Ieri, come detto in altro post, sono stato da Stradivarius.
Dovete sapere che è tradizione chiedere a Giorgio le uscite mensili della Myto, e così ho fatto come al solito. La risposta è stato uno stringersi nelle spalle e l'affermazione che, probabilmente, la Myto non uscirà più.
Colpa, sembra, di passaggi di proprietà piuttosto loschi che, di fatto, hanno portato quest'etichetta a concentrarsi solo sui titoli sdoganati dalla fine dei fatidici cinquant'anni.
Ben è vero che, negli ultimi anni, la ditta è passata attraverso vari giri internazionali (l'ultima sede credo fosse in Slovenia), per aggirare il limite temporale imposto per l'acquisizione delle performances dal vivo. Lo sapevamo tutti, ma ci andava bene così, per poter integrare la nostra discografia.
Ed è anche vero che le ultime uscite erano piuttosto tristi: davano l'idea di voler andare a raschiare il fondo del barile, tant'è vero che le ho lasciate passare senza quasi degnarle di uno sguardo.
Però, tutto sommato, provo un po' di tristezza nello scoprire che una casa discografica così importante nella storia della riproduzione di celebri capolavori del passato (anche recente) abbia deciso di chiudere i battenti.
Sicuramente il mercato discografico operistico è in perdita, soprattutto in Italia, e questo giustificherebbe una decisione di questo genere.
Sicuramente le operazioni di questa benemerita (per noi melomani) casa discografica erano spesso al limite della correttezza; ed è un voler essere eufemistici.
Però...