Mahler 3 Gatti Concertgebouw

sinfonia, cameristica e altri generi di musica non teatrale.

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

Mahler 3 Gatti Concertgebouw

Messaggioda vivelaboheme1 » ven 16 gen 2015, 15:17

Ascoltare live la Terza sinfonia di Mahler eseguita dalla Concertgebouw Orchestra nel proprio auditorium è un'immersione nell'idiomaticità assoluta. Il Concertgebouw "è" Mahler. Tutto, il suono e il fraseggio dell'orchestra uniti all'acustica prodigiosa del luogo realizzano un'adesione totale al linguaggio del compositore. Se a questo si aggiunge, sul podio, la presenza di un direttore in grado di sviscerare la sinfonia fin nel minimo dettaglio riportando il tutto ad unità interpretativa originale e congrua, si ha un esito stupefacente. E stupore è stata la reazione del pubblico alla stretta conclusiva del primo movimento, resa incandescente da Daniele Gatti sul podio del Concergebouw nel concerto in programma in questi giorni (cui ho assistitio la sera del 15). Le letture mahleriane di Gatti, da sempre, appaiono quasi una sintesi fra due approcci: la chiarezza di un Abbado unita all'emotività, dinamica-estetica-espressiva, portata ai limiti di rottura di un Bernstein. La concertazione è una filigrana di assoluta trasparenza, non un dettaglio sfugge, non un'inflessione è omessa. L'idea che l'orchestra maleriana sia sinfonica ma allo stesso tempo "cameristica" trova in Gatti totale realizzazione, in un continuo trascorrere da "macro" al micro". Ma alla trasparenza fa riscontro una tensione espressiva quasi insostenibile, il gioco dei tempi è ininterrotto e concesso al direttore dalla sbalòrditiva duttilità di una orchestra che pare di burro, nelle sue mani. Il suono del Concertgebouw, unico e tutto "suo" - scuro, bronzeo, brunito - trova riscontro in una mobilità di frase in cui tradizione e modernità si fondono. Gatti rispetta pienamente le caratteristiche storiche dell'orchestra olandese ma al tempo stesso le chiede, e ottiene, fraseggi mobilissimi e questa dettagliatissima trasparenza che fanno del suo Mahler un compositore in giusto bilico fra due secoli.
E' una terza tesa e drammaticissima nel movimento iniziale, reso fremente da Gatti, poi via via sempre più straniata nell'espressione, dai due movimenti centrali (spettacolose nel terzo, le sortite fuori scena della tromba!), al canto allucinato del contralto (l'ottima Stotjin), per chiudere con il forse più bell'adagio di Mahler, che Gatti legge come una lenta onda sonora ad emozione e dinamica montante, fino ad un finale maestosissimo (senza enfasi) nel quale assoluta è la tenuta dell'orchestra che - là dove quasi tutte sentono la fatica - approda in incredibile freschezza ed esattezza alla conclusione (incredibili i "pianissimo" dei corni!). Quando l'ultimo accordo infinito resta nell'aria, il pubblico lo accoglie con un lungo silenzio prima di scattare, tutto insieme, in una standing ovation. Memorabile lettura-esecuzione di un direttore e di un'orchestra che bene hanno fatto - per affinità di entrambi - ad iniziare da Gustav Mahler, la Sesta prima e ora la Terza, la propria avventura comune.

marco vizzardelli
vivelaboheme1
 

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