Belcantismo ha scritto:Giuro che non ho mai letto un solo rigo di quanto riporti, così come giuro di non conoscere affatto né il Pannain, né i suoi scritti.
Non fraintendermi! Io scherzavo... non volevo affatto dire che tu avessi tratto spunto da Pannain.
Volevo solo dire che Pannain sbagliò nel giudicare la Callas, come ...secondo me, sbaglia chi scambia la naturale evoluzione dei linguaggi per anarchia.
Ebbene sì! Secondo me, se il "cane mugulante" produce suoni consapevoli nei quali una rivelante parte di pubblico si riconosce, allora anche quei suoni hanno diritto a entrare nella storia del canto.
Che la Callas (vista oggi) sia stata "accettata" è fuor di dubbio!
Anzi, è divenuta un elemento di riferimento epocale della storia del canto.
Cionontoglie che ai suoi anni molta gente giudicò i suoi suoni (soprattutto quelli più nuovi ed inquietanti) alla stregua di "mugolii canini".
Ciò che Pietro ha detto nell'editoriale è proprio questo.
Non giudichiamo un suono a priori: giudichiamolo per come si inserisce nella dialettica espressione-fruizione e per il contributo che dà a questa particolarissma (e da noi amatissima) forma di comunicazione che si chiama "interpretazione opersitica".
E non temere: un suono che sia davvero un "mugolio di cane" non sarà accettato nè dalle nicchie, nè dalle più vaste comunità di ascoltatori.
La greca è parte fondante del rinascimento del "belcanto" in assoluto: dopo che, grazie a lei, esso è stato ritrovato, riscoperto, rivalutato, esaltato, dopo anni di noia mortale e oblìo.
La Callas ha "rivoltato" il Belcanto e ne ha fatto emergere impressionanti relazioni col nostro tempo.
In questo hai assolutamente ragione.
Ma non sarei così drastico sugli interpreti belcantistici che l'hanno preceduta.
Non credo proprio, ad esempio, che il pubblico pre-callas si annoiasse di fronte all'Abigaille o alla Semiramide scultoree e sfumatissime di Giannina Russ, ai Vespri o alla Borgia di Ester Mazzoleni, alla Vestale o all'Ernani di Rosa Ponselle.
E... ti dirò, non credo nemmeno che si annoiasse di fronte alla Giovanna d'Arco (pre-callassiana, sia pure di poco) di Renata Tebaldi.
Salutoni,
matteo