Il più grande direttore vivente, l’unico (con Boulez, come figura complessiva, dopo l’addio ad Abbado) per il quale sia appropriata la qualifica di Leggenda Vivente, ha incantato, stupito, entusiasmato e commosso la Scala con una doppia lettura, Beethoven e Mahler, in cui al talento pazzesco,alla tecnica trascendentale, al gesto più bello ammirato su un podio da Karajan in poi, hanno fatto riscontro un senso poetico e una profondità, nella lettura di Seconda e Titano, che s’imbevono dell’acqua dei laghi, si vestono del verde e dei profumi delle foreste della terra di Salonen. Respirano quell’aria, vivono – grazie alla sensibilità del sommo direttore -lo spirito di quelle terre, di quella natura. Pur rimanendo, appropriatamente, Beethoven e Mahler nell’assoluta tipicità del loro linguaggio. Ma la profondità, unica, di Salonen, viene da lontano anche se la persona, oltreché il musicista, ha una maniera così lineare, semplice, sorridente di porsi. Ma anche questa linearità, che si vede nell’uomo e si sente nella musica, è figlia del “mondo”, culturale e naturale, di Esa-Pekka Salonen.
Marco Vizzardelli