello di correttezza di canto in quella Traviata di Salisburgo. Brava, ma migliorabile sotto molti aspetti.
Ma questo non vuol dire che mi interessa solo la tecnica: dico però che senza una tecnica come la Devia io non sentirei, nell'Ah, forse è lui, quell'infinita progressione con cui, tramite unico fiato, sa espandere e proiettare la voce a 'di quell'amor che è palpito' (come lo scoppio di un'anima) mentre, alla seconda strofa, prende un fiato, come una piccola pausa di riflessione prima di 'sentia che amor' ecc ecc.
Ora queste non saranno magari così fondamentali, per te, ma per me sono stati mezzi espressivi con i quali la Devia mi ha emozionato... e sarebbe ingiusto da parte mia negarglielo... te li ho segnalati perché li ho ritovati nel cd Bongiovanni... se poi a te non piace amen :D
L'Addio del passato... idem. La Netrebko ha un timbro più personale, certo, è aiutata da uno spettacolo di rara intelligenza (e, aspetto da non sottovalutare, montato appositamente su di lei) ma il senso di sfinitezza che mi trasmette la Devia lo ho trovato solo in lei. Altre Violette sono diverse. Non dico che la Devia sia la più grande. Ma alle mie orecchie è personale.

Ovviamente non pretendo di convincere nessuno. Ovvio che voi resterete sulle vostre posizioni e io sulle mie. ma in questo, credo, sia lo stimolo di un forum. Se non trovassi stimolante questo sito dove (Garanca a parte, per carità che è un nostro amore comune) mi pare di capire che all'80 % sono in disaccordo con quanto affermate non lo frequenterei e non interverrei: è nel disaccordo che trovo stimoli nuovi... e nuove riflessioni.

Vabbé ho scritto lo stesso un poema. :roll:

P.S. Pietro, se vuoi ancora l'Oberto della Foné batti un colpo che lo sono andato a prendere a casa dei miei :wink:
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda pbagnoli » lun 23 giu 2008, 14:20

Che dirti, o Gabriele? :D
E' più facile mettere d'accordo un tifoso dell'Inter con uno del Milan, piuttosto che due appassionati melomani che non la pensano alla stessa maniera su un cantante...
Ovviamente sono d'accordo con te: rispetto le tue opinioni e se dici che hai trovato motivi di entusiasmo nel canto della Devia, ti prendo ovviamente in parola e mi posso solo dispiacere di non aver trovato le stesse ragioni. Anzi, dirò di più: ti stimo al punto che prometto di cercare di riascoltarmi con calma qualche performance interessante di Mariella.
Non dovrebbe essere faticoso: non saranno più di 2 o 3, no?... :mrgreen:
Pietro


PS: scusa la boutade, ma non sono riuscito a resistere alla tentazione...
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda Maugham » lun 23 giu 2008, 23:03

Pruun ha scritto:- voi parlate di diverse tecniche, ok, è un discorso che accetto ma non condivido, perchè l'emissione, il modo di respirare e di legare mi sembrano riconducibili a un'area comune.


Il fatto che tu l'accetti (pur non condividendolo) e il fatto che tu usci il verbo "sembra" ti rende persona pronta al dialogo. :)
Mi compiaccio che almeno tu non appartenga alla combriccola dei fideisti.
Però temo che tu dia come assodato qualcosa che... non è poi così assodato :).
Sentiti con attenzione le registrazioni.
Non è assolutamente vero che il modo di respirare, di legare, di emettere il suono siano riconducibili a un'area comune.
La tecnica di emissione di Bergonzi, il suo modo di respirare, e di legare sono diversi rispetto a quelli di Melchior.
La tecnica di Basiola è diversa da quella di Ruffo.
La tecnica di Pinza è diversa da quella di Chaliapine.
La tecnica della Horne è diversa da quella della Bartoli.
Tantomeno la tecnica della Callas è uguale a quella della Sutherland.
E qui, a scanso di equivoci, mi limito a citare nomi che le Carmelitane di Nostra Signora del Belcanto hanno già beatificato. :D

Ovvio che lo stile di Shakespeare e di Ionesco siano diversi ma, al di là dei momenti onomatopeici, anche in Ionesco si dovrebbe capire quanto dicono gli attori, no?


Oddio, non ho capito. Cosa intendi per onomatopeico? :?:

E tu ora dirai come fa a piacermi la Devia?


Figurati se dico una cosa del genere! :D
Ma non ci penso nemmeno! :wink:
Non mi pare che le nostre discussioni vertano sui "gusti" personali.
Tu avrai le tue buone ragioni par amare la Devia e continuerai (giustamente!) a farlo a prescindere da qualunque ragionamento io possa fare.
I problemi (problemi per modo di dire, si capisce :) ) nascono quando queste preferenze diventano dogma.
Si canta così e basta.
Chi non canta così non ha tecnica.
La tecnica vocale messa a punto a cavallo tra settecento/ottocento è l'unico dato per distinguere un dilettante da un professionista
Converrai con me che questo andazzo è comune su molti siti e su molta stampa.



Non ho detto che ogni cosa fatta dalla Devia sia sublime... :D ci mancherebbe.


Forse devi chiarirti un po' le idee. Senza dubbio ti hanno sconvolto i rigori. :wink:
Non sei tu che in un messaggio precedente l'hai annoverata nell'Olimpo dei Grandi!!! :shock:

Poi non ci posso far niente se a Macerata fu splendida (scusa Maugham... non è un interregionale... ma se un'artista sceglie di circoscrivere la carriera all'Italia per i più svariati motivi... fermo restando che all'estero ha mietuto i suoi lusinghieri successi, non vedo che ci sia di male... :wink: )


Pruun, scusa il tono da vecchio babbione. E il poema autobiografico che segue. :oops:
Non so quanti anni tu abbia. Presumo tu sia giovane. Ebbene, te lo garantisco, ci siamo passati tutti. Tutti abbiamo passato quel periodo in cui la nostra città, i luoghi operistici che frequentavamo assiduamente, i giri di amici, le persone per noi competenti diventano IL mondo dell'opera. O perlomeno eravamo convinti fossero un campione significativo del panorama mondiale.
A quindici anni pensavo ad esempio che quanto scritto da Celletti fosse una visione critica ormai condivisa a livello planetario.
Non c'era il web, esisteva praticamente solo il disco ufficiale, le riviste estere (a parte Grammophone) le trovavo solo quando andavo a Milano, avevo pochi soldi e non potevo di certo permettermi di girare il mondo per sentire cosa succedeva. Leggevo Discoteca (Celletti), Musica (Celletti e cloni), Musica Viva (Celletti e cloni).
A un certo punto mi sono chiesto: "ma è possibile che siano tutti in errore e solo Celletti e soci abbiano ragione?". "E possibile che i direttori artistici di Salisburgo, del Met, della Staatsoper, dell'Opèra, di Glyndebourne siano solo degli zombie plagiati dalla case discografiche e dalle agenzie?" "E' possibile che tutti i pubblici del mondo siano dei semianalfabeti pronti a santificare il primo cretino che passa sulla spinta di qualche marchetta pubblicitaria?" "E' possibile liquidare intere fette di repertorio e registrazioni discografiche importantissime con la solita frase, mai sufficientemente derisa, non ho elementi di valutazione?" Accidenti! E fatteli questi benedetti elementi di valutazione! Sei un critico e stai scrivendo un libro che si chiama "Il teatro d'opera in disco"! :evil: :D :evil:
Poi ho cominciato a girare per teatri.
E mi sono trovato in ambienti in cui non solo non si sapeva nemmeno chi fosse Celletti (e non per ignoranza!) ma addirittura molti cantanti che lui idolatrava non godevano di nessuna considerazione.
Viceversa cantanti che io stimavo e che Celletti liquidava come urlatori (una per tutte, la Varnay) avevano un seguito enorme.
Seza dubbio ho conosciuto anche giganteschi stupidi, ovviamente, ma ti assicuro che molti appassionati francesi e inglesi mi hanno aperto gli occhi. Mi parlavano di registi, di teatro, di drammaturgia, saltavano dalla prosa all'opera al cinema con spericolata intelligenza e gusto.
Vedi Pruun, quando parlavo di interregionale non intendevo minimamente offendere la Devia (che magari canta solo in Italia perchè ha paura degli aerei e non dei treni).
Volevo solo dire che mi sembra un po' riduttivo pensare che quello che succede nel nostro purtroppo periferico paese detti legge nel resto del pianeta.
Non siamo l'ombelico del mondo. :cry:
Possiamo far finta di niente e non capire che il mondo dell'opera, negli ultimi dieci anni, ha avuto una rivoluzione di linguaggio così radicale di cui solo tra altri dieci anni ci renderemo pienamente conto.
Francia, Germania, Inghilterra e Spagna (per non parlare degli USA) si sono già attrezzati.
Noi siamo ancora qui a baloccarci con una Violetta sessantenne e un Germont che ho visto la prima volta a teatro trentasei anni fa.
Tra breve studiare canto significherà fare qualcosa di molto diverso rispetto anche a solo vent'anni fa.
E noi leggiamo ancora messaggi sulla nobiltà di Verdi, sull'eroismo di Wagner, sul potere evocativo del belcanto.
Possiamo, sui nostri siti e giornali all'amatriciana, continuare a demolire la Dessay, dire che la Damrau è un bluff o che la Netrebko è solo una bella gnocca.
Intanto loro hanno i cartelloni a Times Square e i nostri eroi nazionali fanno i live con Bongiovanni.

Vabbé ho scritto lo stesso un poema. :roll:


Anch'io. :roll:

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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda Pruun » mar 24 giu 2008, 1:19

Maugham ha scritto:Il fatto che tu l'accetti (pur non condividendolo) e il fatto che tu usi il verbo "sembra" ti rende persona pronta al dialogo. :)


Credo sia la conditio sine qua non per partecipare a un forum di discussione... lo dice la parola stessa. :wink:

Maugham ha scritto:
Pruun ha scritto:Ovvio che lo stile di Shakespeare e di Ionesco siano diversi ma, al di là dei momenti onomatopeici, anche in Ionesco si dovrebbe capire quanto dicono gli attori, no?


Oddio, non ho capito. Cosa intendi per onomatopeico? :?:


Intendevo il momento, dopo la metà della Cantatrice Calva, quando tutti i personaggi cominciano a fare versacci (un pò come nel Finale I dell'Italiana)

Maugham ha scritto:
Pruun ha scritto:Non ho detto che ogni cosa fatta dalla Devia sia sublime... :D ci mancherebbe.


Forse devi chiarirti un po' le idee. Senza dubbio ti hanno sconvolto i rigori. :wink:
Non sei tu che in un messaggio precedente l'hai annoverata nell'Olimpo dei Grandi!!! :shock:


Vabbé, mica vuol dire che sia stata infallibile! Ha avuto le sue serate migliori e altre meno coinvolgenti!

Maugham ha scritto:La tecnica di emissione di Bergonzi, il suo modo di respirare, e di legare sono diversi rispetto a quelli di Melchior.
[...]
Tantomeno la tecnica della Callas è uguale a quella della Sutherland.


A me pare che invece emettano e appoggino la voce allo stesso modo (questo è quello che ti intendo per tecnica) salvo poi utilizzarla con diversi stili espressivi. Idem la Sutherland e la Callas. Il tutto fatte salve le caratteristiche di ognuno (ma allora parleremmo di migliaia di tecniche diverse)

Maugham ha scritto:Pruun, scusa il tono da vecchio babbione. E il poema autobiografico che segue. ecc ecc


Il taglio è per non sovraccaricare il forum :wink:
Allora: non credo nemmeno io che l'Italia sia il centro del mondo. Ma non credo nemmeno che siamo i più pecoroni.
Per ogni cosa cerco di giudicare con le mie orecchie... e basta. Ovvero, se uno fa i cd per la Bongiovanni e non li fa per la Universal... non m'importa (converrai che di incisioni inutili con la Studer e la Kiri ce ne sono parecchie, no? Tanto che oggi l'andazzo è talmente cambiato che una Fleming deve penare per consegnare al disco le sue, di eroine... frase non mia, presa dal nuovo Giudici che ho in negozio ma che sposo in pieno)...

Per quanto riguarda l'estero sono il primo a interessarmi con i mezzi che ho a disposizione (leggi: OS :lol: )... magari in futuro, se ne avrò le possibilità, vedrò dal vivo... per il momento giudico quel che posso, con i limiti che ne conseguono.

La Lucia della Dessay al Met (con i limiti dell'ascolto radiofonico, quindi), per me è stata una "porcata": per esprimere troppo non mi ha espresso nulla... non mi è piaciuta almeno quanto invece mi è piaciuta la sua Lucie... nel video col tenore orientale (scusate, davvero, mi sfugge il nome :oops: ): lì ho apprezzato davvero molto di più la fragilità del suo personaggio, il suo far emergere la sessualità nella 'scandalosa' pazzia (riallacciandosi alle varie eroine pazze dell'Ottocento inglese, ad esempio)... insomma, mi ha emozionato.
Al Met no. Ho trovato il tutto troppo caricato e troppo eccessivo... troppo, appunto.

Bada bene: non voglio farti il discorso: mi ha emozionato e l'emozione non di controlla. No: ti dico mi ha emozionato e cerco di capirne le ragioni. Idem il contrario. L'emozione pura e semplice non credo esista perché c'è sempre qualcosa che la causa. Io cerco di capirla (il che non vuol dir che ci riesca) :roll: :roll:

Il fatto che milioni applaudano per me non significa nulla. Milioni applaudivano anche la Cotrubas e la Baltsa (due cantanti che evito abbastanza accuratamente, mentre nel caso della Dessay mi riferisco a un suo ruolo per me malriuscito)... per i miei gusti non vanno bene... VGobbi trova grossi limiti nella Norma della Sutherland, che per me è abbastanza imprescindibile nella storia dell'eroina belliniana... e via dicendo, insomma, mi sembra che nessuno dei frequentatori di questo spazio di discussione si faccia 'condizionare' dalla fama.

Poi dipende cosa intendi per rivoluzione. Se per rivoluzione intendiamo che si parla, finalmente, anche di teatro all'opera.... te la sposo... e in questo converrai che la Devia è stata molto più curiosa di tante sue colleghe italiane nel prestarsi a determinati spettacoli. Ma non voglio continuare a difenderla... manco ne fossi l'amante :lol: :lol: :lol: :lol:
Dipende, lo ripeto, cosa intendi per rivoluzione: sul fatto che la presenza scenica conti almeno quanto la prova vocale... sono d'accordissimo.

Vedi, hai ragione, sono giovane: ho 27 anni. Ascolto opera lirica da quando ne avevo 9.
Sembro orgoglioso... e infatti lo sono :mrgreen: :lol: :lol: :lol: no, dai scherzo, credo di essere consapevole dei miei limiti e pregi. Anzi dell'unico pregio che mi riconosco come ascoltatore e timifo 'addetto ai lavori' (collaboro con alcune testate locali), ovvero sono curioso.

Curioso significa che ho ascoltato il disco della Damrau e, rispetto alla bella prova offerta nell'opera di Salieri alla Scala, ne ho tratto un'impressione tutt'altro che entusiasta.. ma non perché è la Damrau ed è il male (anzi, mi è pure dispiaciuto)...

Curioso significa che cerco di capire e ascoltare i divi di oggi, e capirne le ragioni della fama: alle volte viene fuori il 'celletiano' :lol: :lol: :lol: che è in me e maledico la miopia della case discografiche... alle volte mi piace quello che ascolto (converrai con me che la Netrebko, di cui considero il 'Russian Album' uno dei recital più belli della storia del disco, avrebbe potuto rifare, nel disco con Abbado l'incipit dell'aria di Amina, ché sentire Ah non gredea mirarti è proprio brutto :roll: :roll: :roll: )

Curioso significa che ti do ragione quando dici che noi demoliamo tante artiste osannate all'estero, ma che spesso non è il caso nemmeno di cadere nell'eccesso opposto, ovvero esaltare quanto è denigrato in Italia...

Ci saranno sicuramente delle ragioni per cui artiste che non amo (come le due sopracitate) hanno fatto una splendida carriera: possono non piacere a me, alla mia sensibilità.
Questo per dirti che nel mio caso (ma credo anche nel tuo perché l'ascolto della musica è un processo in continua evoluzione) si parte dalla curiosità nel sentire qualcosa di nuovo: poi può piacere o non piacere... e comunque non è la fama che mi intimidisce o mi condiziona :lol: :lol: :lol:

E curioso, per me, infine significa che ho letto sia Celletti che Giudici... ma che poi ascolto con le mie orecchie e non mi fo condizionare da loro (tanto per diretene una, e di una cantante che non amo, trovo il disco di canzoni greche della Baltsa splendido... ma a me la Baltsa continua a non piacere)... magari da loro prendo qualche citazione che posso sposare (come quella di prima :wink: )

Insomma, credo di essermi spiegato.
Ho capito a cosa alludi nel tuo intervento, ma credo che in Italia ci si stia aprendo, come mentalità... timidamente, vero, ma lo si fa... poi se non tutto piace è perché non tutto è bello (per chi ascolta.. off course).

E mò vo a nanna :wink:
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P.S. Frequento tre forum, tutti e tre con lo stesso nick... ma devo dire che l'invariabile e immancabile scivolare in gustosissimi OT di questo è divertentissimo!! :mrgreen: :mrgreen:
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda Maugham » mar 24 giu 2008, 16:36

Il fatto che milioni applaudano per me non significa nulla. (cut) ...mi sembra che nessuno dei frequentatori di questo spazio di discussione si faccia 'condizionare' dalla fama.


Caro Pruun,
non so se hai capito (o forse mi sono espresso male), ma qui non si parlava di fama. Ne hai parlato tu.
Capisco che portando la discussione in questo ambito tu ti possa sentire più a tuo agio e dimostrare a tutti che la tua mente è libera da condizionamenti (cosa su cui non ho dubbi).

Io però intendevo mettere sul piatto un argomento un po' più complesso.
Si parlava e vorrei che si parlasse di senso delle proporzioni quando si danno giudizi.


Poi dipende cosa intendi per rivoluzione. Se per rivoluzione intendiamo che si parla, finalmente, anche di teatro all'opera.... te la sposo... e in questo converrai che la Devia è stata molto più curiosa di tante sue colleghe italiane nel prestarsi a determinati spettacoli. Ma non voglio continuare a difenderla... manco ne fossi l'amante :lol: :lol: :lol: :lol:


Ecco, bravo facciamoci quattro risate. :D :D :D :D :wink:
Gira e volta torni sulla Devia e sulle colleghe italiane. :shock:
Non vorrei sembrarti fastidiosamente didattico (perdonami) ma anche questa volta mostri un visione un po' limitata del problema.
No, guarda, non si tratta che adesso si parla d'opera e prima no.
Pensavo, visto che bazzichi questo forum da più tempo di me, ti fosse chiaro che si tratta di una rivoluzione lessicale e di linguaggio oltre che di strategie di comunicazione. Nonchè (fondamentale) di supporto tecnico tramite il quale la gente "fruisce" (orrenda parola!) di una forma d'arte come l'Opera.
Sai qual'è la stima fatta da un autorevole agenzia che si occupa di multimedialità nell'Opera?
Per una persona che abitualmente l'ascolta dal vivo (ovvero va a teatro) ce ne sono cinquemila che l'ascoltano riprodotta con vari mezzi.
E di queste cinquemila solo un misero dieci per cento l'ascolta su un supporto canonico come il CD.
Gli altri usano il video, il peer-to-peer, il file-sharing, i lettori portatili, le radio in streaming.
Di queste cinquemila il 70% ascolta Opera facendo altro.
Quando, circa cinque anni fa, per la prima volta un film fece più incassi su DvD che in sala (era Training Man con Denzel Washington) ne parlarono tutti i giornali dedicati all'Entertainment. Fu un terremoto mica da ridere.
I pareri e le soluzioni come le profezie apocalittiche furono ovviamente differenti; tutti però erano e sono concordi su una cosa.
Se cambia il modo in cui uno "vede" un film necessariamente deve essere ripensato il modo in cui il film viene proposto e valutato.
Noi, italiani intendo, che siamo un popolo di poeti, santi e artisti abbiamo cominciato con le tavole rotonde, abbiamo parlato del cinema come forma d'arte, abbiamo chiamato consulenti, abbiamo chiesto l'intervento dello Stato e via andare.
Risultato? Siamo indietro come i gamberi nell'adeguamento delle sale al digitale, la pirateria è alle stelle, il nostro cinema è marginale a parte qualche piccolo prodotto e siamo colonizzati in maniera massiccia.
Tornando all'Opera.
Ti sei chiesto perchè il Covent Garden ha comprato l'Opus Arte?
Ti sei chiesto perchè nella home page del sito del Met la prima cosa che balza all'occhio non è il cartellone ma le proiezioni in HD, le radio in streaming e gli archivi on-demand?
Perchè fa fico? :D
Perchè non hanno letto Celletti e non sanno quale sia la vera tecnica di canto? :D :D

Vedi, hai ragione, sono giovane: ho 27 anni.


Be' insomma, proprio di primo pelo non lo sei.
Ti facevo più giovane. :wink:

Curioso significa che ho ascoltato il disco della Damrau


Curioso perchè hai ascoltato il disco della Damrau? Dài, scherzo! :D

Curioso significa che cerco di capire e ascoltare i divi di oggi, e capirne le ragioni della fama: alle volte viene fuori il 'celletiano' :lol: :lol: :lol: che è in me e maledico la miopia della case discografiche... alle volte mi piace quello che ascolto


Praticamente come tutti noi.

Curioso significa che ti do ragione quando dici che noi demoliamo tante artiste osannate all'estero, ma che spesso non è il caso nemmeno di cadere nell'eccesso opposto, ovvero esaltare quanto è denigrato in Italia...


Non è questione di osannare o demolire.
I cartelloni a Times Square non te li regalano.
I direttori artistici dei grandi teatri europei e americani non ti scritturano perchè ricevono soldi dalle agenzie.
I grandi registi decidono di lavorare con te (e non, come accade molte volte in Italia, ti subiscono perchè sei già nel cast) perchè sei un grande artista.
Questo vorrei che fosse un dato di fatto.
Dato questo per assodato, (e non vuol dire caro Pruun farsi condizionare dalla fama di cui non m'importa una beata mazza) possiamo benissimo "stroncare" anche duramente una superstar.
Possiamo benissimo dire che i grandi dischi d'opera li fanno le piccole case e non la mjor (ci mancherebbe!), possiamo anche dire che chi investe capitali su una Kozena, un Kaufmann, una Dessay, un Villazon, un Florez e una Bartoli è un ingenuo, possiamo dire che l'interregionale funziona meglio del TGV.
Ma il sarcasmo (a quello mi riferivo) e lo stile vagamente snobistico di finta sufficienza che trovo su molti siti e su molta stampa lo lascerei da parte.

Ci saranno sicuramente delle ragioni per cui artiste che non amo (come le due sopracitate) hanno fatto una splendida carriera: possono non piacere a me, alla mia sensibilità.


Pruun, sei ancora lì con la storia della sensibilità? Non hai capito che in questo forum della sensibilità personale mia, di Matteo, di Pietro, di Vgobbi, di Tucidide, di Beckmesser non ce ne frega nulla?
Qui sopra ci si interroga sullo stile e la tecnica del teatro d'opera.
Ma se per te le tecnica è unica e la costruzione del personaggio afferisce solo alla sensibilità personale dello spettatore... be', caro Pruun, non so a cosa serva sapere che a te piace tanto la Devia e non ti vada giù la Baltsa.
Tu parteciperesti volentieri a un forum culinario dove, invece che di tecniche di cucina, si parlasse solo di quanto a X piacciono le orecchiette con i broccoli e la sensibilità di Y sia più vicina alle penne all'arrabbiata?

Insomma, credo di essermi spiegato.

Ti sei spiegato benissimo.

poi se non tutto piace è perché non tutto è bello (per chi ascolta.. off course)

Dopo questa frase mi sono accorto che, purtroppo, "io" non mi sono spiegato benissimo. Me ne scuso con i lettori.


P.S. Frequento tre forum, tutti e tre con lo stesso nick... ma devo dire che l'invariabile e immancabile scivolare in gustosissimi OT di questo è divertentissimo!! :mrgreen: :mrgreen:


Anche perchè l'argomento sulla grandezza o la bravura della Devia per me è morto ancora prima di nascere. :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: Meno male che i boss ci permettono quelli che tu chiami OT.
Addiritturano li sollecitano:
Pietro scrisse:
Possiamo provare a sviluppare ulteriormente qualche altra tematica. A voi la parola!

Saluti
WSM
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Ivan: What do you mean?
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda Pruun » mar 24 giu 2008, 17:13

Maugham ha scritto:non so se hai capito (o forse mi sono espresso male), ma qui non si parlava di fama. Ne hai parlato tu.
Capisco che portando la discussione in questo ambito tu ti possa sentire più a tuo agio e dimostrare a tutti che la tua mente è libera da condizionamenti (cosa su cui non ho dubbi).
Io però intendevo mettere sul piatto un argomento un po' più complesso.
Si parlava e vorrei che si parlasse di senso delle proporzioni quando si danno giudizi


Oddio, non volevo fare la mia apologia... :oops: né lodarmi... spiegavo il mio metodo di approccio
Però spiegami cosa intendi parlando di senso delle proporzioni.

Maugham ha scritto:Pensavo, visto che bazzichi questo forum da più tempo di me, ti fosse chiaro che si tratta di una rivoluzione lessicale e di linguaggio oltre che di strategie di comunicazione. Nonchè (fondamentale) di supporto tecnico tramite il quale la gente "fruisce" (orrenda parola!) di una forma d'arte come l'Opera.


Va bene. Ma questi supporti tecnici li fanno a teatro, visto che in studio di incide sempre meno. E una voce dovrebbe funzionare anche a teatro.

Maugham ha scritto:Be' insomma, proprio di primo pelo non lo sei.
Ti facevo più giovane. :wink:


:evil:

Maugham ha scritto:Curioso perchè hai ascoltato il disco della Damrau? Dài, scherzo! :D


Vabbè, per farti capire che prima di sparar giudizi sento ciò che il mercato propone e non su youtube. :wink:
Mi prendi pure in giro! :evil: :wink:

Maugham ha scritto:Non è questione di osannare o demolire.
I cartelloni a Times Square non te li regalano.
I direttori artistici dei grandi teatri europei e americani non ti scritturano perchè ricevono soldi dalle agenzie.
I grandi registi decidono di lavorare con te (e non, come accade molte volte in Italia, ti subiscono perchè sei già nel cast) perchè sei un grande artista.
Questo vorrei che fosse un dato di fatto.
Dato questo per assodato, (e non vuol dire caro Pruun farsi condizionare dalla fama di cui non m'importa una beata mazza) possiamo benissimo "stroncare" anche duramente una superstar.
Possiamo benissimo dire che i grandi dischi d'opera li fanno le piccole case e non la mjor (ci mancherebbe!), possiamo anche dire che chi investe capitali su una Kozena, un Kaufmann, una Dessay, un Villazon, un Florez e una Bartoli è un ingenuo, possiamo dire che l'interregionale funziona meglio del TGV.
Ma il sarcasmo (a quello mi riferivo) e lo stile vagamente snobistico di finta sufficienza che trovo su molti siti e su molta stampa lo lascerei da parte.


Anche la Cotrubas lavorava con grandissimi direttori, non ultimo perché imparava le parti in pochissimo e non faceva perder tempo alle prove... ciò non toglie che, pur interrogandomi sulle ragioni del suo successo, posso continuare a non condividerle.
Per dirtene un'altra: ok, evito il sarcasmo, ma l'ultimo disco di Kaufmann è un macello. Posso interrogarmi sulle ragioni...ma resta un disco discutibile... per me... e qui mi ricollego a:

Maugham ha scritto:Pruun, sei ancora lì con la storia della sensibilità? Non hai capito che in questo forum della sensibilità personale mia, di Matteo, di Pietro, di Vgobbi, di Tucidide, di Beckmesser non ce ne frega nulla?
Qui sopra ci si interroga sullo stile e la tecnica del teatro d'opera.
Ma se per te le tecnica è unica e la costruzione del personaggio afferisce solo alla sensibilità personale dello spettatore... be', caro Pruun, non so a cosa serva sapere che a te piace tanto la Devia e non ti vada giù la Baltsa.


Si, ma sono io che parlo, tu, VGobbi, Tucidide, Pietro, Mat che parlate... è ovvio che ognuno filtri le rappresentazioni con il proprio humus culturale e con le proprie esperienze di ascolto e di vita.
Credi veramente che si possa parlare di stile e tecnica in maniera assolutamente oggettiva?

Ciao :!:
G. :)
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda dottorcajus » mer 25 giu 2008, 1:51

Pruun ha scritto:Credi veramente che si possa parlare di stile e tecnica in maniera assolutamente oggettiva?
G. :)

A questa domanda mi viene spontaneo rispondere "no". Nonostante sia un fervido assertore dell'analisi oggettiva di qualsiasi cosa, trovo che la lirica renda assai complicata questo tipo di analisi. Forse si può essere oggettivi nel momento in cui parliamo di opera lirica in termini generali. Quando invece si analizza uno spettacolo, credo che qualsiasi nostra valutazione, anche quella più meditata, sia il frutto dell'analisi della nostra percezione. Quello che noi percepiamo non è altro che il risultato finale, certo raggiunto attraverso fasi intermedie, di una prestazione artistica. Nella molteplicità delle tecniche (a mio parere hanno un abc in comune) credo che nessuno sia in grado di specificare il metodo usato da un artista per raggiungere un certo suono, un certo effetto.
Non avendo a disposizione l'artista che ci illustra le sue intenzioni ci viene di conseguenza a mancare la base oggettiva su cui ragionare e formulare la nostra opinione. Questo vale per tutte le componenti dello spettacolo.
Roberto
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda VGobbi » mer 25 giu 2008, 9:41

Ci ho impiegato mezzoretta a leggere i post vecchi, ma e' stato un immenso piacere. Che bello andare OT quando nascono argomentazioni cosi' interessanti.

Comunque, a mio modestissimo parere e tenendo conto (quante volte l'ho gia' ribadito?) che sono completamente ignorante di tecnica vocale, credo anch'io che la tecnica vocale si evolva con il tempo, oltre al fatto che richiede emissioni particolari, o meglio diverse, a seconda del tipo di repertorio. Quest'ultima affermazione mi pare assodata. Basti pensare alla Kostelnicka della Olivero davvero inadeguata, nonostante fosse in possesso di una tecnica vocale, ritenuta da tutti, ferratissima!

Sulla Devia, personalmente, la definirei la sorella povera della Sutherland ... che e' tutto dire! :mrgreen:
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda Teo » gio 26 giu 2008, 9:47

Ho assistito ieri sera alla recita di questa Traviata che vedeva sul palcoscenico scaligero il secondo cast.
Questi i protagonisti principali: Violetta = Irina Lungu, Alfredo Germont = Giuseppe Gipali, Giorgio Germont = Vladimir Stoyanov, il resto del cast era lo stesso.

Non voglio entrare nei dettagli perchè non è mio interesse recensire questo spettacolo, anche perchè la figura del recensore non rientra certo nelle mie corde, inoltre il livello è stato talmente "scadente" che non invoglia certo ad un racconto minuzioso e appassionato.
Brevemente:
L'unica ad essere abbastanza convincente sia sul piano interpretativo che vocale è stata la Lungu. Voce interessante dal colore molto brunito e con estensione in grado di poter gestire comodamente il mib finale del "sempre libera". Mi sarebbe piaciuto poter sentire un "addio del passato" più sussurato, più malinconico, ma forse per scelta o forse per incapacità tecniche, i pp scritti in partitura sono venuti a mancare...comunque direi che alla fine è stata l'unica che ha saputo tracciare un personaggio che in buona parte dell'opera a me è arrivato.
Stoyanov mi pareva più concentrato sull'impressionare il pubblico scaligero che ad entrare nella parte, inoltre mi sia concesso, la qualità vocale non lo annovera, per mio personalissimo gusto, tra quei baritoni verdiani che mi piacerebbe sentire in Traviata.
Sull'Alfredo di Gipali stendiamo un velo pietoso di doveroso silenzio. Pare non stesse bene (questo quello che lo speaker in sala ha annunciato alla fine del I° atto), ma tutto sommato i problemi non sono stati certo quelli vocali (nei concertati, nei duetti e a volte perfino da solo non si sentiva mai una mazza e dire che stavo in un palco di III° ordine nei posti davanti...).
Belle le scenografie e i costumi, mentre per quanto riguarda la regia direi che è passata inosservata (pulita, semplice, essenziale).
La direzione è stata a tratti convincente specialmente quando si trattava di dover assecondare i vari interpreti; i direttori con la D maiuscola però sono ben altra cosa...

Personalmente, e non mi riferisco solo a quanto da me ascoltato ieri sera alla scala, credo sia davvero uno scandalo proporre certe voci diciamo "piccole" ovvero non dotate di quelle caratteristiche naturali e tecniche che ti costringono a dover spalancare l'organo uditivo.
Si è parlato spesso di idee, interpreti, direttori, regie, scelte di titoli e di cast...ok tutte cose che giustamente vanno messe sul piatto della bilancia e discusse alla luce dei risultati...io modestamente vorrei soffermarmi sulla "qualità" dei mezzi vocali che ascoltiamo oggi in teatro.
Pietro sostiene che al giorno d'oggi cantanti dotati di una certa qualità tecnica non mancano davvero...io nel mio piccolo in questi anni tutta questa "abbondanza" di qualità non l'ho ravvisata.
Forse è solo una mia esigenza, un mio gusto personale, ma stare seduto direi in posizione "ottima" senza contare quanto speso e dovermi sforzare per riuscire ad ascoltare voci come quelle del signor Gipali...beh, francamente lo trovo "assurdo".
Ora non sono per le voci "telluriche" a tutti i costi, anzi, direi che meglio una voce che corre e ricca di armonici ad una voce cosidetta grande ma che passa per un urlatore, però però però...credetemi, in tantissimi passaggi che ora non sto a rimarcare l'Alfredo ieri sera risultava "non pervenuto". E ripeto il signor Gipali non è una mosca bianca...

Salutissimi.

Teo
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda dottorcajus » gio 26 giu 2008, 12:54

Teo ha scritto:Personalmente, e non mi riferisco solo a quanto da me ascoltato ieri sera alla scala, credo sia davvero uno scandalo proporre certe voci diciamo "piccole" ovvero non dotate di quelle caratteristiche naturali e tecniche che ti costringono a dover spalancare l'organo uditivoTeo


Mi trovo perfettamente in linea con quanto scritto da Teo. Anche io faccio fatica a non notare quanto le voci siano sempre più piccole e quanto spesso impiegate fuori repertorio. A questo aggiungi che spesso, tali voci, non riescono a sopperire a tale deficienza con spiccate doti di personalità interpretativa proprio perchè troppo impegnate a farsi udire dal pubblico.
Credo che questo sia il prezzo, forse il più caro, che dobbiamo pagare per il processo di rinnovamento in atto da tempo nella lirica. Oggi la voce non è più una dote indispensabile ed il rapporto voce-repertorio si è da tempo modificato. Daltronde, almeno alle mie orecchie trovo insopportabile ascoltare certi cantanti impegnati a tentare di essere quello che non potranno essere mai e, non nascondo, quanto mi meravigli che qualcuno possa apprezzarli.
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda VGobbi » gio 26 giu 2008, 13:18

dottorcajus ha scritto:
Teo ha scritto:Daltronde, almeno alle mie orecchie trovo insopportabile ascoltare certi cantanti impegnati a tentare di essere quello che non potranno essere mai e, non nascondo, quanto mi meravigli che qualcuno possa apprezzarli.

Ad esempio? :twisted:
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda dottorcajus » gio 26 giu 2008, 20:10

Fra quelli sentiti in teatro un ottimo esempio di micro-voce di successo è Bros che incarna perfettamente un artista a me vocalmente insopportabile. Riferendomi al passato Matteuzzi, altro artista dalla voce microscopica (ambedue, purtroppo, con voci ben udibili in teatro). Trovo questo tipo di voci aride, povere di armonici (la sua in particolare molto nasale), prive di dinamiche interpretative.
Personalmente questo fastidio lo avverto, per ragioni diverse dalla qualità timbrica, anche in altri cantanti. Forse per questi le ragioni dell'insoddisfazione vengono dal lato interpretativo penalizzato dal sottodimensionamento vocale rispetto al ruolo interpretato (ad esempio Vargas in Lombardi o Ballo). Oggi il fenomeno è più frequente ma lo stesso, specie il secondo, era presente anche nel mio passato di spettatore.
Per chiarire, seguendo il mio personale criterio di classificazione vocale, la maggior parte dei tenori che vengono scritturati per il repertorio leggero, Florez compreso, sono voci inadatte e chi più chi meno sono microvoci.
Sempre considerando solo la voce, il tenore leggero è Francesco Meli o Filianoti o il primo La Scola.
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Re: Traviata alla Scala 3 giugno 2008

Messaggioda Orbazzano » ven 27 giu 2008, 10:02

dottorcajus ha scritto:Fra quelli sentiti in teatro un ottimo esempio di micro-voce di successo è Bros che incarna perfettamente un artista a me vocalmente insopportabile. Riferendomi al passato Matteuzzi, altro artista dalla voce microscopica (ambedue, purtroppo, con voci ben udibili in teatro). Trovo questo tipo di voci aride, povere di armonici (la sua in particolare molto nasale), prive di dinamiche interpretative.
Personalmente questo fastidio lo avverto, per ragioni diverse dalla qualità timbrica, anche in altri cantanti. Forse per questi le ragioni dell'insoddisfazione vengono dal lato interpretativo penalizzato dal sottodimensionamento vocale rispetto al ruolo interpretato (ad esempio Vargas in Lombardi o Ballo). Oggi il fenomeno è più frequente ma lo stesso, specie il secondo, era presente anche nel mio passato di spettatore.
Per chiarire, seguendo il mio personale criterio di classificazione vocale, la maggior parte dei tenori che vengono scritturati per il repertorio leggero, Florez compreso, sono voci inadatte e chi più chi meno sono microvoci.
Sempre considerando solo la voce, il tenore leggero è Francesco Meli o Filianoti o il primo La Scola.
Roberto


Sono d'accordo con te nel dire che oggi come oggi va di moda il leggero che fa il lirico, il lirico che fa il drammatico e il drammatico (razza che si sta estinguendo) che spesso, forse per mancanze tecniche, fa il baritono (o il mezzo soprano nel caso di una donna). Però non capisco il discorso sulle microvoci, se una voce è ben proiettata e non ha problemi a passare l'orchestra (e spesso ci sono voci piccole che passano meglio di voci grandi proprio per virtù tecniche) non vedo dove stia il problema, ci sono stati fior di cantanti con voci piccole, dopo tutto i repertori e i ruoli sono tanti e, tanto per fare un esempio, una Nilsson come Adina sarebbe improponibile e farebbe pure un po' paura :lol: ! Non potendoci sempre permettere il lusso del lirico (come Carteri, Freni, Sutherland ecc ecc) in certi ruoli una voce leggera tecnicamente a posto, seondo me, va benissimo!
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