Luca ha scritto:Non so se, tuttavia, partendo dalla fisionomia di questo brano, la De Frate fosse totalmente aliena dalla drammaticità come riteneva Toscanini (che in fatto di voci non so quanto ci vedesse a fondo, almeno stando ad alcune registrazioni che sappiamo)
La De Frate l'aveva scelta lui, consapevole della difficoltà di trovare una protagonista adeguata, e ritenendo che potesse essere adatta sia allo stile sia elle esigenze drammatiche dell'opera. Se, dopo le prove (e Toscanini, alla Scala, seguiva i cantanti nella preparazione vocale e scenica pretendendo una accurata costruzione del personaggio: la Dal Monte ha lasciato diverse testimonianze in proposito nella sua autobiografia, parlando di Gilda e di Lucia) e addirittura a metà della generale decise di annullare la rappresentazione, significa che c'era sicuramente qualcosa che non funzionava, non solo nell'interpretazione della De Frate. Ma questo, nella Norma, è un classico: Bellini aveva composto la parte di Norma pensando alle straordinarie capacità musicali e drammatiche di Giuditta Pasta, e la Pasta invece non riusciva a cantarla! D'altra parte non so se il giudizio sulle presunte scarse capacità drammatiche della De Frate sia da attribuirsi a Toscanini, o se sia invece una interpretazione di Filippo Sacchi, che scriveva cinquant'anni dopo. Inoltre la De Frate rientrerebbe perfettamente nel gruppo dei cantanti toscaniniani: se l'obbiettivo era quello di sdoganare e fare accettare l'opera ottocentesca italiana, servivano cantanti capaci di eseguire con precisione lo spartito per quel che riguarda note e ritmi, ma che apparissero "moderni" nella loro interpretazione: anche i cast delle registrazioni americane corrispondono in buona parte a questa esigenza. Quanto al volume di voce della De Frate se ne può avere un'idea, forse, ascoltando su youtube la sua registrazione di "Anch'io dischiuso un giorno", diretta da Sabajno, credo nel 1909.
Luca ha scritto:Quanto poi alla Casta Diva della De Frate: sarebbe interessante ascoltarla; c'è tuttavia da dire che è un brano in cui anche le dive più lontane dallo stile neoclassico-protoromantico (per carattere e stile, fisionomia vocale e quant'altro) si sono cimentate. Due nomi diversissimi tra loro, per esempio: Dal Monte e Tebaldi.... Però un conto è la romanza, un altro l'intera opera
Ma sì, sentiamone alcune (precisando che la De Frate ha inciso anche Ah bello a me ritorna; e ricordando che la Tebaldi ha tenuto segrete le sue registrazioni di brani di Norma, Nabucco e Sonnambula per moltissimo tempo, autorizzandone la pubblicazione, come curiosità, soltanto negli anni '90).
Claudia Muzio, 1935
Toti Dal Monte, ? 1943 ? (Orchestra del Teatro alla Scala, dir.Franco Ghione)
Mi pare di ricordare un'apparizione di Maria Caniglia come Norma nel film "Follie per l'Opera", ma non la trovo in internet. Può sostituirla Ebe Stignani con questa registrazione diretta da Vittorio Gui (Casta Diva; Fine al rito... Ah bello a me ritorna):
Renata Tebaldi (Sediziose voci; Casta Diva; Fine al rito... Ah bello a me ritorna)
pbagnoli ha scritto: dopo una notte allucinante, sono veramente molto rimbambito
Dottò, per riposarti meglio apri questo link e ascolta Francis J.Lapitino (l'arpista delle registrazioni Victor, presente in tanti famosi dischi di Caruso e di altri) che suona, con l'arpa sola, nel 1915, una Fantasia sulla melodia di "Mira o Norma": http://victor.library.ucsb.edu/index.php/matrix/detail/700001012/B-16023-Fantasia
A me la Tebaldi piace, nonostante sia stata sulla carta estranea a tal tipo di repertorio. Però se si pensa che la DECCA ha prodotto quella miserrima edizione in studio diretta da Varviso con la Suliotis, la Cossotto, Del Monaco e Cava (peraltro tagliata e senza 'da capo' colpevole anche di esser venuta dopo l'edizione Bonynge) e non abbia pensato - magari diretti da Gavazzeni (che ci ha dato una pregevole Gioconda) - ad un quartetto con i suoi cavalli migliori Tebaldi-Simionato-Bergonzi-Siepi (e, aggiungo, con una Di Stasio Adalgisa e un De Palma come Flavio) anche nella prima metà degli anni '60 (il Don Carlo è del '65; La Gioconda è del '67; La Wally del '68 e Ballo del '70) c'è davvero da dolersene. Certo, qui la Tebaldi in "Casta Diva" è criticabile per i due errori testuali ("spargi in terra" e "tempra ancora" non ripetuti come da spartito) e per certa approssimazione, però il timbro e il tono orante ci sono tutti e belli e nemmeno l'agilità è vituperevole (come ad esempio in Traviata: il suo "Follie... follie" è peggio). Da notare che la Tebaldi con la voce che aveva si è tenuta distante tanto da Turandot (e anche qui il suo "In questa reggia" non è brutto) quanto da Norma, ma forse, almeno in studio, un paio di integrali di queste 2 opere nella sua discografia non avrebbero sfigurato. Ciò non solo perché la voce era bella e potente (e con la calma dello studio avrebbe figurato meglio), ma anche perché a cantanti o mediocri o spompati la DECCA ha fatto spazio sacrificando altri calibri. Del resto, la Sutherland un decennio dopo non ha fatto così con Turandot? (e qui ci sarebbe da aprire un'altra parentesi sulle affinità vocali tra Tebaldi e Sutherland assai meno rare di quanto si possa pensare ad un primo ascolto) e, aggiungo, la DECCA non ha scommesso su un soprano dedito al repertorio belcantistico in un capolavoro - come Turandot, appunto - naturalistico? Forse erano i tempi, ma i risultati si vedono a distanza di anni....
Luca ha scritto: la Tebaldi in "Casta Diva" è criticabile per i due errori testuali ("spargi in terra" e "tempra ancora" non ripetuti come da spartito)
Tempra ancora mi sembra normale; su spargi in terra hai ragione, perché invece di ripetere dice subito quella pace: ma tante altre salendo agli acuti non pronunciano niente, e sembra che dicano "spargi in terra a-a-a-a regnar tu fai nel ciel." Ho sentito anche una cantante che in una registrazione dal vivo, invece di Sediziose voci, dice Minacciose voci... Se non la conoscete non vi preoccupate, ne parlerò prossimamente.
Intanto, un'altra Casta Diva (è proprio vero che quasi tutte hanno provato a cantarla!): Roberta Peters, 1994
Questo è sublime: puro stile vibrato applicato al belcanto! ci dimostra anche, secondo me, che le sonorità orchestrali dei vecchi dischi non dipendono soltanto dalla tenica d' incisione primitiva: bisogna tener conto anche degli organici strumentali utilizzati e del modo di suonare.
Norma: Casta Diva Flicornino: M. Travaglia - Orchestra "G. Verdi" - Dir. M° Attilio Lorenti - Nicastro 26.06.2011
Sulla Tebaldi mi sono sbagliato (scrivevo un pò di fretta) non è il "tempra ancora", ma - nella I strofa - non ripete l'"A noi volgi" (il bel sembiante). Circa la Peters complimenti per la tenuta vocale se si pensa che andava in voga negli anni '50 e '60 e qui siamo 30 dopo! Non male come esecuzione anche se il timbro è inequivocabilmente soubrettistico e vocalmente rende come può, ma ciò che fa problema è la gestualità (sarebbe interessante aprire un thread proprio su questo tema e soprattutto sulla realtà delle mani che a volte sono davvero... d'impiccio...).
Circa il "Minacciose voci", mi pare siano state o la Dragoni o la Dimitrova. Sbaglio? Saluti domenicali... Luca.
PS.: Tra le varie versioni proposte, un plauso a quella della Stignani che - Adalgisa con la Cigna e con la Callas - rispetto alla Callas è chiaro è inferiore, ma non rispetto alla Cigna: più netta nella vocalizzazione e nell'articolazione. Però tornando indietro con la memoria come non includere Giannina Russ e, soprattutto Giannina Arangi Lombardi?
Luca ha scritto: ciò che fa problema è la gestualità (sarebbe interessante aprire un thread proprio su questo tema e soprattutto sulla realtà delle mani che a volte sono davvero... d'impiccio...).
Se vuoi puoi aprirlo tu (consiglio la sezione: "Questioni generali"): io ho già aperto diversi argomenti e ho molti discorsi lasciati in sospeso da sviluppare meglio. Mi ricordo però i commenti in occasione, circa vent'anni fa o più, di un recital a Messina di Cecilia Gasdia, della quale alcune signore criticavano sia la mimica facciale sia i gesti: "Quelle mani, quelle mani! perché qualcuno non le insegna come tenerle?" Però la povera Peters è svantaggiata rispetto alle signore primedonne in costume, che cantano quasi tutte Casta Diva tra veli e mantelli svolazzanti, tenendo tra le mani un bel cespo di verdura...
Luca ha scritto:Circa il "Minacciose voci", mi pare siano state o la Dragoni o la Dimitrova. Sbaglio?
Sbagli sì, e di molto! Ma presto svelerò l'arcano...
GIANNINA RUSS (1873-1951), Norma, e VIRGINIA GUERRINI (1871-1948), Adalgisa
Luca ha scritto: come non includere Giannina Russ e, soprattutto Giannina Arangi Lombardi?
Questo thread si era aperto proprio con una discussione sulle Norme più antiche, ma quando non c'era ancora la possibilità di inserire direttamente gli ascolti nel forum. Cominciamo a colmare la lacuna con una bella serie di registrazioni di Giannina Russ. Nei duetti canta con lei Virginia Guerrini:
Casta Diva - 1906 - Coristi del Teatro alla Scala. Interessanti i leggeri portamenti del coro (su Di--va, su inarge--nti, su anti--che...). Non viene eseguita la seconda strofa, che in una sola facciata non poteva entrare!
Ah bello a me ritorna - 1907 - con orchestra. Non c'è il coro, ma viene rispettato il da capo; le varianti mi sembrano quelle dello spartito; non c'è invece la ripetizione di Ah riedi ancora, dove si nota una piccola varizione personale.
Sola, furtiva al tempio - 1913 La Guerrini comincia rispettando fedelmente le pause, le appoggiature (te-empio, sove-ente) e le legature: poi su "crebbe", dove le due note sono legate, esegue un portamento, e, come sarebbe anche giusto, lo fa tutte le volte che le note sono legate a due a due anche all'interno di una più ampia legatura di frase (ch'i---o mi ti prostri ai piedi, lascia che l'aura io spiri de--i dolci tuoi sospiri), ma il giochetto le piace troppo ed esagera, facendo i portamenti anche dove non c'è la legatura (Vie--ni... conce--di...): e poi su "dammi dammi poter baciar" sfoggia una voce di petto esageratamente marcata, che a quei tempi piaceva molto! La Russ fa una vera verissima appoggiatura su "così li pro-ò-fferia", anche se la notina, se vogliano essere pignoli, non è segnata sulla o ma sulla sillaba -fe-; faccio notare anche un portamento ("autorizzato" dalla legatura) su "te non le--ga eterno nodo"; ma non fa il trillo che sarebbe previsto alla fine su "felice ancor", sostituendolo con una formuletta più semplice (lì c'è infatti una "corona", e qualcosa di deve fare!). ADALGISA Sola, furtiva, al tempio Io l'aspettai sovente, Ed ogni dì più fervida Crebbe la fiamma ardente. NORMA (Io stessa arsì così.) ADALGISA Vieni, ei dicea, concedi Ch'io mi ti prostri ai piedi. NORMA (Oh, rimembranza!) ADALGISA Lascia che l'aura io spiri NORMA (Io fui così sedotta!) ADALGISA Dei dolci tuoi sospiri, Del tuo bel crin le anella Dammi, dammi poter baciar. NORMA (Oh, cari accenti! Così li profferia, Così trovava del mio cor la via!) ADALGISA Dolci qual arpa armonica M'eran le sue parole, Negli occhi suoi sorridere Vedea più bello un sole. NORMA (L'incanto suo fu il mio!) ADALGISA Io fui perduta e il sono! NORMA Ah! Tergi il pianto! ADALGISA D'uopo ho del tuo perdono! NORMA Avrò pietade! ADALGISA Deh! Tu mi reggi e guida! NORMA Ah! Tergi il pianto! ADALGISA Me rassicura, o sgrida, Salvami da me stessa, Salvami, salvami dal mio cor! NORMA Ah! Tergi il pianto! Te non lega eterno nodo, Eterno nodo all'ara. ADALGISA Ah! Ripeti, o ciel, Ripeti si lusinghieri accenti! NORMA Ah! Sì, fa core e abbracciami. Perdono e ti compiango. Dai voti tuoi ti libero, I tuoi legami io frango. Al caro oggetto unita Vivrai felice ancor. ADALGISA Ripeti, o ciel,ripetimi si lusinghieri accenti! Per te, per te, s'acquetano I lunghi miei tormenti. Tu rendi a me la vita, Se non è colpa amor.
Deh, con te, con te li prendi - 1913. Qui, essendo il tempo più veloce, le due signore sono meno attente alle ornamentazioni dello spartito (abbondano sempre le appoggiature e acciaccature, ma una in più o una in meno chi se ne accorge?) e non hanno tempo di fare i portamenti sulle note legate a due a due: ma non rinunciano ad aggiungerne un paio di straforo, dove non sarebbe previsto, approfittando di alcune note più lunghe: "spero sol che i miei non lasci schiavi abbietti abbandona---ti"; "spera ah spera, amor natura ridestarsi in lui vedra---i": anzi su vedrai la Guerrini fa una variante acuta, seguita da un più ampio portamento discendente. NORMA Deh! Con te, con te li prendi, Li sostieni, li difendi Non ti chiedo onori e fasci, A' tuoi figli ei fian serbati. Prego sol che i miei non lasci Schiavi, abbietti, abbandonati. Basti a te che disprezzata, Che tradita io fui per te. Adalgisa, deh! ti muova Tanto strazio del mio cor. ADALGISA Norma, ah! Norma, ancora amata, Madre ancora sarai per me. Tienti i figli.Ah! non fia mai Ch'io mi tolga a queste arene! NORMA Tu giurasti. ADALGISA Sì, giurai. Ma il tuo bene, il sol tuo bene. Vado al campo ed all'ingrato Tutti io reco i tuoi lamenti. La pietà che m'hai destato Parlerà sublimi accenti. Spera, ah, spera, amor, natura Ridestar in lui vedrai. Del suo cor son io secura, Norma ancor vi regnerà!
Lo scambio di battute "Ch'io lo preghi" "No giammai" non c'è, e si passa, in un altro disco, alla seconda parte del duetto: Mira, o Norma... Sì, fino all'ore estreme - 1914. Ormai ci siamo abituati ai portamenti della Guerrini (sui cari pargoletti, essendoci la legatura!) e alla voce di petto (non hai di te pietà: l'incauto Bellini ha scritto rallentando, e lei giustamente ne approfitta. La Russ, che canta subito dopo sullo stesso schema melodico, evita il portamento, e riesce ad eseguire il rallentando rispettando le terzine (morte ancor non ha), dimostrandosi in questo più "moderna" della collega. Al minuto 2'05'' c'è un accordo che nello spartito corrisponde all'ultina nota prima della ripresa, seguita da pausa. Qui è interessante notare come l'accordo arrivi dopo che l'ultima nota è stata eseguita dalle cantanti: non c'è nessuna indicazione in proposito, ma altrove (per esempio negli accordi che accompagnano "avvi chi alzar s'attenta presso all'ara del Dio", etc., c'è scritto "sempre dopo il canto"). Quando comincia "Sì fino all'ore estreme" le due cantanti insieme fanno uno stranissimo rallentando, non previsto ("per ricovrarci insieme") per poi accelerare di nuovo subito dopo; c'è la ripresa, e di nuovo rallentano nello stesso punto: sarà perché la Guerrini vuole fare i suoi strani portamenti su m'avra---i e su pe---r ricovrarci? ADALGISA Mira, o Norma, a' tuoi ginocchi Questi cari tuoi pargoletti! Ah! Pietade di lor ti tocchi, Se non hai di te pietà! NORMA Ah! Perchè, perchè la mia costanza Vuoi scemar con molli affetti? Più lusinghe, ah, più speranza Presso a morte un cor non ha! ADALGISA Cedi! Deh, cedi! NORMA Ah! Lasciami! Ei t'ama. ADALGISA Ei già sen pente. NORMA E tu? ADALGISA L'amai. Quest'anima Sol l'amistade or sente. NORMA O giovinetta! E vuoi? ADALGISA Renderti i dritti tuoi, O teco al cielo agli uomini Giuro celarmi ognor. NORMA Sì. Hai vinto. Abbracciami. Trovo un'amica amor. NORMA ED ADALGISA Sì, fino all'ore estreme Compagna tua m'avrai. Per ricovrarci insieme Ampia è la terra assai. Teco del fato all'onte Ferma opporrò la fronte, Finchè il tuo core a battere Io senta sul mio cor, sì.
Nel 1914 la Russ e la Guerrini furono insieme nella Norma a Bologna: vengono ricordate in una pubblicazione del Teatro Comunale insieme ad altre interpreti precedenti e successive (tra l'altro possiamo ricavare dallo stesso testo anche la notizia che a Bologna cantò Norma più volte e con successo la De Frate, nonostante l' "onta" subita alla Scala con Toscanini): http://books.google.it/books?id=-4xUrXP ... ni&f=false
Luca ha scritto: come non includere Giannina Russ e, soprattutto Giannina Arangi Lombardi?
Va bene, va bene, ma certi confronti sono pericolosi...
GIANNINA ARANGI LOMBARDI, Norma, con EBE STIGNANI, Adagisa
Casta Diva, 1929 (Orchestra diretta da Lorenzo Molajoli)
Riconosciamo alla Arangi Lombardi il merito di pronunciare correttamente le parole “a noi volgi il bel sembiante” e “spargi in terra quella pace” anche nelle salite agli acuti (ma salta l’acciaccatura quando dice la prima volta “il bel sembiante”, e non rispetta le indicazioni di crescendo, né quelle di diminuendo su “senza vel” e “tu fai nel ciel”. Inventa una cadenza finale più acuta del solito, e aggiunge un trillo; ma è anche molto imprecisa nell’esecuzione delle note nei vocalizzi tra prima e seconda strofa, e nella seconda strofa in generale (salta costantemente una nota su “Tempra”; per fortuna poi “spargi in terra, ah, quella pace” Bellini non ha messo le acciaccature!).
Mira o Norma, 1927 (Orchestra diretta da Lorenzo Molajoli)
Due belle voci morbide, forse anche troppo simile tra loro. Ebe Stignani non fa il portamento su “cari”, anzi accenta “ca-à-ri” staccando la nota con effetto singhiozzante: e sulle terzine, invece di rallentare le singole note, prolunga quella più bassa: se non hai di te-eeeee pietà. La Arangi, invece di dire vuoi scemar dice vuoi scemare, anche lei ignorando la legatura. Su ancor non ha spezza l’ultima terzina con un respiro e anche lei prolunga una nota. E l’accordo che avevamo notato nel duetto tra la Russ e la Guerrini, quello che arrivava dopo le voci, tra l’altro contrassegnato da un segno di ff (fortissimo)? Niente, non c’è (strano, con Molajoli e in piena era toscaniniana!). Le due riprendono il canto, e subito c’è un altro problema, perché la Arangi canta correttamente, questa volta, vuoi sce-ma-a-re su cinque note distinte, mentre la Stignani dice “que-sti ca-ri” su quattro note, saltando la seconda nota di “ca-a-ri”, con effetto molto brutto. A 2’.48’’ staccano senza motivo le note discendenti, che dovrebbero essere legate; ma facevano così,non so perché, anche la Russ e la Guerrini. La scaletta ascendente di note (veramente staccate) che comincia a 3’08’’ prevede la terzultima e la penultima nota un po’ più lunghe e l’ultima invece breve e anch'essa staccata. E che fanno loro? Tengono l’acuto! In Sì fino all’ore estreme rallentano su compagna tua m’avrai oltre che su per ricovrarci insieme. La seconda volta rallentano anche su ampia è la terra assai. Ma nei passi d’agilità corrono e si mostrano in seria difficoltà.
Nello stesso anno secondo la data che appare su youtube, o forse, più probabilmente, nel 1929 (secondo il catalogo Victor) altre due cantanti hanno inciso, in America il loro duetto. ROSA PONSELLE (1897-1982), Norma, e MARION TELVA (1897-1962), Adalgisa
Anche loro si prendono alcune libertà, ma sono molto musicali, eseguono correttamente le agilità, cantano abbastanza a tempo "Sì fino all'ore estreme" la prima volta, e variano la ripetizione cantando più piano e rallentando un po'. Soprattutto nella prima parte la Telva, che a tratti ha voce più chiara della Ponselle, mi sembra per certi versi anticipare la Horne. Senza dilungarmi oltre vi faccio notare come la Ponselle, attenta al senso della frase oltre che alle note, riesca a cantare "Ah perché, perché" rispettando la virgola, che c'è nello spartito, senza fare una pausa vera e propria (che in effetti non c'è). L'orchestra dovrebbe essere quella del Metropolitan, diretta da Giulio Setti (direttore di alcuni dischi di Caruso; maestro del coro alla Scala e poi, dal 1908, al Metropolitan: uno dei fidati collaboratori di Toscanini! tra l'altro troviamo Marion Telva nella Missa Solemnis di Beethoven diretta da Toscanini nel 1935): l'accordo di cui parlavo prima, qui, a 2'.18'', va insieme alle voci. Mira o Norma
Che meraviglia di proposte (e di analisi!). Grazie Enrico: ora ho lavori in biblioteca, ma stasera passo tutto in rassegna di ascolto! Un saluto e buona giornata. Luca.
Finalmente ho ascoltato tutto: c'è da dire che Russ e Guerrini, Arangi-Lombardi e Stignani, Ponselle e Telva - senza contare la stessa Muzio - fanno un figurone in blocco non solo perché rispettano quella certa aulicità di fondo della Norma (e dell'Ottocento in genere) che cantanti catalogate col titolo di 'drammatico d'agilità' come Cigna, Scacciati, Rasa, Caniglia, Carena, Pacetti (e l'elenco potrebbe proseguire perché ci sono state delle emule anche in epoca callasiana, cioè di quel rinnovamento che nient'altro era se non la fedeltà alle origini) si sognavano di far avvertire, ma anche per il loro compatto materiale vocale che mettono in evidenza senza sforzo e con molta lucentezza vera e non posticcia come le più sopra nominate.
Luca ha scritto: rispettano quella certa aulicità di fondo che cantanti catalogate col titolo di 'drammatico d'agilità' come Cigna, Scacciati, Rasa, Caniglia, Carena, Pacetti si sognavano di far avvertire
Rasa o Raisa? di Rosa Raisa come Norma c'è Casta Diva, mi pare, della Rasa (Lina Bruna Rasa) conosco solo Cavalleria Rusticana, e pare che cantasse solo quella.
Rosa Raisa (1893-1963), Casta Diva - registrazione del 1920
Parlavo della Rasa, quella appunto di Cavalleria che è finita in manicomio. Poveretta! Una mia amica anzianissima morta qualche anno fa mi raccontava che una volta dovettero chiudere il sipario, perché nel Trovatore la Rasa (che intepretava Leonora) voleva entrare a sproposito dicendo "Canta quello? Allora canto pure io" ed entrava con evidente confusione.... La sua Santuzza ancora oggi si impone nel bene come nel male e lo stesso dicasi della sua Maddalena di Coigny registrata nel 1931 con Galeffi e Marini.
La Raisa (il vero nome era Rosa Burnstein cantante ceca e di religione ebraica) è stata la prima Turandot voluta da Toscanini (Puccini avrebbe voluto la Jeritza) della quale abbiamo molti brani (specie Aida e Tosca), ma non purtroppo "In questa reggia".
Luca ha scritto:Parlavo della Rasa, quella appunto di Cavalleria che è finita in manicomio. Poveretta! Una mia amica anzianissima morta qualche anno fa mi raccontava che una volta dovettero chiudere il sipario, perché nel Trovatore la Rasa (che intepretava Leonora) voleva entrare a sproposito
E la Rasa di Cavalleria faceva anche Norma? Sempre nel Trovatore, in un teatro piemontese (a Novara mi pare) hanno chiuso per sbaglio il sipario davanti a Fernanda Costa che avrebbe voluto cantare la cabaletta "Tu vedrai che amore in terra" mentre il direttore pensava di doverla tagliare. Io l'ho vista poi a Nichelino, dove l'ha cantata. Ci sarà un motivo se i Fratelli Marx per il film "Una notte all'opera" hanno scelto proprio il Trovatore!
Grazie ancora per le aggiunte... Salutoni, Luca.
Ne ho pronte altre... E poi devo rispondere ad alcune domande di Malatesta, completare il discorso sulle appoggiature e sugli abbellimenti in generale, e parlare un po' anche delle variazioni, più o meno lecite, che alcune cantanti ci fanno ascoltare.
Ecco alcuni ruoli di L. Bruna Rasa (1907-1984). Non c'è Norma, ma abbiamo un repertorio pesante e circoscritto in pochi anni se si considera che la poveretta ha passato gli ultimi 36 anni in manicomio: Aida, Selika in L'Africaine, Maddalena di Coigny in Andrea Chénier e Santuzza in Cavalleria (incise complete, la seconda nel '38 e nel '40 entrambe sotto Mascagni), Amelia in Un ballo in maschera, Carmen, Lucia in Cavalleria rusticana, Leonora in La forza del destino, Gioconda, Matilde del rossiniano Guglielmo Tell, Isabeau, Loreley, Elena e Margherita nel Mefistofele, Desdemona, Venus in Tannhäuser, Tosca, Leonora in Il trovatore e La Wally. Quindi un vero tour de force. Ha cantato il Mefistofele incontrandosi a volte con Pertile, la Pampanini e De Angelis (ho dato uno sguardo al fascicolo del Tutto Pertile che ho).
Comunque, tanto nello Chenier quanto in Cavalleria, si capisce anche che c'era un mezzo sconvolgimento in atto! Saluti, Luca.